Dove è finita Piazza Duomo? Le strutture delle Olimpiadi Milano Cortina sfregeranno lo spazio pubblico per mesi e mesi

Non sarà facile fino a marzo 2026 fruire in maniera piacevole della Cattedrale di Milano, della Galleria, del Museo del Novecento e degli altri spazi monumentali del centro. Le strutture olimpiche sono ingombranti ma soprattutto bruttissime. E nel resto della città…

“Stiamo allestendo gli STUDI delle grandi TELEVISIONI INTERNAZIONALI. Da questa installazione provvisoria le immagini di MILANO CORTINA 2026 e della nostra città faranno il giro del MONDO”. Sta scritto proprio così, frasi in maiuscolo incluse, sulle ingombranti palizzate di cantiere che riempiono quasi la metà di Piazza Duomo. Evidentemente in uno slancio di provincialismo, gli organizzatori dei Giochi Olimpici hanno pensato che la cattedrale di Milano avesse bisogno di pubblicità e allora eccolo lì, in mezzo alla piazza, a fianco della statua equestre dedicata a Vittorio Emanuele II, il torrione degli studi televisivi. Un edificio tozzo e sgraziato che già da solo basterebbe a far alzare il sopracciglio. Avremmo voluto intervistare l’architetto-progettista, ma nel cartello di cantiere la voce è, manco a dirlo, vuota.

Piazza Duomo trasformata in baraccopoli per lo Olimpiadi Milano Cortina 2026
Piazza Duomo trasformata in baraccopoli per lo Olimpiadi Milano Cortina 2026

La torre degli studi televisivi e il mega negozio di merchandising in Piazza Duomo a Milano

E però questo goffo emblema al cattivo gusto (un insulto alla storia architettonica e di design della città) non è neppure arrivato da solo. No. Nella cacofonia della piazza, che in questi giorni inizia a ospitare anche il grande albero di Natale tradizionale, c’è in aggiunta un altro elemento: il megastore olimpico (da leggere con inflessione fantozziana, per favore). Una tensostruttura che sarà grande un ettaro e che riempie tutto il sagrato (il sagrato!) del Duomo in maniera longitudinale. Un gigantesco negozio di felpe, cappellini e altro merchandising allestito dentro un doppio tendone bianco ricoperto dei loghi, delle grafiche e dei colori sociali diversamente eleganti dei Giochi 2026. 

Piazza Duomo a Milano trasformata in una baraccopoli per dei mesi

Il risultato è che, dove ti giri ti giri, hai la fisica impossibilità di godere della facciata del Duomo, di passeggiare, di scattare una foto. La piazza è trasformata in una baracconata inquietante che sarebbe grave se durasse una settimana, ma invece durerà da novembre 2025 a marzo 2026. Il circo che ogni tanto gli Orfei allestiscono nel periferico spiazzo adiacente a Piazzale Cuoco ha un aspetto più ordinato. Una sciagura che impedirà non solo di vivere in maniera piacevole l’atmosfera natalizia, ma che spazzerà via qualsiasi possibilità di realizzare eventi in piazza per l’ultimo dell’anno. Almeno trasportiamo di fronte al Duomo i poveri dromedari degli Orfei, così simuliamo l’Epifania…

Come fecero per le Olimpiadi di Torino 2006?

Trascurando il fatto di quanto possa essere o meno pratico per i giornalisti avere una sala stampa nel luogo più centrale della città, ci siamo domandati dove fosse stata allestita la stessa infrastruttura vent’anni fa in occasione dei Giochi Olimpici invernali di Torino 2006. All’epoca la scelta fu di allestire una baracca davanti a Palazzo Madama? Oppure un cubo prefabbricato alto 15 metri di fronte alla Mole Antonelliana per far sì che la sua sagoma facesse “il giro del MONDO”? O un anfiteatro di studi tv con vista sulla Sacra Sindone? Niente di tutto ciò. All’epoca si decise di valorizzare un bene culturale come il Castello del Valentino, riqualificandolo, rigenerandolo e ospitandovi dentro i giornalisti in un contesto ameno e compatibile al lavoro come il Parco del Valentino e non nel caos di una piazza centrale. 

Il cantiere del Villaggio Olimpico di Milano. Photo Massimiliano Tonelli
Il cantiere del Villaggio Olimpico di Milano. Photo Massimiliano Tonelli

Le Olimpiadi 2026 hanno migliorato Milano? Beh, no…

Ma al di là dell’evidente disastro di Piazza Duomo, la città esce più ferita che beneficiata dal passaggio dei Giochi. La nuova Arena Olimpica in Santa Giulia è stata costruita in fretta e appare essere efficiente e moderna, ma è collocata in una landa desolata che doveva essere connessa alla città da una tramvia che non si è fatta: così è solo raggiungibile in auto. Il Villaggio Olimpico – anch’esso realizzato in tempi ottimali a onor del vero – è stato attaccato per la sua estetica (attaccato così eccessivamente che qui su Artribune lo abbiamo difeso), ma oltre all’aspetto architettonico c’è qui un tema urbanistico: gli atleti alloggeranno in un quartiere di semi-periferia che non è stato in alcun modo riqualificato; è perfino impossibile, banalmente, utilizzare i marciapiedi per muoversi attorno al Villaggio. Com’è costume a Milano, sono infatti pieni di auto parcheggiate abusivamente su aiuole e aree pedonali, alla faccia delle persone a mobilità rodotta (a proposito di Paralimpiadi). Attorno al Villaggio, a dispetto delle promesse, non è stata riqualificata nessuna strada, spazio verde, piazza. Tutto come prima, con gli spazi pubblici fermi a un design da Anni Settanta. Ancora? Ancora: l’importante stazione di Rogoredo, collocata a metà strada tra Arena e Villaggio doveva essere rigenerata e connessa da nuovi percorsi pedonali e ciclabili col centro. Tutti questi progetti sono stati annullati senza neppure spiegare il perché ai cittadini. Alcuni sport, infine, si dovranno svolgere in pseudo palazzetti provvisori nei padiglioni della fiera di Rho, anche questi realizzati velocemente e nei tempi, ma che non lasceranno nulla di buono a Milano e verranno smontati subito dopo i Giochi. 

Sicuramente ci sono anche tante esternalità positive (e cercheremo di metterle tutte assieme e raccontarle nel nostro Speciale Olimpiadi che uscirà a breve), ma il bilancio complessivo non può lasciare soddisfatti e – parlando di grandi eventi – lo spirito prospettico e l’afflato con cui la città si preparò all’Expo 2015 sembrano lontani non solo dieci, ma cento anni. Urge per Milano un nuovo grande evento a cui guardare al futuro, e urge prepararlo come si deve.

Massimiliano Tonelli

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Massimiliano Tonelli

Massimiliano Tonelli

È laureato in Scienze della Comunicazione all’Università di Siena. Dal 1999 al 2011 è stato direttore della piattaforma editoriale cartacea e web Exibart. Direttore editoriale del Gambero Rosso dal 2012 al 2021. Ha moderato e preso parte come relatore a…

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