Una mostra per parlare di arte, sport e inverno in vista delle Olimpiadi. A Bergamo apre Fuoripista
La grande collettiva da gres art 671 attraversa secoli e discipline sfidando l'idea di come si fa una mostra sullo sport. E alzando l'asticella
Una delle prime cose che saltano agli occhi guardando i contenuti mediatici sullo sport, dalle compilation di best of sui social agli allenamenti nelle diverse discipline fino alle interviste su carta, è la performatività. La potenza del gesto atletico, l’eroismo straziato dell’ultimo miglio, la sfacciata sicurezza di sé nelle pose vittoriose: se il mondo è un palcoscenico, lo sport è uno spettacolo che piace anche, e soprattutto, per la sua narrazione Davide-contro-Golia, che privilegia un approccio muscolare e maschile all’attività fisica. Lo sport però è stato – a volte, raramente, lo è ancora – una fatica preziosa, un anelito corporeo e artistico che si concretizza anche attraverso una profonda connessione con l’ambiente. Questo diverso rapporto con lo sport, specchio di un diverso rapporto con il corpo e con la natura, è una delle facce, forse la più interessante, della nuova mostra Fuoripista, aperta in vista delle Olimpiadi di Milano Cortina 2026 da gres art 671 a Bergamo.
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Sport, arte e inverno in mostra a Bergamo
La mostra, aperta fino all’8 febbraio 2026, ha cinque sezioni, come gli anelli olimpici. Si parte con la storia dei Giochi e la loro connessione con l’arte: il primo pezzo è la pattinatrice di bronzo dello “scultore impressionista” Troubetzkoy (in questi mesi al centro di una grande mostra alla Gare d’Orsay), opera vincitrice alle Olimpiadi di Stoccolma 1912, quando ancora le arti erano disciplina olimpica. Dirimpetto c’è il poster di Marino Marini per le Olimpiadi di Monaco 1972, quelle per cui lavorò anche Hockney e che si distinsero per il coinvolgimento degli artisti; chiude il terzetto il progetto di Studio Folder che analizza e “traduce” in trottole di pattinaggio i dati dei cambiamenti dalla prima Olimpiade invernale (Chamonix 1924) all’ultima, studiando l’espansione in termini di atleti partecipanti, discipline, numero di venue e temperature medie.

Le nuove commissioni di gres art 671
Questa è una delle tre commissioni volute da gres art per la mostra, insieme a quella (stupenda) dei Masbedo con l’atleta paralimpico Andrea Lanfri nelle montagne della Lunigiana e ai due lavori dello Studio Numechi realizzati al vicino IceLab (centro di eccellenza mondiale del pattinaggio di figura), con il coinvolgimento dell’olimpionica Carolina Kostner. “Le commissioni erano uno degli obiettivi sin dall’apertura nel 2023, e quelli coinvolti sono tutti artiste e artisti italiani”, ha detto il presidente Roberto Pesenti, che ha anche confermato l’indiscrezione sulla prossima mostra dello spazio: la prima monografica italiana di Isaac Julien.

Storie di alpinismo alternativo in mostra a Bergamo
Dalla sezione sugli sport invernali, che giustappone il gesto atletico a quello artistico (assurda la collezione di figurine-espressioniste di Marc-Antoine K. Phaneuf), si passa a un altro dei cuori pulsanti della mostra, le micro-storie. “Come suggerisce il nome, questi casi studio sono conversazioni “invisibili” che mettono in prospettiva paesaggi ed epistemologie lontani dalla prospettiva occidentale”, spiega Erica Petrillo, che ha co-curato la mostra e l’exhibition design (riciclato e “hackerato” dalla scorsa collettiva) con Ippolito Pestellini Laparelli, entrambi sotto il cappello dello studio 2050+. Dagli sciatori afghani alle cholitas escaladores della Bolivia, quella incastrata negli armadietti azzurri non è la neve che siamo abituati a immaginare quando pensiamo all’alpinismo.
E proprio di neve si parla nelle sezioni successive, della sua osservazione e studio al suo superamento: la mostra infatti “celebra la neve come risorsa, osservandone l’evoluzione dal Romanticismo agli scenari artificiali”, spiega Pestellini Laparelli. Dalla danza sul ghiaccio di Laura Millard si passa allo straordinario video di Ise Chonosuke che celebra il glaciologo e artista Ukichiro Nakaya: creando una tassonomia immensa di fiocchi di neve, fu lui a porre le basi per la creazione della neve artificiale (la figlia Fujiko, sempre artista, lavora invece con la nebbia).

Sport e inverno attraverso il cambiamento climatico
In questa sezione vediamo anche la neve che c’era e che c’è sempre meno: il discorso entra di petto nel tema del cambiamento climatico. La neve “autentica” di Brueghel il Giovane e di Vittore Grubicy De Dragon è ormai scomparsa nella gigantografia di Andreas Gursky: un accenno alla desolazione che si spalanca nell’ultimo ambiente, dove si passa dagli aneliti finali dei ghiacciai (con il grande geotessile protettivo di Katharina Fleck e Giovanni Betti e le raccolte di suoni “morenti” di Ludwig Berger) alle strategie che ci avvicinano all’inverno artificiale. Ecco comparire gli impianti indoor (tante le foto e i progetti) e una progressiva dematerializzazione del paesaggio invernale fino al videogioco.
Quella che emerge da Fuoripista è un’analisi fine, profonda e soprattutto onesta, una boccata d’aria fresca scevra di adulazione perfetta per affrontare le nuove Olimpiadi con lo spirito giusto.
Giulia Giaume
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