Il nuovo museo d’arte contemporanea di Bergamo avrà anche una piazza
La recente approvazione del progetto esecutivo per la riqualificazione della piazza antistante la futura sede della GAMeC pone le basi per una più intensa e informale connessione tra il museo e la città di Bergamo. L’opera è anch’essa disegnata dallo studio C+S Architects
“Quello di Bergamo non è solo il progetto di un museo: è la concreta occasione per ricucire il tessuto di una città e perfino per inventare un nuovo concetto”. Così, un anno fa dalle nostre colonne l’architetta Maria Alessandra Segantini spiegava la reale portata dell’operazione che nella città lombarda sta portando alla nascita della nuova sede della GAMeC. Un intervento ambizioso che attraverso il retrofitting e la rifunzionalizzazione dell’esistente palasport dello sport di Via Pitentino, risalente agli Anni Sessanta del Novecento, intende dotare l’istituzione culturale bergamasca di uno spazio in grado di rispondere alle sue esigenze attuali e future. Ma anche a quelle di un’intera comunità.

A Bergamo la nuova GAMeC traina la realizzazione di una piazza
Come infatti spiegava nella nostra intervista Segantini, alla guida con l’architetto Carlo Cappai dello studio C+S Architects con sedi a Treviso e Londra, “siamo di fronte a un museo che uscirà dai suoi muri: attraverso la nuova piazza sarà possibile fondere l’istituzione museale e Bergamo. La città che si trasforma è essa stessa un museo”. A qualche mese da quella dichiarazione, è arrivata la notizia dell’approvazione del progetto esecutivo per la riqualificazione di Piazza Tiraboschi da parte della Giunta comunale di Bergamo. L’estensione urbana del museo dunque si farà, e anche in tempi che dovrebbero essere brevi. Finanziato con 2 milioni di euro, il cantiere verrà aperto entro l’autunno 2025, con completamento dei lavori per fine 2026, lo stesso termine indicato anche per l’inaugurazione della rinnovata GAMeC. Con l’edificio museale, la piazza avrà in comune il rivestimento in pietra (bianca sabbiata per il volume architettonico; bianca di Apricena per lo spazio pubblico all’aperto), scelto da C+S Architects per porre l’intero complesso in continuità con l’impronta lapidea rintracciabile sia del centro storico di Bergamo alta, sia nel più recente nucleo piacentiniano.

Il progetto di riqualificazione di Piazza Tiraboschi a Bergamo
Verde, e dunque porzioni di suolo all’ombra nella stagione calda, sedute e soluzioni accessibili contraddistinguono l’articolato progetto di riqualificazione di Piazza Tiraboschi, che negli intenti dei progettisti dovrebbe divenire parte del sistema di parchi che insiste in quel quadrante cittadino. “La piazza termina con una seduta ovale – precisa Segantini – generando un vuoto che traduce in potenzialità la forma ovale dell’edificio e che si trasforma alle spalle della panca in una bellissima ‘fioriera fuori scala’ che abbiamo disegnato con una tessitura di perennials a fioritura variabile a seconda delle stagioni: un tappeto soft, inaccessibile agli uomini (eccetto per le limitate operazioni di manutenzione del verde). Questo giardino inaccessibile sarà popolato di verde e piccoli animali, sottolineando che non siamo gli unici abitanti del Pianeta”, aspetto quest’ultimo in cui riverbera un tema caro al pluripremiato studio, vincitore nel 2022 del titolo Architetto Italiano dell’Anno assegnato dal Consiglio Nazionale degli Architetti.
Verso un nuovo sodalizio tra Bergamo e la GAMeC
Al di là delle scelte adottate sul fronte paesaggistico, con il mantenimento laddove possibile degli esistenti alberi ad alto fusto e l’inserimento di varietà vegetali (tra piante perenni, erbacee e graminacee leggere) in grado di configurare un giardino apprezzabile nell’intero arco stagionale, l’aspetto saliente dell’operazione va soprattutto ricercato nella volontà di porre le basi per un nuovo sodalizio tra città, museo, comunità. “Trasformiamo la hall del museo in uno spazio ibrido, fluido e attrattivo dove anche le giovani generazioni possano decidere di spendere il loro tempo e dove diversi gruppi sociali possano alternarsi in uno spazio accogliente all’interno e all’esterno del museo” osserva in conclusione Segantini.
Valentina Silvestrini
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