L’universo fantastico dell’artista Luigi Serafini è in mostra al Labirinto della Masone

Dal “Codex Seraphinianus” alle opere più recenti: al Labirinto della Masone una mostra racconta la carriera di artista di Luigi Serafini grazie a tante opere che raccolgono una feconda creatività. E in sottotraccia corre il rapporto con Franco Maria Ricci

Correva l’anno 1977 quando Luigi Serafini (Roma, 1949) ebbe l’idea di creare un’opera enciclopedica fondamentalmente surreale, convincendosi che l’unico editore capace di accogliere una proposta di tal genere fosse Franco Maria Ricci. L’allora giovane Ricci aveva infatti appena pubblicato l’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert e si stava ponendo come una delle voci più originali nello scenario italiano. 

Luigi Serafini. Da Serafini a Luigi. L’uovo, lo scheletro, l’arcobaleno, installation vie wat Labirinto della Masone, Fontanellato (Pr), 2025
Luigi Serafini. Da Serafini a Luigi. L’uovo, lo scheletro, l’arcobaleno, installation vie wat Labirinto della Masone, Fontanellato (Pr), 2025

Il Codex Seraphinianus di Luigi Serafini

Dopo una lunga gestazione, venne così alla luce il Codex Seraphinianus, un volume formato da tavole in cui creature metamorfiche, assurde, divertentissime, sono corredate da didascalie scritte con caratteri privi di angoli che assomigliano a scritture orientali – “la più simile è quella georgiana”, commenta lo stesso Serafini – ma che in realtà non possono essere letti, essendo un mero “esercizio di stile”. Un alfabeto di pura invenzione, totalmente indecifrabile ma che fa pensare al grande mito di una lingua universale: un’attrazione irresistibile, peraltro, per l’editore amico di Borges, curatore della collana “La Biblioteca di Babele” per lo stesso Ricci. Luigi Serafini è di formazione architetto, disegna figure immaginarie fin da quando era un bambino – e la memoria va al bestiario fantastico di epoca medievale –, ha avuto a che fare con personaggi come Sottsass e Portoghesi e ha trasformato la sua casa in un’autentica opera d’arte. Casa su cui, peraltro, pende uno scandaloso provvedimento di sfratto…

La mostra di Luigi Serafini al Labirinto della Masone

Franco Maria Ricci e Luigi Serafini parlavano la stessa lingua”, dichiara Edoardo Pepino, direttore del Labirinto della Masone dove oggi è allestita una mostra variopinta che consente di immergersi nell’universo serafiniano, tra le tante tavole del Codex, installazioni tridimensionali, bronzetti, dipinti che sono esito di una creatività vulcanica, di un’immaginazione senza limiti che ha attirato le attenzioni del Collège de Pataphysique, tanto da accogliere l’artista nei suoi ranghi. La mostra si apre con le lettere incorniciate dell’alfabeto serafiniano– chi ben conosce le collezioni del Labirinto ricorderà peraltro l’alfabeto di Erté facente parte delle raccolte di Ricci – e con un grande bovino dorato che offre hamburger, realizzato per una Cow Parade del 1998. L’esposizione poi prosegue nelle sale dedicate alle mostre temporanee e invita i visitatori a rintracciare alcuni dei motivi privilegiati da Serafini: l’uovo, lo scheletro, l’arcobaleno. Il disegno, più che la pittura, è il linguaggio d’elezione per l’artista: minuziose, dettagliatissime, le carte andrebbero osservate con la massima attenzione, addirittura con una lente per poterne cogliere tutti i particolari che insieme vanno a costituire un universo incredibile. E dietro ognuno a ognuno di questi particolari sta il pensiero di Serafini, arricchitosi nel tempo di fonti letterarie, poetiche, dell’insegnamento dei maestri come Gino De Dominicis e Jacovitti o ancora dell’arte degli Etruschi, il tutto condito da una buona dose di autoironia e da un garbo senza pari.

Il Minotauro nella Piramide

Il gran finale della mostra di Luigi Serafini si compie all’interno della piramide sotto la quale transita chi esce dal vastissimo labirinto di bambù, presumibilmente dopo essersi perso e aver ritrovato la strada. Al suo interno l’artista ha collocato il Minotango, una scultura totalmente ricoperta d’oro e che raffigura il Minotauro e Teseo intenti a ballare un tango. Ma Teseo indossa un guantone in una mano e nell’altra, la stessa con cui abbraccia il mostro, tiene il pugnale con cui ucciderà il mostro. E il filo di Arianna riporta ancora una volta all’argentino Borges e alla sua passione per i labirinti, condivisa da Franco Maria Ricci che un immenso dedalo lo ha costruito per davvero.

Marta Santacatterina

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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