Nasce Personeper. È il primo progetto di formazione sull’accessibilità nei luoghi della cultura italiani
Finanziato con oltre un milione di euro il progetto fornirà formazione professionale gratuita a coloro che operano nei luoghi della cultura, per un’accessibilità diffusa, competente e condivisa

Sono diverse le buone premesse che battezzano l’esordio del progetto Personeper. Innanzitutto l’impegno a non trattare l’accessibilità come “un cappottino di cui vestire un’iniziativa per renderla più glamour, giusta, di tendenza”, prendendo in prestito le parole di Andrea Sardo, Direttore Musei nazionali di Ravenna chiamato a raccontare il primo piano nazionale di formazione sull’accessibilità nei luoghi della cultura italiani. Poi la gratuità dell’operazione, che offrirà al personale di musei, archivi, biblioteche, parchi archeologici e istituzioni culturali pubbliche e private un piano di formazione ampio e articolato, per rispondere alle esigenze di categorie professionali e funzioni organizzative diverse. E, per l’appunto, la volontà di rivolgersi al circuito MAB (Musei, Archivi e Biblioteche) nel suo complesso, per fornire a tutti la possibilità di partecipare attivamente a un processo di trasformazione sistemico dei luoghi della cultura fondato sulla rimozione di qualsivoglia barriera (fisica, sensoriale, cognitiva) che limita la partecipazione al patrimonio culturale.
Personeper. Il piano di formazione sull’accessibilità nei luoghi della cultura
Il piano promosso e realizzato dalla Direzione Generali Musei del MiC e affidato alla curatela della Scuola nazionale del patrimonio e delle attività culturali, del resto, si fonda su un cambiamento di paradigma ancora non perfettamente assimilato a livello nazionale: accessibilità non significa guardare a qualcuno che è diverso cercando solo di rispondere alle sue necessità specifiche, ma contemplare le differenze come opportunità per tutti. Per rimettere le persone al centro. Tanto chi gestisce e lavora nei luoghi della cultura, quanto chi ne fruisce. Un concetto ben sintetizzato dal naming e dall’identità visiva di Personeper, che mette al centro l’essere umano e introduce un fattore di moltiplicazione aperto a infinite possibilità e modalità, e gioca nel logo con i colori di un mosaico votato a cambiare continuamente assetto, per includere sempre nuove strade.
Il piano si avvale di uno stanziamento complessivo di 1 milione e 85mila euro nell’ambito del PNRR Cultura 4.0 (in esecuzione del punto 1.2 sulla Rimozione delle barriere fisiche e cognitive in musei, biblioteche e archivi).

Gli obiettivi di Personeper
Ed è stato pensato per “investire in modo strutturale e strategico sulle competenze degli operatori culturali” evidenzia Massimo Osanna “affinché l’accessibilità diventi un criterio ordinario di progettazione nei luoghi della cultura”. Dunque i destinatari sono molteplici, non solo le professionalità specifiche che lavorano sui temi dell’accoglienza, ma anche operatori di sala, curatori, progettisti e architetti, tecnici dell’allestimento. Così ci si prefigge di costruire e incentivare una cultura dell’accessibilità diffusa, competente e condivisa che coinvolga anche i cittadini, in un Paese come l’Italia ancora indietro su questi temi: solo il 30% della popolazione, per esempio, frequenta mostre e musei, contro una media europea del 40%. Anche per questo, e in esecuzione di un’idea moderna di luogo della cultura (leggasi definizione ICOM 2022), è necessario attivare la partecipazione culturale, trattando l’accessibilità come uno strumento per guardare ai bisogni della domanda.
La Scuola nazionale del patrimonio e delle attività culturali – già a capo dei progetti Dicolab e Oltre il giardino, per quel che riguarda i temi dell’accessibilità – prevede di coinvolgere, nell’arco di un anno, 1.500 persone, intercettando anche la direttiva Zangrillo che lo scorso gennaio ha messo l’accento sull’importanza della formazione per la Pubblica Amministrazione.

Cosa significa fare formazione sull’accessibilità?
Ma come si svilupperà il piano? Dopo la costituzione di un Comitato d’indirizzo e l’organizzazione di una prima fase di ascolto – l’Officina svoltasi a Ravenna lo scorso gennaio – la strategia elaborata, coordinata da Martina De Luca e Andrea Sardo, verterà al perseguimento di un’accessibilità integrata e universale attraverso la formazione (a propria volta suddivisa in momenti di formazione pura, divulgazione e ricerca). Con un anno di tempo per raggiungere molte persone diverse: fino a giugno 2026, infatti, sono in programma attività in presenza su tutto il territorio nazionale e 4 percorsi online per la formazione a distanza, che saranno disponibili sul sito della Fondazione Scuola del Patrimonio. Per un totale di oltre 600 ore di formazione e 180 docenti coinvolti.
Per quel che riguarda i percorsi online, il primo sarà attivato nei prossimi giorni e punterà a fissare principi e pratiche per l’accessibilità. Seguiranno il corso dedicato ai progettisti, in collaborazione con il Consiglio Nazionale degli Architetti e Paesaggisti, quello per il personale di sala e accoglienza MAB, quello per comunicatori e curatori della cultura.
Le attività in presenza, invece, coinvolgeranno attivamente diverse istituzioni culturali, in tutta Italia. Dal Museo Egizio di Torino, dove si terrà il corso per direttrici e direttori museali, alle realtà (Macro di Roma, Parco di Gabii, Archivio di Stato di Venezia e MeMo) che contribuiranno a stilare un modello per individuare le barriere presenti nei luoghi della cultura italiani. Di Cantieri si parlerà al MAXXI L’Aquila, Fondazione Querini Stampalia di Venezia, MUST Milano e MArRC di Reggio Calabria. Sono inoltre previste visite di studio all’estero, in Portogallo e Finlandia, per confrontarsi con le pratiche che questi Paesi già svolgono sui temi dell’accessibilità. Ai partecipanti sarà riconosciuto un Open Badge, attestato digitale con validità internazionale, per avvalorare il processo di formazione certificata.

Divulgazione e ricerca sull’accessibilità nei luoghi della cultura in Italia
In parallelo, per coinvolgere il pubblico, sarà presto attivata una piattaforma digitale che raccoglierà materiali, strumenti aggiornati e contenuti di approfondimento pensati per pubblici diversi. Ma contribuirà alla divulgazione del piano anche l’attività editoriale, con la produzione di tre nuovi Quaderni e la ristampa del volume Buone pratiche di prima accoglienza ad uso del personale di sala.
Chiude il cerchio l’attività di ricerca, per fare il punto sulla situazione e sui contesti in cui si opera in Italia, guardando anche ciò che succede all’estero, in tema di accessibilità dei luoghi della cultura.
Livia Montagnoli
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