5 videogiochi da provare a maggio 2025 (ce n’è pure uno sulla gestione dei musei)

Dalle sfide della neopaternità all’immersione in mondi fantasy e fantascientifici, da un giallo ambientato in un collegio fino alla gestione dei musei. Una selezione di 5 titoli per tutti gli amanti dei videogiochi

Percorsi autoriali che continuano e altri che deviano nello spazio mensile che Artribune dedica alle recensioni di videogiochi. Stavolta parliamo della necessità di fermarci (Bundle of Joy, Wanderstop), esploriamo l’educazione britannica a inizio Novecento (Expelled!) e i mondi della narrativa fantasy e sci-fi (Split Fiction) e scopriamo come il videogioco racconta la gestione di un museo (Two Point Museum).

Matteo Lupetti

Bundle of Joy di Essay Games
Bundle of Joy di Essay Games

Bundle of Joy

Bundle of Joy racconta cinque giorni di neopaternità nella primavera del 2020, durante i lockdown dovuti alla pandemia di COVID-19. Nicholas O’Brien usa il formato definito da Konami nella serie Bishi Bashi e da Nintendo nella serie WarioWare, cioè una serie di brevissimi giochi con regole, controlli e obiettivi nettamente differenti, per comunicare la sua esperienza di nuovo genitore che deve affrontare continue e per lui inedite sfide rese ancora più difficili dal poco sonno, dall’isolamento, dalla difficoltà di parlare di tutto questo con il proprio partner. Cambiare il pannolino alla prole, lavarle la testa, vestirla, mettere a posto i giocattoli, fare la spesa… tutto viene sintetizzato in spesso frustranti momenti ludici lunghi poche decine di secondi. Il fallimento è inevitabile, e a volte lo stress accumulato è tale da costringere il padre a fermarsi e a riprendere fiato lasciando che il partner finisca quello che lui stava inutilmente cercando di fare. E inevitabili sono pure i dubbi che il protagonista ha sulla sua capacità di fare da padre e di farlo in queste condizioni, dubbi su cui riflette nei brevi momenti di riposo in mezzo o alla fine della giornata. Ma fallimento e sensazione di inadeguatezza sono, per Bundle of Joy, necessariamente parte dell’essere genitori.

Bundle of Joy di Essay Games è disponibile per Windows (versione provata) e Mac.

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Expelled! di inkle
Expelled! di inkle

Expelled!

Inkle sviluppa in una nuova direzione gli spunti del suo precedente Overboard! (2021). In Overboard!, ambientato negli anni Trenta durante una traversata transatlantica, siamo una donna intenta a nascondere le prove che la collegano all’omicidio del marito. In Expelled!,ambientato negli anni Venti in Inghilterra, siamo una ragazzina accusata di aver fracassato una vetrata storica della prestigiosa scuola che frequenta e di averci spinto attraverso una compagna. Come in Overboard! abbiamo un tempo limitato per muoverci in una piccola ambientazione e cercare le prove che ci incolpano e ci scagionano, o il modo per accusare un’altra persona del misfatto, ed entrambe le opere sono pensate per essere giocate più volte sfruttando la nostra sempre maggiore conoscenza dell’ambientazione e delle routine quotidiane degli altri personaggi. Ma se Overboard! è una specie di romanzo giallo al contrario, in cui l’assassino deve scoprire gli indizi che ha lasciato, Expelled! prende e sovverte la school story, quel filone letterario britannico dai toni piuttosto moralistici ambientato in collegi. La preside della scuola vuole usare il personaggio principale come capro espiatorio perché è una studentessa di famiglia proletaria ed è lì solo grazie a una borsa di studio. La protagonista non può quindi contare sulle istituzioni, ma è costretta a imparare a infrangere le regole e deve scoprire e sfruttare i molti segreti del collegio e delle sue ospiti per sopravvivere. In un’indagine che diventa anche esplorazione e decostruzione di un sistema classista, patriarcale e colonialista.
Expelled! di inkle è disponibile per Nintendo Switch (versione provata), Windows, Mac e dispositivi iOS.

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Split Fiction di Hazelight Studios ed Electronic Arts
Split Fiction di Hazelight Studios ed Electronic Arts

Split Fiction

Con Brothers: A Tale of Two Sons (Starbreeze Studios, 505 Games, 2013, ma di recente oggetto di un remake) Josef Fares si fece notare come parte di un’avanguardia di game designer interessati a raccontare anche attraverso le meccaniche dei loro videogiochi e persino con i sistemi di controllo scelti. Il suo studio Hazelight Studios si è poi concentrato su videogiochi cooperativi per due persone, e con A Way Out (2018) realizzò un’esperienza narrativa contenuta e potenzialmente facile da approcciare, da giocare in compagnia. Il secondo gioco, It Takes Two (2021), prese invece un’altra direzione, in cui l’opera diventa solo una scusa per alternare meccaniche cooperative sempre diverse, in un grande e frammentario esercizio di stile disinteressato alla comunicazione e dedicato a un pubblico già piuttosto competente. Split Fiction persiste su questa strada. Due aspiranti scrittrici, una di fantasy e l’altra di fantascienza, vengono sottoposte da una compagnia a una procedura per rubare le loro storie e la loro creatività, in quello che pare un chiaro riferimento alle IA generative. Ma a causa di un incidente le due si trovano ad attraversare insieme le trame dei romanzi che hanno scritto. Interessante la visione che Split Fiction dà proprio dei due generi letterari e della creatività: le storie che esploriamo e le loro ambientazioni sono generiche e stereotipate e praticamente prive di trama e personaggi. Viene in mente il filosofo Francesco D’Isa, quando dice che la mediocrità di ciò che le IA generano dipende dalla mediocrità dell’arte su cui sono state addestrate. Split Fiction di Hazelight Studios ed Electronic Arts è disponibile per PlayStation 5 (versione provata), Windows e Xbox Series S e X. Sono già stati annunciati la sua uscita su Nintendo Switch 2 il 5 giugno e il suo adattamento cinematografico ed è tradotto e doppiato in italiano.

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Two Point Museum di Sega
Two Point Museum di Sega

Two Point Museum

In Two Point Studios, ora di Sega, Mark Webley e Gary Carr continuano ciò che avevano iniziato a Bullfrog con i videogiochi Theme Park (1994) e Theme Hospital (1997), rilasciando prima un erede spirituale di quest’ultimo, Two Point Hospital (2018), poi Two Point Campus (2022) e ora Two Point Museum. Videogiochi gestionali, cioè incentrati sull’organizzazione di uno spazio lavorativo che deve svolgere una funzione specifica (un ospedale, un’università, un museo). I giochi di Two Point Studios combinano però la complessità del gestionale a un tono un po’ assurdo, in cui per esempio le malattie che vengono curate sono tutte inventate, come la cefalea a bulbo che trasforma le teste delle persone in lampadine. Nella campagna di Two Point Museum gestiamo cinque musei e le loro collezioni, divise tra sei diverse categorie: preistoria, paranormale, botanica, vita acquatica, scienza e spazio. Una sintesi di tutto il musealizzabile. La campagna serve a imparare passo passo (quasi tutte) le numerose meccaniche del videogioco, ma è poi disponibile una modalità libera senza obiettivi e limiti. Per Two Point Museum il museo è architettura e design di interni, luogo di “coinvolgimento” e “conoscenza” per chi lo visita e di conservazione e ricerca per chi ci lavora, è un’azienda di cui far quadrare i conti e, come direbbe il critico d’arte John Berger, è una banca di cui sorvegliare i tesori. Anche se i reperti vanno recuperati in avventurose spedizioni in stile Indiana Jones, Two Point Museum trascura però l’attuale dibattito sulla decolonizzazione del museo. Two Point Museum di Sega è disponibile per PC (versione provata), Mac, Linux, PlayStation 5 e Xbox Series S e Series X. Uscirà anche su Nintendo Switch 2. Buona la traduzione italiana.

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Wanderstop di Ivy Road e Annapurna Interactive
Wanderstop di Ivy Road e Annapurna Interactive

Wanderstop

In Wanderstop interpretiamo una combattente in burnout che finisce a lavorare in una magica sala da tè. Davey Wreden, affiancato da Karla Zimonja (Gone Home) e dal musicista Daniel “C418” Rosenfeld (Minecraft), riprende in parte il lavoro svolto con The Stanley Parable (2013) e The Beginner’s Guide (2015) realizzando un’opera che dialoga stavolta più sottilmente con il medium videoludico stesso, e soprattutto col suo filone wholesome/cozy, alla Animal Crossing. Wanderstop vuole essere un’alternativa ai videogiochi che incoraggiano l’ottimizzazione, il perfezionamento della nostra performance, la progressione illimitata e il raggiungimento di obiettivi computazionalmente definiti. Vuole parlare di lentezza e cura di sé, e mentre l’industria videoludica è piena di eroi che risolvono rapidamente ogni problema, qui incontriamo i personaggi che visitano la sala da tè solo per un breve momento della loro vita e non ci viene mai data la soddisfazione di una chiusura definitiva per le loro storie. Non sono storie che ci appartengono, e non sono al nostro servizio. Wanderstop replica comunque molte delle meccaniche che vorrebbe superare, è comunque un gioco di cui dobbiamo raggiungere la fine completando una serie di compiti ripetitivi e misurabili in un mondo incentrato sulla nostra soddisfazione. E mostra anche poco interesse per il contesto socioeconomico che porta al burnout, ridotto a mera questione personale.

Wanderstop di Ivy Road e Annapurna Interactive è disponibile per Windows (versione provata), PlayStation 5 e Xbox Series S e X. Qualche errore nella traduzione italiana.

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Matteo Lupetti

Matteo Lupetti

Diplomato in Fumetto alla Scuola Internazionale di Comics di Firenze nel 2010, gestisce il collettivo di fumettisti indipendenti Gravure e scrive di videogiochi per varie testate italiane ed estere. È diplomato in sommelerie all’interno dell’associazione FISAR ed è direttore artistico…

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