Il regista Ari Aster porta in competizione a Cannes78 la sua critica sociale con “Eddington”

Il nuovo talento del cinema horror costruisce il ritratto di una surreale cittadina del New Mexico in preda alle isterie pandemiche. Al suo secondo film con il giovane regista americano, Joaquin Phoenix ammalia ancora e come sempre

Ma chi ricorda che c’è stata la pandemia e che il Covid-19 è stato il terrore numero uno, capace di destabilizzare tutto per un paio d’anni? Il virus globale, con i suoi “misteri”, è presto evaporato lasciando il posto alla nuova minaccia globale e nucleare targata Ucraina e Gaza, presenti anche loro a Cannes perfino con una mostra fotografica che il Barriere Majestic, l’hotel delle star, ospita sulla giornalista palestinese Fatma Hassouna, colpita con tutta la sua famiglia da un missile israeliano. Ari Aster, invece, non lo ha dimenticato e costruisce su ciò un film che è uno Zibaldone, un melting pot, un arzigogolo di teorie cospirazioniste, di battaglie civili e della solita intramontabile, autentica e grassa violenza americana. Il cellulare e i social sono i veri protagonisti di un film che aspira alla Palma d’Oro, dopo i premiati Hereditary (2018) e Midsommar (2019) che hanno portato Aster alla ribalta. 

La storia di “Eddington” di Ari Aster 

Nella cittadina di Eddington lo sceriffo Joe Cross è impegnato a contenere se stesso e la propria asma più che i cittadini, tutti diligentemente mascherati, in lockdown e di social armati. Piccole e grandi nevrosi attraversano la cittadina dove il Covid non è giunto e lo sceriffo, alle prese con drammi familiari, tenta la scalata al posto di sindaco. Il film è un puzzle di storture e lo smartphone sembra essere l’unico intelligente rimasto, è lui il protagonista di un film dal genere ibrido che tenta una critica sociale imbastendo una storia fatta di paranoie e presagio.

I protagonisti di “Eddington” di Ari Aster 

Lo sceriffo lo interpreta un Joaquin Phoenix imbolsito e claudicante, ancora una volta spettacolare nel rifornire di tic, turbe e psicosi il personaggio, che a tratti potrebbe ricordare quel cattivo tenente di Abel Ferrara immortalato da Harvey Keitel nel 1992. Il film parte lentamente ed è costruito come una bomba ad orologeria, è caricato a molla, un giro alla volta, come una marea che sale e che sai dove potrebbe portare; ma le cose non stanno poi così come sembrano ed in questo Aster usa il suo talento per depistare e riportare il tutto a un disvelamento finale che appare esplosivo con la sua “morale” catartica.

“Eddington”: un film che non convince 

Ma il film non convince, è troppo complesso, è difficile tenere insieme così tanti temi senza appiattirli in stereotipi. E anche se non mancano alcune profondità di pensiero, l’opera è più lo specchio di una certa nostra condizione esistenziale, piuttosto che un discernimento compiuto. Riflette il caotico disorientamento prodotto dalla manifestazione pubblica di ogni idea, anche la più strampalata o sediziosa, che ormai può bucare l’infosfera e diventare virale. E forse, il vero orrore sta proprio qui.

Nicola Davide Angerame

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Nicola Davide Angerame

Nicola Davide Angerame

Nicola Davide Angerame è filosofo, giornalista, curatore d'arte, critico della contemporaneità e organizzatore culturale. Dopo la Laurea in Filosofia Teoretica all'Università di Torino, sotto la guida di Gianni Vattimo con una tesi sul pensiero di Jean-Luc Nancy, inizia la collaborazione…

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