Fu anche pittore. Marcel Duchamp al Centre Pompidou

Centre Pompidou, Parigi – fino al 5 gennaio 2015. A trentasette anni dalla prima retrospettiva che il museo francese dedicò all’inventore del ready made, Marcel Duchamp torna protagonista al Pompidou. Con una grande mostra incentrata sulla sua pittura. Mentre totalmente sottaciuta è Rrose Sélavy…

Intitolata Marcel Duchamp, la peinture même, la mostra al Pompidou è articolata come un’interessante retrospettiva che presenta la produzione pittorica del precursore dell’arte concettuale: noto ai più come colui che uccise la pittura, era anche lui, addirittura, pittore. Curata da Cécile Debray l’esposizione si presenta come un percorso comparativo e antologico – “erudito e didattico”, secondo Libération – che mira a mettere in luce la pittura di un artista che ha messo in crisi la pittura. E difatti la produzione pittorica è un aspetto poco conosciuto della sua opera, soprattutto in Europa, e la quasi totalità delle opere in mostra proviene dal Philadelphia Museum of Arts.
Complessa nella sua costruzione, l’esposizione propone un allestimento cronologico – lungo un percorso in nove sale – dove sono presentate cinquanta opere di Marcel Duchamp (Blainville-Crevon, 1887 – Neuilly-sur-Seine, 1968): l’obiettivo è comparare il lavoro del celebre scacchista con le opere di alcuni artisti suoi contemporanei. Si mostra così il pittore e il suo lavoro attraverso un gioco di rimandi e citazioni, ispirazioni e collaborazioni.

Marcel Duchamp - La peiture meme - veduta della mostra presso il Centre Pompidou, Parigi 2014 - photo © Silvia Neri

Marcel Duchamp – La peiture meme – veduta della mostra presso il Centre Pompidou, Parigi 2014 – photo © Silvia Neri

Da Cézanne a Gauguin, da Matisse a Nolde, da Kandinsky a Delaunay, i grandi maestri del pennello sono tutti qui, perché l’artista si lasciò influenzare dalle maggiori correnti pittoriche quali il Fauvismo, il Cubismo e il Futurismo, assorbendo da ciascuna elementi volti poi a essere sintetizzati dal suo ingegno. “Volevo distanziarmi dall’atto fisico della pittura. Ero più interessato a ricreare delle idee nella pittura […]. Volevo rimettere la pittura al servizio dello spirito”, scriveva lo stesso Duchamp.La mostra affronta quindi differenti tematiche: il clima erotico, comparato alla produzione di Alphonse Allais e Frantisek Kupka; i nudi, dove si vede chiaramente un riferimento a Edouard Manet e Arnold Böcklin, a Émile Bernard e George Braque, e anche al simbolismo di Odillon Redon. La deteorizzazione del Cubismo s’ispira ad Alexander Wilhelm Von Brill e Rudolf Diesel, mentre la parte dedicata alla meccanica trova riferimento in Francis Picabia e  Giorgio de Chirico.
La penultima parte è incentrata sull’“incosciente organico” (o meccanico viscerale) e la pittura di precisione e bellezza dell’indifferenza, la cui fonte d’ispirazione è André-Pierre Pinson da un lato e Jacques Alexandre Charles dall’altro. L’ultima sala presenta le Grand Verre, opera esoterica che si presenta come negazione e sublimazione della pittura, come dichiara la curatrice. Composta da due pannelli di vetro sovrapposti, in basso sono dipinti oggetti creati dall’artista qualche anno prima – una frantumatrice di cioccolato e degli stampi di figurine del gioco del massacro delle baracche ambulanti, supposte rappresentare i nove celibi. In altezza una forma indecifrabile: la sposa. L’opera originale è rimasta a Philadelphia e nell’esposizione è presente una delle quattro copie realizzate dal critico di arte svedese Ulf Linde sotto il controllo di Duchamp stesso.

Marcel Duchamp, La Partie d'échecs, 1910 - photo © Silvia Neri

Marcel Duchamp, La Partie d’échecs, 1910 – photo © Silvia Neri

All’interno di questa fitta e cospicua comparazione d’artisti, le fonti d’ispirazione di Duchamp sono interessanti e molto variegate: Chronophotographies di Etienne-Jules Marey, modellini su scala ridotta di meccanica, film libertini, radiografie, oggetti, libri di matematica, l’estetico gioco degli scacchi, e ancora Lucas Cranach il Vecchio.Vetrine di libri e fotografie, appunti e lettere svelano il processo artistico di Marcel Duchamp che, forse proprio in virtù di questo ecclettismo d’interessi e la non univocità d’intenti, rimane comunque fuori da ogni scuola pittorica. Presenti in sala vetrine di libri degli autori preferiti di Duchamp, di coloro che hanno arricchito il pensiero dell’artista: Laforgue, Roussel, Mallarmé, Lautréamont, Villiers de l’Isle-Adam. Ma anche oggetti vari, quali macchine fotografiche, marionette e sculture.
Unico neo dell’esposizione è la totale – e probabilmente voluta – assenza di riferimento a Rrose Sélavy, il cui nome si può leggere come “Eros c’est la vie” e “Arroser la vie”. Partogenico doppio femminile di Duchamp, presenza silente e ingombrante, genio creativo, non è nominata ma è presente dalla prima all’ultima stanza attraverso i copyright dell’artista stesso. Era infatti il 1920 quando Marcel Duchamp si duplicò scegliendo sembianze femminili. Con questo nome è indicato il copyright del ready made Fresh Widow e di Anémic Cinéma, cortometraggio girato da Man Ray.

Marcel Duchamp - La peiture meme - veduta della mostra presso il Centre Pompidou, Parigi 2014 - photo © Silvia Neri

Marcel Duchamp – La peiture meme – veduta della mostra presso il Centre Pompidou, Parigi 2014 – photo © Silvia Neri

Autonoma nella sua personalità autoaffermata, Rrose ha lo stesso enigmatico sorriso della Gioconda duchampiana L.H.O.O.Q. e usa un linguaggio enigmatico e ricco di aforismi, i cui riferimenti non mancano nelle opere presenti in sala. Ma in mostra è soprattutto presente il modellino di Étant donnés : 1° la chute d’eau 2° le gaz d’éclairage…,, installazione elaborata in segreto da Duchamp tra il 1946 e il 1966 a New York: quest’opera consiste in un gioco di sguardi tra spettatore e opera, in un processo di fecondazione oculare. Il titolo completo proviene da alcuni appunti di Duchamp per Il grande vetro che recitano “Étant donnés: 1. La chute d’eau, 2. Le gaz d’éclairage”. L’acqua e il gas sono gli elementi che animano sia Il grande vetro che Etant donnés, opere che possono considerarsi due facce della stessa medaglia – da un lato un mondo immaginato, dall’altro il mondo reale – e uno spioncino che rivela il niente e il tutto. La volontà di Duchamp è creare un effetto nello spettatore in cui mondo interiore e esteriore si fondano.
Probabilmente, in un disegno espositivo che cerca un ordine nel tempo e un ordine estetico nella linea pittorica del maestro del Dada, non c’era spazio per lei, Rrose, motore creatore e forza distruttiva al tempo stesso. Eppure Rsose è li, con Marcel, fin dall’inizio dell’allestimento della mostra che si apre con l’erotismo e si conclude con il voyerismo, circuito chiuso di nascita, morte e rinascita, alchemico processo per cui lo spettatore è complice della fecondazione di Rrose, che rinasce purificata e pronta di nuovo per l’eros. Questa lettura è sfuggita alla curatrice o è semplicemente lasciata allo spettatore?

 

Silvia Neri

 

Parigi // fino al 5 gennaio 2015
Marcel Duchamp – La peinture, même
a cura di Cécile Debray
CENTRE POMPIDOU
Place Georges-Pompidou
+33 (0)1 44781233
www.centrepompidou.fr

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Silvia Neri

Silvia Neri

Silvia Neri nasce a Vicenza nel 1985. Si laurea nel 2010 in Filologia Moderna presso l'Università degli Studi di Padova con una tesi in Storia dell'Arte contemporanea su Cremaster 3 di Matthew Barney. Nel 2008/2009 collabora con il Centro Nazionale…

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