La lunga strada di M9: a fine 2018 apre il polo per l’innovazione tecnologica-culturale di Mestre

Ultimo anno di lavori per la “piccola smart city” veneta. Nei giorni scorsi è stato lanciato un simbolico “conto alla rovescia” per l’apertura del polo finanziato dalla Fondazione di Venezia con 110 milioni di euro.

È trascorso esattamente un anno da quando venticinque manifesti con le fotografie che ripercorrevano le trasformazioni urbane di Mestre, opera dell’artista Alessandra Chemollo, davano vita a una mostra a cielo aperto per le strade della città veneta: si trattava di un’ulteriore tappa, dopo la mostra veneziana M9/Transforming the city, del percorso verso l’attesa apertura di M9. Proprio nel dicembre 2016, del resto, veniva svelato il restauro della facciata della ex Caserma Matter, adiacente la chiesa di Santa Maria delle Grazie, un tassello importante del nascente polo culturale mestrino progettato dallo studio berlinese Sauerbrunch Hutton, vincitore nel 2010 del concorso internazionale. L’opera, la cui realizzazione è promossa e sostenuta dalla Fondazione di Venezia con un investimento complessivo di 110 milioni di euro, una volta ultimata comprenderà sette corpi di fabbrica. Cinque le nuove edificazioni, cui andranno a sommarsi i volumi recuperati di un ex convento benedettino tardo cinquecentesco, ubicato nel centro città e impiegato anche come caserma e distretto militare. In questo edificio sarà ospitato l’Innovation Retail Center, solo uno dei nuovi indirizzi compresi nei circa 10.000 metri quadrati di M9.

UN PROGRAMMA FUNZIONALE MULTIFORME

M9, Chiostro esterno

M9, Chiostro esterno

Affidato alla Polymnia Venezia – la società strumentale della Fondazione di Venezia della quale è stato nominato Amministratore Delegato l’ingegnere Valerio Zingarelli – il progetto si ispira esplicitamente ai processi di rigenerazione urbana, diffusi su scala internazionale, che raccolgono in un unico centro funzioni eterogenee. “Generare occupazione, crescita e benessere per la collettività” sono tra gli obiettivi finali dell’operazione, contraddistinta da un ambizioso programma funzionale. Questa seconda opera italiana dello studio guidato dagli architetti Louisa Hutton e Matthias Sauerbruch – che ha già all’attivo un complesso per uffici a Milano – intende infatti diventare un “polo di innovazione tecnologica e culturale”, comprensivo di un innovativo museo multimediale dell’Italia del XX secolo, nonché un “centro di innovation retail in cui cultura, ricerca, tecnologia, edutainment incontrano le più innovative forme di retail”. Un mix culturale, ricreativo e commerciale dunque rivolto a target ampio; un’attenzione sarà destinata alle nuove generazioni, potenzialmente attratte dai servizi tecnologici innovativi che saranno messi a disposizione. A questo punto non resta che sperare, esattamente tra un anno, di poter finalmente varcare la soglia di M9 per presentarlo nella sua totalità.

– Valentina Silvestrini

http://www.m9museum.it/

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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