Giornata del Contemporaneo: Indipendence Day di un sistema che non si arrende

Quando marca veramente male, quando le speranze sono ridotte al lumicino, succede che la disperazione aguzzi l’ingegno. Ricordate le ultime battute di “Independence Day”? Piccole comunità isolate, dal deserto del Gobi all’America più profonda, minuti presidi umani sopraffatti dalla barbarie aliena si connettono grazie all’antiquato ma salvifico alfabeto morse. Linguaggio tanto semplice e banale da essere ignoto al dominatore stellare: modello capace di sovvertire anche l’ineluttabile.

Considerati i tempi, le risorse e le possibilità, questa ottava edizione della Giornata del Contemporaneo non può non ammantarsi di una veste eroica. Eroico è fare cultura, oggi, in Italia; eroico è sopravvivere allo iato che vede le istituzioni guardare al passato e il mercato guardare al futuro. Un fine settimana, questo, che segna l’ennesimo atto d’orgoglio di Amaci: il cartello che unisce gli spazi pubblici che lavorano nel contemporaneo sembra, al momento, la voce critica più ricca e dinamica di un sistema abbandonato a se stesso.
L’appuntamento romano di fine settembre ha confermato l’urgenza di confronti, dialoghi, azioni e reazioni; prediche in un deserto istituzionale francamente raggelante. Il pacco tirato da Ornaghi alla presentazione della Giornata non può essere rubricato come l’ennesimo granchio pescato da un ministro fuori luogo: è sintomo di una distanza, probabilmente, incolmabile.
E allora la sfida è proseguire il trend, aumentare la massa critica: 150mila presenze nel 2010, 240mila l’anno passato. Quante in questo 2012? Il più possibile. Non in nome di uno sterile, pietistico ed effimero sostegno, non siamo a Telethon: ma perché il lavoro quotidiano di Amaci e di chi si applica nel contemporaneo è di qualità, e lo conferma il cartellone che, anche quest’anno, mette a sistema un migliaio di soggetti, pubblici e privati, sparsi sull’intero territorio nazionale.

vezzoli per amaci Giornata del Contemporaneo: Indipendence Day di un sistema che non si arrende

Francesco Vezzoli per l’ottava Giornata del Contemporaneo

Francesco Vezzoli, insieme a Cattelan e Vascellari l’artista italiano attualmente più riconoscibile all’estero, ci mette la faccia a garanzia della validità del progetto: e lo fa in senso letterale, con il proprio autoritratto in marmo a fronteggiare un originale dell’imperatore Adriano, per l’immagine coordinata dell’evento. Ieri e oggi si guardano. Chissà se in cagnesco o meno.
In linea con i tempi, la tavola rotonda al Museion di Bolzano: Gabriella Belli si confronta con ospiti da Svizzera e Germania sul tema della sopravvivenza delle collezioni pubbliche al giorno d’oggi; attinente al momento anche l’asta che la Galleria Civica di Modena ha organizzato per una nuova indispensabile raccolta fondi post-terremoto. Non mancano i nomi grossi: Hermann Nitsch in performance al Mart, Martin Creed alla Galleria dell’Accademia di Firenze; al MAMBo laboratori per i bambini, guidati all’interno della mostra di Sissi, a Catania l’interattività coinvolge chiunque: allo spazio BOCS si acquista l’opera fai-da-te, il kit che permette di colorare e incorniciare in serie un lavoro di Scifo, mezzo per sostenere le attività future del polo.
L’idea è che, fatte salve le inevitabili eccezioni, oltre alla gratuità di tutti gli eventi esista – quest’anno per la prima volta – un altro filo conduttore, capace di unire le iniziative di Palermo a quelle di Bergamo. Un richiamo comune, condiviso, alla necessità di fare quadrato, fare sistema, lavorare per reagire. È l’Independence Day del contemporaneo. Senza troppi fronzoli, senza chissà quali effetti speciali: con vincente e disarmante semplicità. Quasi fosse un messaggio in alfabeto morse.

Francesco Sala

www.amaci.org/gdc/ottava-edizione

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Francesco Sala

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