Il settimo giorno. La domenica italiana in mostra a Vienna

Palais Metternich, Vienna – fino al 30 giugno 2017. All’Ambasciata d’Italia è protagonista una mostra dedicata al giorno più controverso della settimana. Raccontato da tre artisti nostrani contemporanei.

L’aspirazione alla felicità domenicale si risolve spesso in amarezza. Era la triste considerazione di Giacomo Leopardi in uno dei suoi esperimenti poetici più famosi, composto nel 1829. A metà del secolo successivo, questa aspirazione alla felicità domenicale è ancora il sentimento che anima l’escursione di massa da Roma verso la vicina spiaggia di Ostia nel film Domenica d’agosto (1950), di Luciano Emmer. Un affresco cinematografico affollato di personaggi e calato progressivamente nelle vicissitudini personali dei singoli protagonisti, raccontato in un solare bianco e nero che si snoda in maniera perfetta come un reportage di carattere sociale. D’altronde era – ed è – il prodotto intenso, ironico, drammatico di uno dei migliori documentaristi del cinema italiano, che si emancipa dalla esasperata tensione estetologica di un cupo bianco e nero, tipico della lunga stagione neorealista. Infatti il film fu stroncato dalla critica militante di allora.

Garland Salon. Exhibition view at Ambasciata d’Italia, Vienna 2017 (al centro, un’opera di Aldo Giannotti). Photo G. Gava

Garland Salon. Exhibition view at Ambasciata d’Italia, Vienna 2017 (al centro, un’opera di Aldo Giannotti). Photo G. Gava

TRE ARTISTI IN AMBASCIATA

Ai tempi d’oggi, torna sul tema l’Ambasciata d’Italia a Vienna, nella sua sede monumentale che fu, nel primo Ottocento, la dimora dello scaltro diplomatico austriaco e Cancelliere di Stato Klemens von Metternich. Vi è installata una mostra che per l’appunto si intitola Domenica. Certamente una domenica italiana, non solo per l’attuale titolarità della sontuosa sede diplomatica transitoriamente prestata all’arte contemporanea, ma anche per i soggetti che hanno sviluppato l’esposizione. In primo luogo, Marcello Farabegoli, curatore italiano di stanza a Vienna, similmente ai due dei tre artisti in mostra, Pablo Chiereghin (Adria, 1977) e Aldo Giannotti (Genova, 1977). Il terzo è Massimo Vitali (Como, 1944), che vive e lavora in Italia, e che, invitato a esporre alcune delle sue opere fotografiche con spiagge affollate di bagnanti, spesso caratterizzate da un colore anemico, pare rimandare al succitato film di Emmer. Però con una prospettiva rovesciata, grazie alla quale tiene a distanza la folla, simulando il lavoro distaccato di un abile fotoreporter di costume.

Pablo Chiereghin, Mir fehlt das Meer, 2013. Photo G. Gava

Pablo Chiereghin, Mir fehlt das Meer, 2013. Photo G. Gava

SOTTILI AMBIGUITÀ

Il mare! Ad esso si ispira innanzitutto un manifesto di Chiereghin pendente dalla balconata esterna del Palais Metternich. A guisa di un disagio, riporta un truismo cubitale d’ispirazione mediterranea: “Mir fehlt das Meer”. Detto altrimenti, mi manca il mare. Una verità incompleta, data l’incognita sul soggetto dell’enunciato, che, provocatoriamente e per ovvie ragioni, potrebbe benissimo intercettare l’inconscio collettivo del pubblico viennese. Così anche la mostra è animata da varie e sottili ambiguità, come le segnalazioni bilingue, sempre di Chiereghin, poste lungo il percorso dell’esposizione. Una di queste avverte gli ospiti che “A causa dell’alto numero di visitatori il buffet sarà servito con piatti, bicchieri e posate di plastica”. Oggetti privi di stile che stonano con l’ambiente di alto rango e perfino con i vassoi d’argento realmente utilizzati da impeccabili camerieri in guanti bianchi in occasione della performance inaugurale.

Aldo Giannotti, Pitch Invasion, 2017. Photo G. Gava

Aldo Giannotti, Pitch Invasion, 2017. Photo G. Gava

DISEGNI E INSTALLAZIONI

Giannotti, che è un abilissimo disegnatore, mette in scena su fogli bianchi folle di omini che invadono dei campi di calcio alla maniera di un rituale poco sportivo. Peccato – si direbbe – il formato ridottissimo delle sue opere, ma che per contrasto è il preludio alla grande installazione a firma congiunta Giannotti e Chiereghin, la quale occupa appieno il Salone delle feste dell’ambasciata: un tappeto di vera erba a simulare un autentico campo di calcio. Un effetto sorprendente, ma al tempo stesso malizioso per il fatto che l’anello e la linea di centrocampo vengano interrotti dalle pareti del salone. Metonimica rappresentazione collettiva della universale aspirazione alla felicità domenicale, risolta – ahinoi! – in una tangibile, fatale inquietudine.

Franco Veremondi

Vienna // fino al 30 giugno 2017
Domenica
PALAIS METTERNICH – AMBASCIATA D’ITALIA
Rennweg 27
www.ambvienna.esteri.it/ambasciata_vienna/it/

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Franco Veremondi

Franco Veremondi

Nato a Perugia, residente a Roma; da alcuni anni vive prevalentemente a Vienna. Ha studiato giurisprudenza, quindi filosofia con indirizzo estetico e ha poi conseguito un perfezionamento in Teoretica (filosofia del tempo) presso l’Università Roma Tre. È giornalista pubblicista dal…

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