Fra pittura e incisione. Sinibaldo Scorza approda a Genova

Palazzo della Meridiana, Genova – fino al 4 giugno 2017.La città ligure ospita la prima monografica mai dedicata al pittore e incisore genovese, apprezzato in vita da nobili, borghesi e intellettuali, ma dimenticato nei secoli successivi. Centocinque opere esposte, in gran parte provenienti da collezioni private. Tele, disegni, incisioni, narrano un percorso pittorico che elabora in maniera personale la lezione fiamminga.

Nonostante fra i suoi collezionisti si annoverasse anche la Regina Cristina di Svezia, e fosse stimato nell’ambiente dei circoli poetici (lo stesso Cavalier Marino gli dedicò ben tre madrigali nel 1619), Sinibaldo Scorza (Voltaggio, 1589 – Genova ,1631) dei Conti di Lavagna è probabilmente l’artista genovese con la minor fortuna critica fra Settecento e Novecento, nonostante la fama che lo accompagnò in vita e l’importante eredità lasciata nell’ambiente della scuola pittorica genovese (e questa riscoperta si deve ad Anna Orlando, curatrice della mostra).

UN ARTISTA DI RESPIRO EUROPEO

La Genova del primo Seicento era una città vivace, estremamente ricca grazie ai floridi commerci diretti dalle grande famiglie di armatori e banchieri, che reinvestivano nell’arte una parte non trascurabile dei loro introiti. Genova fu infatti tra le prime città italiane dove si affermò il “mercato libero” degli artisti, che potevano facilmente rivolgersi all’acquirente privato, affrancandosi dalle committenze dei poteri pubblici. Di fatto, Genova ha sempre avuto un’anima borghese, ancora prima che questo ceto nascesse, e la sua storia politica lo dimostra. Un ambiente anche socialmente favorevole ai pittori fiamminghi che, numerosi, vi calarono in quel primo quarto del XVII secolo. Pur ispirandosi a loro (in particolare a Brueghel), e passando per la lezione del Paggi, presso il quale si formò, Scorza sviluppò una personale poetica pittorica, caratterizzata da un profondo interesse per gli animali, che lo vide dipingere numerose scene bibliche e mitologiche, alle quali aggiunse anche creature “moderne”, come i pappagalli sudamericani. Altre invece provengono dalle favole di Esopo, che Scorza conobbe attraverso dipinti di altri artisti. Un’attitudine che dimostra la sua attenzione per l’evoluzione della conoscenza; del resto il Seicento fu il secolo delle accademie e dello sviluppo scientifico, anche nei campi della botanica e dell’etologia. L’Europa fece da sfondo a un’ampia circolazione delle idee – prima che la Controriforma prendesse il sopravvento –, di cui beneficiò anche la pittura.

Sinibaldo Scorza, Cuccioli di cinghiale

Sinibaldo Scorza, Cuccioli di cinghiale

PITTORE “ANIMALISTA” E PITTORE DI GENERE

La quasi continua presenza di animali vivi, e non di oggetti o cibi, fa sì che le nature morte di Scorza siano comunque “animate”, e la particolare attenzione, la tenerezza con cui li ritrae, anche nelle miniature, ne fecero uno dei primi “animalisti” della pittura non solo genovese ma anche italiana. Un’innovazione che paradossalmente gli costò cara, poiché nel Settecento questo tipo di pittura viene considerata “di genere”, godendo di assai minor stima, e tanti suoi quadri, per almeno due secoli, finiranno senza attribuzione o saranno attribuiti a pittori fiamminghi. Pertanto, nonostante il certo ordine fatto dalla mostra genovese, è probabile che esistano altre sue tele “sconosciute”. Pittore di genere Scorza già lo era per altre opere, quali le numerose scene bibliche o classiche; molte di queste hanno Orfeo come protagonista (un omaggio agli amici poeti), mentre nella Caccia di Didone il pittore cita alla lettera Virgilio, dimostrando la sua conoscenza della cultura classica.
Pregio della mostra, l’affiancare alle opere di Scorza quelle di suoi contemporanei, anche fiamminghi, così da poter apprezzare le differenze di stile; fra questi, i fratelli Lucas e Cornelis de Wael, che, soggiornarono a Roma al pari dell’artista genovese, cui furono attribuite due loro vedute di Livorno. Scorza immortala la romana e romanesca Piazza di Pasquino esaltandone la placida e animata quotidianità. Una placidità che si ritrova nelle atmosfere bucoliche delle scene mitologiche, dove Scorza sembra riuscire a dipingere persino il suono della lira di Orfeo.

I DISEGNI

A Palazzo Rosso, invece, il corpus dei disegni, che Scorza realizzò in gran numero come continuo esercizio di preparazione e miglioramento della sua pittura. E questa “appendice” è utile per capire l’evoluzione di un pittore assai interessante, portatore di una nuova sensibilità pittorica, e dalle cui tele si percepisce il clima vivace della Genova del Seicento, dove la committenza privata favoriva lo sviluppo dell’arte e della cultura in genere.

Niccolò Lucarelli

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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