Teatrum Botanicum: 2 giorni di performance e dj set sulla natura al PAV di Torino

Terza edizione del festival costituito da pratiche performative, proiezioni, talk e performance-lecture, dj set e live set legate a tematiche ecologiche che per due giorni, 14 e 15 settembre, occuperà gli spazi del PAV – Parte Arco Vivente di Torino.

La terza edizione di Teatrum Botanicum occuperà gli spazi del PAV – Parte Arco Vivente di Torino da venerdì 14 (inaugurazione alle 18) a sabato 15 settembre. Ma il verbo occupare, mai come in questo caso, ha una connotazione iperdinamica, se è vero che basterà muoversi in quegli spazi per annusare delle azalee: gesto minimo necessario per rendersi conto del fatto che siamo già ecologici sebbene non ne siamo consciamente consapevoli. Non solo azalee, però, ma una fitta serie di eventi time-based – il filosofo inglese del linguaggio Gareth Evans avrebbe preferito travel-based – che ruotano attorno a due concetti cardine: quello di script e quello di tuning, sintonia. Entrambi prelevati dal lavoro dello psicologo Frederic Charles Bartlett, dettano l’andatura di una serie di interventi artistici che si situano «in un terreno liminale tra dimensione espositiva e performativa» (si legge nel testo di presentazione): la curatela esplode mentre le azalee sbocciano.

The Boys and Kifer – Mimetic Ensemble for a Church (2018)   (Photo by Danilo Donzelli Photography)

The Boys and Kifer – Mimetic Ensemble for a Church (2018) (Photo by Danilo Donzelli Photography)

NATURA E MUSICA

Feticcio della scienza cognitiva di prima generazione – le è stretta parente quella di frame – la nozione di script rende possibile modellizzare un’operazione estremamente complessa come la categorizzazione delle informazioni, sia di un essere umano o di un sistema artificiale che organizza dati. Ma i dati possono contraddire il copione: e cosa succede nel nostro cervello di fronte a un’azalea non ancora fiorita, che è verde piuttosto che rosa? Come si comporta di fronte a informazioni che contraddicono lo script? In vari modi, risponde Bartlett, ma solo uno di questi è rilevante per la curatela esplosa del PAV: l’attunement, l’armonizzarsi, il sintonizzarsi. Termine prelevato dal lessico musicologico e utilizzato ampiamente anche da Timothy Morton – pensatore i cui concetti stanno trovando negli spazi del PAV una sorta di casa ideale – il tuning ci porta dritti dritti a quanto succederà in questa due giorni: «Quando nel film Dark City il protagonista scopre che può “sintonizzarsi”, significa che è dotato di telecinesi e può effettuare azioni implausibili a distanza», scrive Morton, nello spazio come nel tempo.

GLI APPUNTAMENTI

Devono averlo pensato anche The Boys and Kiefer, che in Ritual Experience #1 (2018) riprende un rituale iniziato secoli fa e destinato a ripetersi ancora per anni, Enrico Boccioletti che approccia con un’opera un po’ cinema un po’ concerto (A shade of what remains unsaid, 2017) modalità percettive che sfuggono alla possibilità di essere descritte, Michela Depetris, che ha sognato di essere un’aliena e di organizzare karaoke popolari sul pianeta Terra (Che Wing Gun, 2018), e Furlani-Gobbi, che in Die Furlani-Gobbi Sammlung: Staffage trasferiscono tracce mnestiche relative a una singola opera, Il cuore delle ande di Frederic Edwin Church, su un display mobile che si configura a seconda delle esigenze installative dell’esibizione (uno script che si iscrive su uno script, insomma).

Rocchetti_the frieze   claudio rocchetti & jan utecht

Rocchetti_the frieze claudio rocchetti & jan utecht

RITORNO AL LIBRO-GAME

Vi è poi la pubblicazione di un vero e proprio libro-game (quale migliore esemplificazione del concetto di script?), Acherotipismo, realizzato dal collettivo ALMARE, che ha coinvolto Andrea Valle, Mauro Lanza (con il loro Systema Naturæ) e Renato Grieco per indagare temi come l’autorialità (attraverso il riferimento alle opere acherotipe, ovvero non prodotte da mano umana), la programmazione come sistema di creazione, il rapporto macchina-performer e la Natura intesa come Creatura. E ancora Treasure Trove (2017-18) di Gabriele Rendina Cattani: microfoni a contatto che registrano onde terrestri, una sorta di scoperta virtuale, un atlante di reperti archeologici re-incarnati e anacronistici: autocarri come eroi mitologici, canzoni commerciali come intagli nella roccia, colonne sonore come versi di animali estinti. E per finire in bellezza, la techno dub molto concreta di Claudio Rocchetti e, domenica 16, un workshop con Enrico Malatesta. Insomma, ci sarà di che sintonizzarsi, coscienti del fatto che la sintonizzazione è il carburante delle deviazioni e che il carisma è il carburante della sintonizzazione: «il carisma – ancora Morton – ci induce a esitare, a ondeggiare nel suo campo di forza». E che cosa implicherebbe l’emissione di un campo energetico del genere? «Tanto per cominciare, implicherebbe che l’arte non è solo una ciliegina per decorare i dolci. Implicherebbe […] che (orrore! orrore!) l’arte sortisce su di me un effetto che non riesco a controllare». Così, tanto per cominciare…

-Vincenzo Santarcangelo

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Vincenzo Santarcangelo

Vincenzo Santarcangelo

Vincenzo Santarcangelo insegna al Politecnico di Torino e allo IED di Milano. Membro del gruppo di ricerca LabOnt (Università di Torino), si occupa di estetica e di filosofia della percezione. È direttore artistico della rassegna musicale “Dal Segno al Suono”,…

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