Partono con le performance di Simone Forti le Furla Series. Le immagini

Fino al 23 settembre, la Sala Fontana, al quinto piano del Museo del Novecento di Milano ospita il reenactment, la riproposizione di quattro performance della famosa coreografa e teorica americana, dal titolo “To Play The Flute”. Con la curatela di Bruna Roccasalva e Vincenzo de Bellis il progetto è il primo atto dei Furla Series #01.

Non è riuscita a raggiungere Milano, Simone Forti (1935, Firenze), artista, danzatrice, coreografa, cantrice del postmodern. Italo americana, nata da genitori ebrei, ha lavorato con Trisha Brown, Yvonne Rainer e Steve Paxton, tra gli altri e performato e lavorato nei musei di tutto il mondo. Oggi, in Lombardia, quattro dei suoi Signature pieces, così come li ha definiti lei in un breve videomessaggio inviato al pubblico, sono visibili fino al 23 settembre al Museo del Novecento, nella Sala dedicata a quel Lucio Fontana nel frattempo celebrato all’Hangar Bicocca. To Play The Flute, questo il titolo del progetto a cura del neocuratore al Walker Center di Minneapolis Vincenzo de Bellis e Bruna Roccasalva, rievoca la scena performativa degli anni ‘60 attraverso quattro momenti di studio e di ricerca della Forti sull’iridescenza tra oggettività e soggettività fisica.

CHI È SIMONE FORTI E GLI ANNI DE L’ATTICO

Nel 1968 Simone Forti, dopo anni di lavoro negli Stati Uniti, e due separazioni, da Robert Morris e Robert Whiltman, con i quali aveva condiviso vita ed esperienze in ambito artistico, torna in Italia con i genitori e comincia a collaborare con Fabio Sargentini. È alla galleria L’Attico, infatti, che realizza due serate retrospettive sulla sua performance, eseguendo anche Sleepwalkers, una delle performance in scena a Milano. Sempre con Sargentini, nel 1969, organizza il festival Danza Volo Musica Dinamite, coinvolgendo tutti i protagonisti della scena newyorkese che aveva frequentato nei suoi anni americani, ma anche personaggi del calibro di Charlemagne Palestine, con la quale successivamente ha collaborato, Joan Jonas, La Monte Young.

Huddle (1961), Simone Forti, Museo del Novecento

Huddle (1961), Simone Forti, Museo del Novecento

LE PERFORMANCE NELL’AMBITO DELLE FURLA SERIES

A Milano, al quinto piano del Museo del Novecento, grazie alla supervisione di una degli assistenti storici di Simone Forti, Claire Filmon, prende forma Huddle (1961), intreccio collettivo che unisce un gruppo di persone: strette le une alle altre, creano una sola entità strutturale. Un insieme disuniforme di braccia, gambe, busti e teste prende forma sotto gli occhi degli spettatori, diventando una scultura fatta di corpi che ad uno ad uno scalano la massa per poi rientrare a farne parte. C’è poi Censor, sempre del 1961, che si configura come uno scontro tra suoni: una pentola piena di chiodi viene scossa da un performer mentre una canzone è intonata ad alta voce da una ragazza.
Cloths (1967) è una azione schermata da tre tele nere che, poste di fronte alle vetrate, nascondono altrettanti performer che cantano, sovrapponendo le loro voci a brani preregistrati di altre canzoni, sfogliando continui veli di stoffe differenti.

Choths, 1967, performance di Simone Forti, Museo del Novecento

Choths, 1967, performance di Simone Forti, Museo del Novecento

I PROSSIMI APPUNTAMENTI

Infine Sleepwalkers (1968), interpretato dalla stessa Claire Filmon, è uno dei lavori più noti di Simone Forti ed è legato alla sua esperienza in Italia negli anni ‘60. Il risultato è un lavoro meditativo, basato sui comportamenti abituali che gli animali sviluppano negli zoo cittadini e in risposta all’ambiente confinato in cui si trovano. Queste attitudini vengono restituite nell’azione performativa tramite movimenti minimi che indagano il complicato equilibrio tra restrizione e libertà. La programmazione di Time after Time, Space after Space, titolo complessivo delle Furla Series, include altri quattro appuntamenti con artisti internazionali che si alterneranno a cadenza bimestrale: Alexandra Bachzetsis (novembre 2017), Adelita Husni-Bey (gennaio 2018), Paulina Olowska (marzo 2018) e Christian Marclay (aprile 2018).

LE FURLA SERIES

Time after Time, Space after Space, in collaborazione con il Museo del Novecento, è un progetto promosso da Fondazione Furla, la quale dopo aver posto fine al Premio omonimo, per oltre dieci anni tra i più importanti riconoscimenti per la giovane arte in Italia, ha intrapreso una nuova programmazione culturale basata su una serie di partnership esterne, con l’obiettivo di sostenere attraverso le Furla Series la sfera istituzionale. Con la curatela di Bruna Roccasalva e Vincenzo de Bellis il progetto con Simone Forti è il primo atto di questa “serie”.

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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