ViennaFair 2015, malgrado tutto. Ridimensionata dopo la “secessione”, ecco le immagini della fiera che torna a battere più di un colpo, pronta a ricominciare. Sopravviverà?

L’urlo senza scampo di Gottfried Helnwein (Autoritratto, 2008; stand Baha Fine Art, Vienna) incarna quanto basta l’icona crudele della ViennaFair, per l’undicesima volta sulla scena artistica della capitale austriaca. Dall’edizione scorsa ha dovuto subire una grave menomazione, causa la drastica scissione dell’apparato organizzativo a discapito della proprietà e del marchio. Riesce a mettere insieme fino […]

L’urlo senza scampo di Gottfried Helnwein (Autoritratto, 2008; stand Baha Fine Art, Vienna) incarna quanto basta l’icona crudele della ViennaFair, per l’undicesima volta sulla scena artistica della capitale austriaca. Dall’edizione scorsa ha dovuto subire una grave menomazione, causa la drastica scissione dell’apparato organizzativo a discapito della proprietà e del marchio. Riesce a mettere insieme fino all’11 ottobre 58 espositori, tutti in larga maggioranza austriaci. Non c’è confronto con lo standard internazionale delle circa 120 gallerie d’un tempo, perse nella scissione dalla quale è appena nata, ed è già ben sviluppata, la Vienna Contemporary, prima edizione archiviata neanche due settimane fa.
Però, “ormai agonizzante”, come si è andato dicendo, la ViennaFair 2015 non è apparsa affatto tale nel corso dell’opening, affollato e vivacizzato da un pubblico evidentemente affezionato. Ripagato a sua volta da un felice allestimento nel cui ampio spazio centrale staziona un enorme tavolo relax-conversazione-ristoro in guisa di installazione satura di specchi incorniciati in oro. ViennaFair 2015, insomma, sempre ancorata alla moderna residenza fieristica del Prater, reinventa la propria immagine. E riprogetta anche il proprio modulo, ora a due sezioni, l’una canonica, dedicata alle giovani generazioni, l’altra ai Masters: rispettivamente 42 e 16 gallerie. Vi si affacciano nuovi espositori, ma vi partecipa anche qualche buon nome di casa come la Galerie Lang o la Heike Curtze (associata a Petra Seiser). Unica presenza italiana è la bolzanese Galerie Alessandro Casciaro (ex Goethe), che mostra di essere a proprio agio con artisti e pubblico di lingua tedesca. Le sta giusto accanto il giovane brand italofono Marcello Farabegoli Projects, radicato a Vienna, che occupa due stand tra loro attigui per ricomporre in sintesi le buone iniziative promosse durante quest’ultimo anno.
In appendice, la fiera regala ai visitatori un’apprezzabile mostra storica sull’arte cinetica sviluppata a Vienna nei Sessanta: kínēsis appunto, selezionata da collezioni pubbliche e private, a cura di Angela Stief.

Franco Veremondi

www.viennafair.at

 

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Franco Veremondi

Franco Veremondi

Nato a Perugia, residente a Roma; da alcuni anni vive prevalentemente a Vienna. Ha studiato giurisprudenza, quindi filosofia con indirizzo estetico e ha poi conseguito un perfezionamento in Teoretica (filosofia del tempo) presso l’Università Roma Tre. È giornalista pubblicista dal…

Scopri di più