Subito fuori Milano c’è da visitare l’Abbazia di Mirasole. Con una mostra dedicata alla lana e alla sua lavorazione

Un viaggio tra la produzione e la lavorazione delle fibre tessili, pensato per scoprire come queste abbiano intrecciato la vita quotidiana del Basso Milanese attraverso le opere di una coltivatrice e artista degli Anni Settanta

Risalire alle origini della manifattura tessile, ricordare e valorizzare la presenza degli Umiliati nell’Abbazia di Mirasole, nel Comune di Opera (poco distante da Milano), e accompagnare il pubblico alla scoperta delle antiche tecniche di lavorazione dei tessili delle donne: è questo l’obiettivo che si è posta Elisabetta Viganò, curatrice della mostra Humilis lana, le fibre naturali tra necessità e bellezza. Il progetto espositivo intende mettere in luce quanto queste attività artigianali abbiano intrecciato la vita quotidiana del Basso Milanese, riunendo le opere della coltivatrice e artista Luisa Carminati (Brembio, 1927 – 1986), visibili dal 9 novembre (e ogni domenica fino al 21 dicembre).

La mostra “Humilis lana, le fibre naturali tra necessità e bellezza” all’Abbazia di Mirasole

Ad animare gli spazi dell’Abbazia di Mirasole sono i quadri realizzati da Luisa Carminati, fondatrice dell’omonimo Museo della Civiltà Contadina. L’artista raccontò il mondo rurale, lavorativo e culturale del Basso Milanese attraverso una grande raccolta di attrezzi e 150 dipinti realizzati tra il 1979 e il 1986.

La mostra si arricchisce inoltre con l’esposizione di attrezzi del mestiere, oggetti artigianali, manufatti e documenti risalenti ai primi decenni del Novecento o antecedenti, provenienti dalla collezione dell’artista, che negli Anni Settanta contribuì anche alla nascita del Parco Agricolo Sud Milano.

Parola a Elisabetta Viganò, curatrice della mostra all’Abbazia di Mirasole

Le fibre naturali hanno avuto grande importanza per lo sviluppo del nostro territorio: la domus di Mirasole fu un centro in cui gli Umiliati lavoravano la lana, e questa mostra vuole illustrare tutte le fasi di quest’arte”, spiega Elisabetta Viganò, curatrice della mostra. “Scoprire, attraverso oggetti concreti e i quadri didattici esposti, i passaggi che portano dalla fibra grezza ai tessuti, comprendendone la fatica e la dedizione, ci aiuta a essere più consapevoli del loro valore, che la nostra società rischia di perdere con la cosiddetta fast fashion. La storia ci insegna un uso più sostenibile delle fibre tessili. Mi piace anche ricordare il ruolo importante delle donne e il loro impegno nell’aggiungere bellezza ai capi con il ricamo: un lavoro lento e paziente che testimonia la maestria, l’abilità manuale e le doti artistiche di molte fanciulle, spesso nonostante non avessero potuto accedere a un’adeguata istruzione”.

L’Abbazia di Mirasole: la storia

Costruita tra il XII e il XIII Secolo come grangia agricola (complesso destinato all’attività agricola e alla conservazione dei prodotti), l’Abbazia di Mirasole fu fondata dagli Umiliati, un ordine religioso riconosciuto nel 1201 da papa Innocenzo III. Tra XIII e XIV Secolo divenne un importante centro religioso e agricolo, intrattenendo rapporti economici con la Fabbrica del Duomo di Milano.
Dopo la peste nera del Trecento, la crisi ridusse le attività e i frati affittarono le terre alla nobiltà milanese. Nel 1482 l’Abbazia divenne una commenda (bene amministrato da un beneficiario laico o religioso) e, a seguito dell’attentato fallito a San Carlo Borromeo da parte di un Umiliato nel 1571, papa Pio V soppresse l’ordine.
Circa dieci anni più tardi Mirasole passò al Collegio Elvetico, segnando la fine della vita monastica. Con Napoleone, nel 1797, l’Abbazia fu donata all’Ospedale Maggiore di Milano in segno di riconoscenza per l’assistenza prestata ai soldati feriti.
Durante l’Ottocento e il Novecento Mirasole fu abitata da contadini e subì varie trasformazioni e restauri, chiudendo al culto nel 1903.
 Dal 2013 al 2016 ospitò i Canonici Regolari Premostratensi, che avviarono una breve rinascita spirituale e culturale, ma la comunità si sciolse per mancanza di membri.
 Nel 2016 la gestione passò alla Fondazione Progetto Mirasole, che ne preserva e valorizza tuttora il patrimonio storico e architettonico. 

Valentina Muzi

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Valentina Muzi

Valentina Muzi

Valentina Muzi (Roma, 1991) è diplomata in lingue presso il liceo G.V. Catullo, matura esperienze all’estero e si specializza in lingua francese e spagnola con corsi di approfondimento DELF e DELE. La passione per l’arte l’ha portata a iscriversi alla…

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