Le chiese e i conventi da visitare a Lecce

Meta di mare gettonatissima per le sue coste, il Salento è anche ricco di arte e cultura. E che arte! Un giro nel centro storico di Lecce svela autentici tesori di architettura e scultura barocche che danno vita a un autentico tripudio decorativo, assolutamente indimenticabile

Il volto artistico di Lecce è un trionfo barocco: chiese e palazzi riccamente decorati creano una sorta di scenografia esaltata dai toni caldi della pietra locale: tutto contribuisce a dare vita a un’atmosfera di impareggiabile bellezza. In passato la città salentina veniva chiamata “città-chiesa” per l’altissima concentrazione dei suoi luoghi di culto: a partire dal XVII secolo furono infatti i vescovi a imprimere un rinnovamento a Lecce, e per tutto il Settecento lo stile barocco fu quello adottato in tutti i principali cantieri urbani. Vi proponiamo un itinerario tra gli edifici sacri più belli, ricchi di decorazioni esuberanti e fastose che, colpite dal sole dell’estate mediterranea, generano uno straordinario gioco di luci e ombre.

Marta Santacatterina

DUOMO E PALAZZO VESCOVILE DI LECCE

Sulla piazza cuore della città storica, si affaccia il Duomo dedicato a Santa Maria Assunta: il primo edificio fu costruito nel 1144, ma quello che oggi si può vedere è frutto di un rifacimento voluto nel 1659 dal vescovo Luigi Pappacoda, che per l’impresa incaricò l’architetto leccese Giuseppe Zimbalo. Caratteristica peculiare della chiesa sono le due facciate: una più sobria che si rivolge verso il palazzo vescovile, l’altra barocca, che dà sulla piazza e che costituisce il prospetto principale, coronato dalla statua di Sant’Oronzo collocata all’interno di una sorta di esuberante arco trionfale. All’interno il soffitto è a lacunari intagliati e dorati, gli altari inquadrati da colonne tortili decorate con motivi a fiori, frutta, uccelli, mentre la cripta, ricostruita nel XVI secolo, è sorretta da ben 92 colonne con capitelli decorati. Tra i dipinti più importanti il Duomo di Lecce custodisce il Sant’Oronzo di Giovanni Andrea Coppola, divenuto l’immagine ufficiale di questo santo molto venerato nel Salento. Il campanile è a cinque piani, con un’edicola ottagonale a forma di cupola, e sulla piazza sorge anche il palazzo vescovile: costruito negli Anni Venti del Quattrocento, fu rifatto nel 1632 e la facciata venne progettata nel 1758 da Emanuele Manieri con l’aggiunta di un avancorpo in stile rococò.

https://www.cattedraledilecce.it/

Duomo di Lecce, photo Alessio Lojk via Wikimedia, CC BY SA 4.0

Duomo di Lecce, photo Alessio Lojk via Wikimedia, CC BY SA 4.0

LA CHIESA DI SAN MATTEO A LECCE

Concavo e convesso si uniscono armoniosamente nella facciata della chiesa di San Matteo, creando un “movimento” tipicamente barocco. Il luogo di culto venne costruito tra il 1667 e il 1700 sull’area di un convento già esistente e per il progetto si prese spunto dalla chiesa romana di San Carlo alle Quattro Fontane di Borromini e da altre architetture torinesi dell’architetto seicentesco Guarino Guarini. Anche la forma della pianta è tipica di quel periodo: è infatti ellittica e caratterizzata da cappelle laterali divise da pilastri, ognuno dei quali reca una statua raffigurante un Apostolo. Tra le opere da ammirare all’interno di San Matteo di Lecce, oltre a tanti dipinti del Settecento, vi è l’altare maggiore con una scultura raffigurante proprio San Matteo, realizzata in legno da Gaetano Patalano.

https://www.sanmatteolecce.it/

Chiesa di San Matteo a Lecce, photo Pioggia sole via Wikimedia

Chiesa di San Matteo a Lecce, photo Pioggia sole via Wikimedia

CHIESA DEL CARMINE E CHIOSTRO DEI CARMELITANI A LECCE

Ricca di fregi e decori, la facciata della chiesa del Carmine è attribuita a Mauro Manieri e si articola su tre ordini, nei quali si aprono delle nicchie che ospitano le relative sculture. Nel primo registro il timpano curvilineo sopra il portale accoglie all’interno di un clipeo la Madonna del Carmine, mentre a destra e a sinistra si dispongono le figure intere dei carmelitani sant’Angelo da Gerusalemme e sant’Alberto degli Abati, nonché quelle dei profeti Elia ed Eliseo. Nel secondo ordine, ai lati del finestrone centrale, sono collocate le statue di santa Teresa d’Avila e santa Maria Maddalena de’ Pazzi, mentre il terzo ordine si caratterizza prevalentemente per abbondanti decorazioni architettoniche. Fu l’architetto Giuseppe Cino a ricostruire, a partire dal secondo decennio del Settecento, l’edificio, impostandolo su pianta ellittica a navata unica: l’interno ospita pregevoli altari barocchi, anch’essi di mano di Mauro Manieri. Il complesso dei Carmelitani comprendeva anche un bel chiostro, che ora è sede del Rettorato dell’Università del Salento.

Chiesa del Carmine a Lecce, photo Lupiae via Wikimedia CC BY SA 4.0

Chiesa del Carmine a Lecce, photo Lupiae via Wikimedia CC BY SA 4.0

BASILICA DI SAN GIOVANNI BATTISTA AL ROSARIO A LECCE

Affacciata su via Libertini, sulla quale si trovano altri importanti monumenti di Lecce come la porta Rudiae, la chiesa cosiddetta del Rosario è conosciuta anche come San Giovanni Battista ed esisteva fin dal Trecento, prima della ricostruzione in forme barocche. Il nuovo edificio fu progettato tra il 1691 e il 1728 da Giuseppe Zimbalo e può essere considerato il suo “manifesto” artistico: inedita è infatti la pianta a croce greca impostata attorno a un ambiente ottagonale. Gli interni sono fastosi, anche grazie agli altari di Mauro Manieri, e il pulpito, scolpito in pietra locale, narra le storie dell’Apocalisse, mentre i pilastri recano gli stemmi delle famiglie nobiliari di Lecce. Il trionfo decorativo della facciata si distribuisce su due ordini segnati da una profonda balaustra arricchita con statue innalzate su sfere di pietra e raffiguranti le visioni del profeta Ezechiele, ma non mancano composizioni esuberanti di frutti. Al centro invece si erge la statua della Vergine. Nell’ordine inferiore fa bella mostra di sé un portale fiancheggiato da due imponenti colonne tortili, sormontato dagli emblemi dei domenicani e dalla statua di san Domenico di Guzman. Ai lati del portale due nicchie ospitano un San Giovanni Battista e il beato Francesco dell’Ordine dei predicatori.

Basilica di San Giovanni Battista al Rosario a Lecce, photo Tango7174 via Wikimedia

Basilica di San Giovanni Battista al Rosario a Lecce, photo Tango7174 via Wikimedia

BASILICA DI SANTA CROCE E CONVENTO DEI CELESTINI

La basilica di Santa Croce è il massimo capolavoro del Barocco leccese, con il suo tripudio di rilievi e sculture che ricoprono la grandiosa facciata. La chiesa fu costruita tra 1549 e 1646 da tre architetti, di cui sono riconoscibili i diversi stili: il primo a intervenire su un precedente luogo di culto fu Gabriele Riccardi, cui si deve la parte inferiore della facciata con colonne a fusto liscio. Il lungo cantiere fu poi condotto da Francesco Antonio Zimbalo, autore del protiro e dei portali laterali, mentre la parte alta del prospetto è opera di Cesare Penna: qui si ammira una balconata sorretta da telamoni, leoni, draghi e altri animali fantastici, oltre a dei putti con i simboli del potere, colonne con motivi zoomorfi e, al centro di tutto, un antico rosone medievale. Conclude la facciata un fastigio con stemma dei Celestini e la Croce a cui è dedicata la chiesa. L’interno non è da meno: allo stile classico di Riccardi si aggiunsero le decorazioni barocche e preziosi altari come quello di San Francesco di Paola, realizzato dallo Zimbalo.
A fianco della chiesa l’ex convento (ora sede della Provincia di Lecce) è opera sia di Gabriele Riccardi sia di Giuseppe Zimbalo, che si occupò in particolare del prospetto a bugne con finestre incorniciate da decorazioni.

https://basilicasantacrocelecce.it/

Basilica di Santa Croce, photo Tango7174 via Wikimedia CC BY SA 4.0

Basilica di Santa Croce, photo Tango7174 via Wikimedia CC BY SA 4.0

LA CHIESA DI SAN GIOVANNI EVANGELISTA

Era il 1133 quando il conte normanno Accardo fondò un monastero per accogliere le giovani nobili, e ancora oggi il cenobio ospita delle monache di clausura, peraltro famose per la produzione della pasta di mandorla con una tecnica molto antica e ricca di significati simbolici. La chiesa fu ricostruita nel XVII secolo e all’interno si caratterizza per un pregevole pavimento in maiolica e per un soffitto ligneo a lacunari intagliati. Le navate sono arricchite da numerosi altari barocchi e da alcune statue in legno attribuite allo scultore Nicola Fumo.
La facciata di San Giovanni Evangelista di Lecce è semplice e decorata solo da una scultura lapidea raffigurante San Benedetto; da non perdere, infine, il “tesoro” che raccoglie oggetti in argento per uso liturgico e preziosi paramenti sacri.

https://www.benedettinelecce.it/

Chiesa San Giovanni Evangelista a Lecce, photo Colar via Wikimedia

Chiesa San Giovanni Evangelista a Lecce, photo Colar via Wikimedia

LA CHIESA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI

L’edificio sacro è noto anche per la sua dedica a San Francesco di Paola e la sua origine è particolare: la chiesa fu infatti costruita per volere del nobile fiorentino Bernardo Peruzzi a partire dal 1524. Nonostante i vari rifacimenti, si è conservato il raffinato portale che risale all’epoca rinascimentale ed è abbellito dalle sculture del leccese Gabriele Riccardi: le colonne sono decorate con tralci vegetali e floreali e sostengono un architrave con rilievi con festoni e un corteo di personaggi che secondo alcune interpretazioni raffigura il Trionfo di Galatea. Alla pari di tanti portali fin dall’epoca medievale, nella lunetta è ospitata una Madonna con bambino affiancata dagli angeli che la incoronano: il gruppo è attribuito a Francesco Antonio Zimbalo. I prospetti della chiesa sono decorati da archetti ciechi che terminano con delle testine umane raffiguranti religiosi, santi, abati, sovrani e soldati.

Chiesa Santa Maria degli Angeli a Lecce, photo Lupiae via Wikimedia

Chiesa Santa Maria degli Angeli a Lecce, photo Lupiae via Wikimedia

LA CHIESA DEI SANTI NICCOLÒ E CATALDO

Fu Tancredi d’Altavilla, ultimo re dei Normanni, a voler far costruire questa chiesa che, come recita l’epigrafe in facciata, venne ultimata nel 1180, divenendo un modello stilistico per la Terra d’Otranto. Di quell’epoca si ammirano il rosone e il portale contornato da tre fasce di rilievi geometrici e fitomorfi e che racchiude un affresco con la Madonna con bambino. Le altre sculture e il resto della facciata si devono invece all’intervento di rinnovamento realizzato nel 1716 da Giuseppe Cino. Si tratta insomma di un prospetto nel quale lo stile normanno si fonde con il barocco leccese. L’interno è diviso in navate alte e strette e le volte sono ricoperte da affreschi, alcuni dei quali di epoca gotica come quelli che illustrano le Storie di San Nicola e di San Benedetto. Il campanile è di epoca romanica, mentre la cupola della chiesa, che si imposta su un alto tamburo ottagonale, è di ispirazione orientale.

https://www.comune.lecce.it/vivi-lecce/itinerari-turistici/visite-alla-chiesa-dei-s.s.-niccol%C3%B2-e-cataldo

Chiesa dei Santi Niccolò e Cataldo a Lecce, photo Toobaz via Wikimedia

Chiesa dei Santi Niccolò e Cataldo a Lecce, photo Toobaz via Wikimedia

IL CONVENTO DEGLI OLIVETANI

Il convento è annesso alla chiesa dei Santi Niccolò e Cataldo ed è stato fondato nella stessa epoca, alla fine del XII secolo, ancora da Tancredi d’Altavilla per ospitarvi i monaci benedettini. Alla metà del Cinquecento gli Olivetani, che si erano insediati nel cenobio, incaricarono Gabriele Riccardi di realizzare un chiostro impostato su colonnine binate e ancora oggi al centro di quello spazio si conserva un magnifico pozzo barocco con colonne tortili, capitelli corinzi e ricca copertura a cupola; il secondo chiostro è invece del 1634. Dopo le soppressioni napoleoniche, il convento fu incamerato dal Comune di Lecce, quindi affidato all’Università locale che lo destinò a centro culturale.

Convento degli Olivetani a Lecce, photo Chiocciolasud via Wikimedia

Convento degli Olivetani a Lecce, photo Chiocciolasud via Wikimedia

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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