Palazzo Colonna: vecchie e nuove meraviglie

Come se non fosse già abbastanza, lo straordinario Palazzo Colonna di Roma ha aperto quattro nuove sale. Qui vi raccontiamo storia e tesori di uno dei luoghi più magici della Capitale.

Palazzo Colonna è una tappa irrinunciabile per veder scorrere dinanzi agli occhi la storia di Roma negli ultimi mille anni e per apprezzare quello straordinario impegno nel mecenatismo artistico che ha caratterizzato per secoli il ceto nobiliare della Città Eterna.
Nelle sue sale, tra ritratti e affreschi celebrativi, ci si parano davanti le effigi di uomini e donne che hanno fatto la storia dell’Urbe; ma, ancor prima di varcare la soglia della dimora, sono l’estensione stessa del palazzo e la sua complessa articolazione, quasi di cittadella nel cuore della città, a parlarci di una storia remota in cui, dissoltasi da tempo la coesione urbanistica del caput mundi antico, erano emersi agglomerati stretti attorno a strutture fortificate, controllate da grandi famiglie (i Frangipane, i Savelli, gli Orsini, i Colonna) in perenne lotta fra di loro.

STORIA DELLA FAMIGLIA COLONNA

La storia dei Colonna è non solo lunga e illustre, ma presenta una notevole varietà, almeno sotto due punti di vista. Da un lato, la famiglia perde progressivamente, in Età Moderna, quel carattere di fiero e bellicoso casato baronale che ne aveva contraddistinto la storia più antica (secoli XI-XV) e trova nel mecenatismo e nel collezionismo, assai più che nella spada, gli strumenti per affermare il proprio prestigio. Nel contempo, mutano completamente i rapporti con il papato, che da turbolenti (chi non ricorda lo schiaffo rifilato da Sciarra Colonna a Bonifacio VIII, che ne morì?) si fecero idilliaci, con i Colonna che sfornarono parecchi cardinali e vescovi e un pontefice, non certo dei meno importanti, trattandosi di quel Martino V (Oddone Colonna) che col suo regno (1417-1431) pose fine al lungo periodo di crisi che aveva visto la Cattività Avignonese prima e lo Scisma d’Occidente poi, e che con l’instauratio Urbis da lui promossa aprì la strada alla rinascita della città e alla sua fioritura rinascimentale.
Di questa storia plurisecolare ci parlano, come si diceva, le effigi dei principali membri del casato: Oddone, naturalmente; Marcantonio, il trionfatore di Lepanto, le cui gesta sono raffigurate nei fastosi affreschi che decorano la volta della celebre galleria del palazzo, realizzati tra il 1675 e il 1678 dai due lucchesi, accoppiati nell’arte e nella vita, Giovanni Coli e Filippo Gherardi; Vittoria, la marchesa di Pescara, che fu poetessa e sodale di Michelangelo; Maria Mancini, volitiva moglie di Lorenzo Onofrio Colonna (nonché nipote del cardinale Mazzarino e, prima delle nozze romane, favorita di Luigi XIV), immortalata in un bel ritratto in cui veste i panni di Armida.

La Venere di Bronzino prima e dopo il restauro del 2000. Palazzo Colonna, Roma

La Venere di Bronzino prima e dopo il restauro del 2000. Palazzo Colonna, Roma

I DIPINTI DI PALAZZO COLONNA A ROMA

Quello che più colpisce, delle opere d’arte che si affollano, tra innumerevoli colonne – reali, scolpite e dipinte –, nelle sale del palazzo, è la loro qualità, che è sempre alta, e non di rado altissima: non ci sono cedimenti, insomma, come capita talvolta anche nelle migliori raccolte.
Il culmine dell’appagamento estetico – talmente intenso da travalicare nello stordimento – lo si raggiunge nella già ricordata galleria, in cui affreschi, stucchi, specchiere, statue antiche e dipinti animano lo spazio monumentale e al contempo leggero della “Sala grande”.
Anche nelle sale adiacenti troviamo meravigliosi dipinti (nonché sontuosi stipi): molti quadri seicenteschi (coi bolognesi in prima fila), un bel nucleo di “primitivi” e capolavori del Cinquecento che ben rappresentano la produzione artistica nei due centri maggiori di Venezia e di Firenze, in buona parte entrati in collezione grazie alle nozze tra Fabrizio Colonna e Caterina Maria Zeffirina Salviati, nel 1718. Tra i molti dipinti fiorentini spiccano quattro nudi femminili dovuti a Michele di Ridolfo del Ghirlandaio (L’Aurora, La Notte e Venere e Cupido, tutti da sculture e invenzioni michelangiolesche) e a Bronzino, la cui Venere con Cupido e Satiro, “sorella” dell’Allegoria della National Gallery di Londra, rappresenta un vertice di perfezione formale e di erotismo.
Le nudità di questi dipinti erano fino al 2000 in parte coperte da panneggi di metà Settecento, opportunamente rimossi dai restauri compiuti a partire da quell’anno.

QUADRI E GIARDINO

Gioie non minori riserva l’Appartamento Principessa Isabelle, a cominciare dalle pitture murali, che coprono un arco temporale molto ampio, da Pinturicchio ai placidi paesaggi di Gaspard Dughet, alle marine ora serene ora sconvolte dell’olandese Pieter Mulier, non a caso soprannominato il Tempesta. Tra i dipinti, occorre menzionare almeno un’opera di assoluto rilievo quale la tavola con San Maurelio, San Paolo e il cardinale Bartolomeo Roverella di Cosmè Tura, scomparto del Polittico Roverella già nella chiesa di San Giorgio a Ferrara.
Indispensabile complemento alla visita al palazzo è una passeggiata nello scenografico giardino terrazzato, cui si accede attraverso i caratteristici ponticelli marmorei che scavalcano Via della Pilotta: da non mancare sia per la vista sul centro di Roma che si gode dalla sua sommità, sia per il suo carattere di giardino consacrato al culto dell’antico, punteggiato qua e là da busti, statue e sarcofagi e impreziosito dalla presenza degli imponenti lacerti del cosiddetto “Frontespizio di Nerone”, ultima porzione del grandioso tempio di Serapide a essere abbattuta, intorno al 1630.

Dettaglio degli affreschi della Galleria. Palazzo Colonna, Roma

Dettaglio degli affreschi della Galleria. Palazzo Colonna, Roma

L’APERTURA DEL PADIGLIONE PIO

Ad arricchire ulteriormente un quadro di straordinario interesse come quello sin qui delineato, da qualche settimana sono state incluse tra le parti visitabili del palazzo quattro nuove stanze, che compongono il cosiddetto Padiglione Pio (il cui nome ricorda il nobiluomo spagnolo Don Alfonso Pio Falcò, marito della principessa Sveva Colonna).
Gli ambienti (la Sala della Cornucopia, la Sala del Baldacchino, la Galleriola, la Sala delle Maioliche) apportano allo sguardo e alla fantasia del visitatore altre storie, altri personaggi. Tra le opere d’arte, spiccano gli splendidi arazzi della manifattura dei Gobelins con Storie di Alessandro Magno, su disegno di Charles Le Brun.
Da decenni i tesori d’arte di questa meravigliosa dimora privata, gestita dalla Fondazione Palazzo Colonna, sono accessibili al pubblico. Si può varcare la soglia della reggia colonnese il sabato mattina, e questo può essere un bel problema per i nottambuli del venerdì. È tuttavia possibile concordare visite su prenotazione in tutti gli altri giorni della settimana, per gruppi formati da un minimo di dieci persone.

– Fabrizio Federici

www.galleriacolonna.it

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Fabrizio Federici

Fabrizio Federici

Fabrizio Federici ha compiuto studi di storia dell’arte all’Università di Pisa e alla Scuola Normale Superiore, dove ha conseguito il diploma di perfezionamento discutendo una tesi sul collezionista seicentesco Francesco Gualdi. I suoi interessi comprendono temi di storia sociale dell’arte…

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