L’esempio di Roma, con i lavori condotti negli ultimi anni in più zone lontane dal centro storico, ha fatto scuola. Ed è il Meridione, a dispetto dei luoghi comuni che lo zavorrano a una condizione di marginalità rispetto alla scena dell’arte nazionale, ancora una volta, a fare tesoro del modello e a implementarlo: dopo Catanzaro (con il progetto Altrove) è Ragusa a scegliere la street art come linguaggio intervenire sulle proprie periferie, vincendo il degrado grazie alla bellezza. Dopo una prima settimana di lavori si mostrano finalmente al pubblico, lunedì 12 settembre, i primi risultati della seconda edizione di FestiWall, la rassegna di arte pubblica più a sud d’Europa, che prosegue fino al prossimo 27 settembre con il lavoro sul campo di cinque grandi firme della scena italiana e internazionale.
LA PRIMA ITALIANA DI EVOCA1
Vincenzo Cascone e Antonio Sortino, ideatori con l’Associazione Culturale Pandora del programma, sono riusciti a portare per la prima volta in Italia Evoca1, statunitense di origini dominicane, figura tra le più interessanti emerse negli ultimi anni. Un top player chiamato a lavorare con una squadra di autentici fuoriclasse: l’italiano Agostino Iacurci e l’australiano Fintan Magee, l’argentino (di stanza però in Spagna) Hyuro e il tedesco Sat One. Attorno alla realizzazione dei loro pezzi, momento clou della rassegna, un ricco programma di workshop, laboratori e musica dal vivo, che contribuisce a integrare in modo ancora più stretto l’attività degli artisti con la vita della città.
UN QURTIERE DIFFICILE
I cinque street artist sono al lavoro su altrettanti muri scelti all’interno del cosiddetto “Selvaggio”. Un nome che è tutto un programma per uno dei quartieri più difficili della città, al tempo stesso periferia e anti-periferia: percepito come distante dal centro fino agli Anni Ottanta, quando ha vissuto una stagione di ipertrofica e disordinata crescita immobiliare, soprattutto in termini di edilizia popolare, e oggi riassorbito dal tessuto urbano di una città nel frattempo espansa. Un quartiere dall’identità irrisolta, insomma, scelto non a caso. Perché “lo scopo di FestiWall” spiegano gli organizzatori “è ridare un valore alle zone più ingrigite del tessuto urbano, dimostrando che l’arte pubblica può e deve avere un valore sociale”.