Lo Strillone: addio a Mario Dondero, il fotografo degli ultimi, su Repubblica. E poi archeologi italiani nel Kurdistan, legge di stabilità e cultura

“Ho ancora sotto gli occhi la sua fotografia più celebre. La più letteraria. Un gruppo di premi Nobel, tra cui spiccava serafico Samuel Beckett, davanti all’entrata delle edizioni Minuit”. Chi racconta è Antonio Gnoli, e la fotografia di cui parla su La Repubblica è di Mario Dondero, morto il 13 dicembre a Fermo. “Nei primi […]

Quotidiani
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Ho ancora sotto gli occhi la sua fotografia più celebre. La più letteraria. Un gruppo di premi Nobel, tra cui spiccava serafico Samuel Beckett, davanti all’entrata delle edizioni Minuit”. Chi racconta è Antonio Gnoli, e la fotografia di cui parla su La Repubblica è di Mario Dondero, morto il 13 dicembre a Fermo. “Nei primi anni Cinquanta si stabilì a Milano. C’erano i quattro punti cardinali: la Scala, il Piccolo, l’Accademia di Brera e il Giamaica. Dondero cominciò a frequentare quest’ultimo. Era un bar e un ritrovo di gente che avrebbe fatto un po’ di storia culturale. Vi conobbe Alfa Castaldi che sarebbe diventato un eccellente fotografo di moda. Si riconobbero dal fazzoletto rosso di partigiano. Al Giamaica si incontravano artisti come Gianfranco Ferroni e Piero Manzoni. Fotografi alle prime armi come Ugo Mulas e perfino il fratello di Antonio Gramsci che giocava a scopa con il Maestro Confalonieri. Bianciardi ha illustrato con La vita agra che cosa sia stata quella stagione, che per Dondero cominciò nel 1952 e finì due anni dopo”.

Quegli archeologi italiani che salvano i tesori dal conflitto. Il Fatto Quotidiano porta i suoi lettori nel Kurdistan, dove degli archeologi italiani “scavano nel sito di Tell Gomel dove passò Alessandro Magno. Un progetto che in un anno costa come un’ora di bombardamenti con gli F-22”. E intervista Daniele Morandi Bonacossi, professore all’università di Udine: Mosul “adesso è la capitale del califfato, ma è l’erede di Ninive, la capitale dell’impero assiro. Non è stata fondata dai musulmani. Quando è arrivato l’Islam, c’era già tutto, qui. Ed è così ovunque. Se si studiano i passaggi tra un impero e l’altro, è subito evidente che la continuità prevale sulla discontinuità. Sempre”. Ultime modifiche alla legge di stabilità: La Stampa fa il punto sui provvedimenti governativi, che prevedono “un extra di 2,6 miliardi per la sicurezza e la cultura”.

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Massimo Mattioli
É nato a Todi (Pg). Laureato in Storia dell'Arte Contemporanea all’Università di Perugia, fra il 1993 e il 1994 ha lavorato a Torino come redattore de “Il Giornale dell'Arte”. Nel 2005 ha pubblicato per Silvia Editrice il libro “Rigando dritto. Piero Dorazio scritti 1945-2004”. Ha curato mostre in spazi pubblici e privati, fra cui due edizioni della rassegna internazionale di videoarte Agorazein. È stato membro del comitato curatoriale per il Padiglione Italia della Biennale di Venezia 2011, e consulente per il progetto del Padiglione Italia dedicato agli Istituti Italiani di Cultura nel mondo. Nel 2014 ha curato, assieme a Fabio De Chirico, la mostra Artsiders, presso la Galleria Nazionale dell'Umbria di Perugia. Dal 2011 al 2017 ha fatto parte dello staff di direzione editoriale di Artribune, come caporedattore delle news.