Bjarke Ingels spodesta Sir Norman Foster dal World Trade Center. Ecco le prime immagini della nuova Torre 2 dell’architetto danese

E alla fine è arrivata la conferma dei rumors che già alla fine di aprile segnalavano la possibile assegnazione agli architetti danesi di BIG – Bjarke Ingels Group della cosiddetta Torre 2 del World Trade Center, originariamente affidata a Sir Norman Foster. Non manca dunque neppure il “cambio al timone”, tra stop, ritardi imputati alla […]

E alla fine è arrivata la conferma dei rumors che già alla fine di aprile segnalavano la possibile assegnazione agli architetti danesi di BIG – Bjarke Ingels Group della cosiddetta Torre 2 del World Trade Center, originariamente affidata a Sir Norman Foster. Non manca dunque neppure il “cambio al timone”, tra stop, ritardi imputati alla crisi economica e inaugurazioni in pompa magna, nell’inesauribile vicenda di cui è protagonista e scenario una porzione della Grande Mela tanto ambita quanto candidata a inserirsi, una volta ultimata nel settembre 2021, tra le aree a più alta densità di archistar del pianeta. A rivelare le prime immagini del nuovo grattacielo, un edificio di 80 piani per complessivi 408 metri di altezza finanziato sempre della Silverstein Properties e nel quale avranno sede la 21 Century Fox, la News Corp e alcune abitazioni private, è stata l’edizione statunitense di wired.com, quindi rilanciata dal sito ufficiale di BIG.
A corredo dello scoop anche le prime affermazioni dello stesso Ingels, parole volte a liberare il campo dalle (probabilmente inevitabili) critiche al nuovo progetto. Consapevole di non intervenire un luogo qualsiasi e con il peso, condiviso da tutte le altre firme presenti, di misurarsi con il rispetto per quanti qui hanno perso la vita nell’attacco alle Torri Gemelle del 2001 da un lato e con l’esplicita richiesta della committenza di originare un edificio iconico, distinguibile da una semplice torre dall’altro, Bjarke Ingels ha sottolineato come “We have tried to incorporate that duality. On one hand it’s about being respectful and about completing the frame around the memorial, and on the other hand it’s about revitalizing downtown Manhattan and making it a lively place to live and work”. Eppure l’edificio sembra trattenuto in questo dualismo più che offrirne una lettura del tutto inedita, specie nei due registri all’esterno: una facciata rigida e compatta sulla World Trade Center’s Memorial Plaza cede infatti il passo ad un discutibile andamento a gradoni verso nord, con terrazzi, giardini in quota e aree relax. Se da una parte appare impossibile nascondere il periodo d’oro per Bjarke Ingels e il suo gruppo, vincitori nel 2014 del “Architizer Firm of the Year Award” e, solo all’inizio della settimana scorsa, intenti a lanciare la proposta del Västeras Travel Center, nuovo hub di trasporto per treni, autobus, taxi, bici e pedoni per una delle maggiori città svedesi, dall’altra è lecito chiedersi cosa abbia indotto i finanziatori a ritornare su una decisione ormai presa, rinunciando alla torre 2, riconoscibile per “il tetto a diamante”, di Foster.
Nel frattempo, sempre a New York l’architetto inglese, ottanta anni il primo giugno scorso, ha presenziato alla cerimonia di posa della prima pietra di 425 Park Avenue, altra torre per uffici con la quale aveva vinto, nel 2012, un concorso internazionale. Nell’occasione ha dichiarato: “425 park avenue is a significant location. The prime location is park avenue itself because it is probably unique in the world in terms of being an urban, modernist creation. It has a life, a scale. the first thing that 425 has to do is contribute to that urbanity. in the spirit of those individual buildings – that include Seagram and Lever house – 425 has its own identity. It will contribute to the public domain both at ground level and the wider entity of the city.” Non proprio parole da “leone ferito”…

– Valentina Silvestrini

http://www.big.dk/
http://www.fosterandpartners.com/

 

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

Scopri di più