Ugo Nespolo lascia la presidenza del Museo del Cinema di Torino. Ancora terremoti nei musei subalpini: all’origine problemi di bilancio

Non si può certo dire che gli ultimi mesi di Torino, dal punto di vista museale, siano stati noiosi. Purtroppo però la motivazione non risiede tanto nell’offerta di mostre ed eventi – che pur non mancano – ma per i riassetti e i tentativi di gestione della crisi e di come la si vuole affrontare. […]

Non si può certo dire che gli ultimi mesi di Torino, dal punto di vista museale, siano stati noiosi. Purtroppo però la motivazione non risiede tanto nell’offerta di mostre ed eventi – che pur non mancano – ma per i riassetti e i tentativi di gestione della crisi e di come la si vuole affrontare. Così c’è l’annosa questione della Superfondazione, che forse si farà o forse no (sta scritto anche nel bando, anzi “chiamata pubblica” nel Paese dei cavilli, che ricerca il direttore), e che dovrebbe avvicinare in qualche modo il Castello di Rivoli alla corazzata della Fondazione Torino Musei. C’è il MAO – Museo d’Arte Orientale, anch’esso alla ricerca di un nuovo direttore, fra le polemiche per il numero di visitatori assai ridotto (ma si tratta di una delle più importanti raccolte continentali, raccolte rimaste nei depositi per decenni). E ora c’è pure il Museo del Cinema, fiore all’occhiello dell’offerta – lo diciamo senza alcuno snobismo – più mainstream della città insieme al Museo Egizio, quest’ultimo ora diretto da un rampante e competentissimo italiano tornato in patria.
Il Museo del Cinema, proprio oggi 22 dicembre, ha perso infatti il proprio Presidente Ugo Nespolo, celeberrimo artista e video-sperimentatore (leggetevi l’intervista che gli abbiamo fatto nella rubrica Dialoghi di Estetica). Motivo: le divergenze con il direttore Alberto Barbera. Di che si tratta? Di soldi, in fin dei conti. Per capirci qualcosa, infatti, bisogna tornare indietro di un mese, quando a dimettersi fu Claudio Saracco, revisore dei conti. Il quale parlava di “bilancio allegro” e, in un’intervista a Repubblica fra l’altro sottolineava come fosse anomalo per un museo avere 83 dipendenti per un costo complessivo di 3,3 milioni di euro. Un paragone? Lo forniva lo stesso Saracco, citando i 12 (dodici!) dipendente del Museo Egizio. E andando indietro di un altro mese – siamo a ottobre 2014 – Nespolo già si diceva preoccupato per la situazione economica e di bilancio.
E così, anziché promuovere ancor di più un museo dalle grandi attrattive (magari mettendo mano a un allestimento spettacolare ma ormai visto, rivisto e usurato); anziché spingere sul Torino Film Festival (la 33esima edizione si terrà dal 20 al 28 novembre 2015), sempre più solido nella sua “nicchia”, certamente, ma che dalle diatribe fra i colossi venezian-romani poteva solo guadagnarci; anziché fare tutto questo, si guarda allibiti un buco di bilancio che si aggira intorno al mezzo milione di euro e si pensa non a razionalizzare le risorse (interne ed esterne: eh sì, perché non ci sono soltanto gli oltre ottanta dipendenti, ci sono pure gli esterni…), ma a sforbiciare magari il festival diretto da Emanuela Martini. Che già quest’anno aveva dovuto far buon viso a cattivo gioco, gestendo le insofferenze per le lunghe code createsi a causa del minor numero di sale a disposizione. E oramai il tormentone è quello morettiano: “Continuiamo così, facciamoci del male”…

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