Paese che vai italiani che trovi: Daniela Trentin cura a Minneapolis una mostra sull’omicidio nell’arte, da Dürer a Warhol. Ecco le immagini

Gioni, Manacorda, Bellini; Nori, Benedetti, Codognato; Lissoni, Fassi, Baldon; Alampi, Parisi. Ci fai una squadra di calcio – con tanto di riserve: e panchina lunga – a mettere in fila i nomi dei curatori nostrani che devono passare il confine per trovare occasioni e opportunità per lavorare al meglio. Lontano dalla logica della coperta corta, […]

Gioni, Manacorda, Bellini; Nori, Benedetti, Codognato; Lissoni, Fassi, Baldon; Alampi, Parisi. Ci fai una squadra di calcio – con tanto di riserve: e panchina lunga – a mettere in fila i nomi dei curatori nostrani che devono passare il confine per trovare occasioni e opportunità per lavorare al meglio. Lontano dalla logica della coperta corta, delle infinite limitazioni, delle morse della burocrazia che impantanano il sistema Italia. Al dream team dei nostri orgogliosissimi Art Globe Trotter si aggiunge Daniela Trentin: che troviamo addirittura a Minneapolis, non propriamente dietro l’angolo, come co-curatrice della collettiva con cui il locale Institute of Arts indaga la fascinazione degli artisti nei confronti del tema dell’omicidio. Un lavoro condotto a quattro mani con Dennis Michael Jon, che pesca con astuzia nei media del disegno, delle grafiche e della fotografia; giocando così con l’abitudine del pubblico alla cronaca, alla fruizione di un certo tipo di immagine filtrata dalla stampa. Creando allora intriganti ed eleganti cortocircuiti, con i passaggi da Albrecht Dürer a Andy Warhol, da Mattia Preti a Robert Capa che stuzzicano un immaginario costantemente titillato e mai assuefatto dai tabloid – “if it bleeds, it leads” si legge con intraducibile efficacia linguistica nei materiali che documentano il progetto. Il tutto con uno sguardo privilegiato, e dunque una profondità concettuale che elude i rischi del sensazionalismo e del pop-show, al tema del sacro: partendo dalla figura del biblico killer Caino e arrivando ovviamente al martirio di Cristo.
Una bella avventura per Trentin, partita come assistente del fotografo Dido Fontana, con un’esperienza nello staff della Biennale di Liverpool del 2010 e oggi al suo primo progetto per un’istituzione importante. Fuori dall’Italia, of course.

– Francesco Sala

 

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