Che succede se metti due archistar come Zumthor e Gehry a lavorare allo stesso progetto? La prova potrebbe farla il LACMA, con la sua nuova ala…

Non c’è pace per i musei losangeleni. E questo non solo in accezione negativa, come farebbero pensare le tormentate vicende vissute dal MOCA dopo la crisi gestionale, culminata con l’addio del direttore Jeffrey Deitch. Sul panorama delle istituzioni californiane c’è il “mistero” Broad Museum, annunciato come prossimo, e poi rinviato al 2015, senza grandi sviluppi […]

Il progetto di Zumthor per la nuova ala del LACMA

Non c’è pace per i musei losangeleni. E questo non solo in accezione negativa, come farebbero pensare le tormentate vicende vissute dal MOCA dopo la crisi gestionale, culminata con l’addio del direttore Jeffrey Deitch. Sul panorama delle istituzioni californiane c’è il “mistero” Broad Museum, annunciato come prossimo, e poi rinviato al 2015, senza grandi sviluppi alle viste. Ora entra in subbuglio anche il LACMA, che ha appena annunciato l’intenzione di affiancare al progetto per una nuova ala, al quale sta lavorando lo svizzero Peter Zumthor, quello di una nuova torre la cui ideazione è stata proposta a Frank Gehry, che ha detto di essere aperto verso il progetto.
Due archistar, e dal carattere profondamente diverso, messe all’opera sulla stessa area: come potrà finire? La torre, che sorgerebbe sopra la futura stazione della metropolitana di Wilshire e Orange Grove Avenue, ospiterebbe un hotel e spazi residenziali, oltre a nuove gallerie di architettura e design del LACMA, e, forse, gli archivi dello stesso Frank Gehry. “È il mio sogno“, ha detto il direttore del LACMA Michael Govan, “sono geloso del fatto che New York abbia una torre di Gehry e noi no“. La museum tower sarebbe anche una risposta della West Coast al piano del Museum of Modern Art di espandersi anche su parte del nuovo grattacielo progettato dal francese Jean Nouvel.

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Massimo Mattioli
É nato a Todi (Pg). Laureato in Storia dell'Arte Contemporanea all’Università di Perugia, fra il 1993 e il 1994 ha lavorato a Torino come redattore de “Il Giornale dell'Arte”. Nel 2005 ha pubblicato per Silvia Editrice il libro “Rigando dritto. Piero Dorazio scritti 1945-2004”. Ha curato mostre in spazi pubblici e privati, fra cui due edizioni della rassegna internazionale di videoarte Agorazein. È stato membro del comitato curatoriale per il Padiglione Italia della Biennale di Venezia 2011, e consulente per il progetto del Padiglione Italia dedicato agli Istituti Italiani di Cultura nel mondo. Nel 2014 ha curato, assieme a Fabio De Chirico, la mostra Artsiders, presso la Galleria Nazionale dell'Umbria di Perugia. Dal 2011 al 2017 ha fatto parte dello staff di direzione editoriale di Artribune, come caporedattore delle news.