Arrestato a Venezia uno dei leader di Voina, collettivo di artisti russi avverso a Putin. Contro l’estradizione l’artworld si mobilita via web
I contorni della vicenda sono, come spesso accade in questi casi, terribilmente fumosi e poveri di dettagli. Il fatto chiaro e incontrovertibile è che ad oggi, e da settantadue ore, è posto in stato di fermo a Venezia Oleg Vorotnikov, ideologo e fondatore del collettivo di artisti russi (tra i co-curatori della Biennale di Berlino […]
I contorni della vicenda sono, come spesso accade in questi casi, terribilmente fumosi e poveri di dettagli. Il fatto chiaro e incontrovertibile è che ad oggi, e da settantadue ore, è posto in stato di fermo a Venezia Oleg Vorotnikov, ideologo e fondatore del collettivo di artisti russi (tra i co-curatori della Biennale di Berlino 2012) che sotto la sigla Voina conduce da anni una strenua battaglia di sensibilizzazione dell’opinione pubblica contro la politica di Vladimir Putin. Secondo quanto è possibile dedurre dalla stampa locale e dalla serie di post che i protagonisti hanno affidato ai social network, Vorotnikov sarebbe stato coinvolto nella serata di domenica 27 luglio in una rissa nell’ex ospizio Contarini in Fondamenta delle Terese, occupato dallo scorso mese di novembre. E dove da un paio di mesi lui stesso viveva insieme alla compagna di vita e rivendicazioni artistiche, Natalia Sokol, con i figli Kasper e Mama, di cinque e due anni.
Non sono ancora stati chiariti ufficialmente i motivi e le dinamiche di quello che, dando fede alle parole della stessa Sokol, suona come un vero e proprio pestaggio: una decina gli occupanti che secondo il profilo Facebook di Voina avrebbero affrontato Vorotnikov, colpendolo con tubi e altri oggetti contundenti, prima dell’intervento risolutivo delle forze dell’ordine. Una ricostruzione del tutto divergente rispetto a quella degli occupanti, anche loro a postare su Facebook la propria verità: attribuendo a Vorotnikov, più volte nel corso delle ultime settimane invitato a lasciare lo stabile, la responsabilità di aver dato in escandescenza ad una nuova risoluta richiesta di abbandonare l’ex ospizio. Scatenando quindi la colluttazione. Un valzer di accuse reciproche che non cambia gli effetti della scazzottata, con l’immediata corsa al pronto soccorso (dove i medici avrebbero applicato al membro di Voina trenta punti di sutura, in gran parte su volto e testa); altrettanto immediato il trasferimento dell’attivista nei locali della Questura. Grava infatti sul suo capo, come su quello della moglie, un mandato di cattura internazionale richiesto dalle autorità russe, che già lo avevano arrestato nel 2010 e poi rilasciato: condizione, questa, che ha fatto scattare i complessi e articolati meccanismi dell’estradizione.
Un procedimento contro il quale di mobilita il web: è partita dal sito ufficiale del collettivo (http://it.free-voina.org/) la raccolta firme che intende fare massa critica e spingere l’Italia a non consegnare Vorotnikov ai russi, adombrando dubbi sulla legittimità delle accuse a suo carico e soprattutto sulla possibilità che avrà di godere di un giusto processo. Hanno già espresso la propria solidarietà, tra gli altri, i curatori Filipa Ramos e Andrea Lissoni; ma anche artisti come Francesca Grilli e Zerocalcare.
– Francesco Sala
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