Cannes Updates: Ryan Gosling e il cinema come déjà vu. Lost River, citazioni a gogo e atmosfere gotico-grottesche. Strano film, che non decolla

Qualche fan avrebbe dato un braccio, pur di entrare a vedere Lost River. Invece in sala qualcuno non ha retto e ha abbandonato la proiezione dopo quindici minuti. In effetti si fatica a entrare nel racconto e l’unica impressione che copre l’intera durata del film è quella del déjà vu. Abbiamo capito che Ryan Gosling […]

Qualche fan avrebbe dato un braccio, pur di entrare a vedere Lost River. Invece in sala qualcuno non ha retto e ha abbandonato la proiezione dopo quindici minuti. In effetti si fatica a entrare nel racconto e l’unica impressione che copre l’intera durata del film è quella del déjà vu. Abbiamo capito che Ryan Gosling è un cinefilo. È chiaro anche quali sono i suoi riferimenti. A partire da David Lynch di Inland Empire e Twin Peaks. Nicolas Winding Refn di Drive. Senza dubbio Harmony Korine di Spring Breakers e Gummo: a questo punto è ancora aperta la diatriba su chi riconosceva come fonte del neon Drive e chi Spring Breakers. Noi siamo della seconda fazione. E forse c’è anche un pizzico di John Waters. Ma la storia non è abbastanza elaborata e si chiude con un ‘vissero felici e contenti’ che cozza un bel po’ con l’estetica proposta.
Lost River deve essere liberata dalla maledizione: qualcuno deve tagliare la testa al drago marino che ha fatto allagare la valle. Si alternano scene di case fatiscenti che prendono fuoco nella periferia americana, a quelle oniriche del lago che copre la vecchia parte della città. Metafore, forse, abbastanza arbitrarie da non significare nulla. Poi c’è una mamma che lavora in un night molto particolare, dove lo show consiste nell’essere uccisi o squartati e rimanere coi muscoli visibili mentre l’audience divora brandelli di carne umana. Una macchina-involucro permette poi di restaurare i tessuti.

Ryan Gosling, Lost Rivers

Ryan Gosling, Lost Rivers

Il cattivo della città, una specie di naziskin in giacca con lustrini dorati, vaga su un trono montato su una Cadillac. Pontifica discorsi cattivi diretti a nessuno, mentre il socio sfregiato lo guida nella zona industriale abbandonata. Ci sono personaggi quasi inutili o poco elaborati che rimangono come un abbozzo, tipo Saoirse Ronan e il suo topo, o la nonna muta che vive di fronte ai footage del suo matrimonio tutta imbellettata (si tratta della famosa attrice britannica Barbara Steel, altra presenza cinefila doc). Brava Cristina Hendricks, brava pure Saoirse Ronan, però il film resta nel limbo dell’impersonalità.
Lost River è un copia e incolla in forma di detournement di un preciso universo cinematografico, che però manca di uniformità e senso d’insieme. Un pastiche abbastanza amorfo, dove s’indugia in immagini spettacolari che attirano lo sguardo senza portare alcun contenuto. Pieno d’idee bislacche, ma tutte di qualcun altro piuttosto che di Ryan Gosling. Per capire se potrà avere un seguito nella regia, bisognerà aspettare almeno il prossimo film.
Una chicca da aggiungere è che in più momenti del film il regista sembra citare James Turrel. Ma il dubbio resta: copy-paste volontario o somiglianza fortuita?

–  Federica Polidoro

 

 

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Federica Polidoro

Federica Polidoro

Federica Polidoro si laurea in Studi Teorici Storici e Critici sul Cinema e gli Audiovisivi all'Università Roma Tre. Ha diretto per tre anni il Roma Tre Film Festival al Teatro Palladium, selezionando opere provenienti da quattro continenti, coinvolgendo Istituti di…

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