Sarà Dario Franceschini il nuovo ministro per i Beni Culturali (fiducia permettendo). La scelta di Renzi premia l’esperienza piuttosto che la “giovinezza” politica
Dopo tre ore di colloquio con Giorgio Napolitano, che hanno lasciato con il fiato sospeso mezza Italia, alla fine Matteo Renzi ha partorito la lista dei ministri che lo accompagneranno nella sua avventura da premier. Lo accompagneranno, se e quando avrà ottenuto la fiducia dei due rami del parlamento: già, perché i rumors delle ultime […]
Dopo tre ore di colloquio con Giorgio Napolitano, che hanno lasciato con il fiato sospeso mezza Italia, alla fine Matteo Renzi ha partorito la lista dei ministri che lo accompagneranno nella sua avventura da premier. Lo accompagneranno, se e quando avrà ottenuto la fiducia dei due rami del parlamento: già, perché i rumors delle ultime ore non escludono mal-di-pancia di qualche settore della maggioranza, cosa che potrebbe porre l’interrogativo su un passaggio che sembrava decisamente scontato. Ma al momento queste questioni generali non ci interessano direttamente: ci interessa invece che al Ministero per i Beni Culturali ci sarà un cambio della guardia, peraltro preannunciato via Twitter dalle stesso uscente Massimo Bray, nonostante si fossero infittite le manifestazioni a favore di una sua riconferma, a diversi livelli.
Il nuovo inquilino del Collegio Romano sarà infatti Dario Franceschini, approdato a questa casella dopo che il suo nome era stato evocato per vari incarichi: una scelta che se porta Renzi a rinunciare in parte alla “giovinezza” politica (non anagrafica, i 56 anni del neoministro in Italia ne fanno un ragazzino), gli regalano per contro un’esperienza politica quarantennale, iniziata sui banchi del liceo. Chi è in poche parole questo ferrarese? Dopo le esperienze scolastiche e poi universitarie, nel 1980 diventa consigliere comunale di Ferrara per la Democrazia Cristiana, e nel 1983 capogruppo consiliare. Nel 1994 dà vita a Ferrara a una delle prime giunte di centrosinistra d’Italia, divenendo Assessore alla Cultura e al Turismo. Dal 1997 al 1999 è vicesegretario nazionale del Partito Popolare Italiano; entra nel secondo Governo D’Alema come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle riforme istituzionali, riconfermato poi dal successivo governo Amato. Alle elezioni politiche del 2001 viene eletto deputato nel collegio di Ferrara.
Ma com’è noto, oltrte al precedente come assessore alla cultura a Ferrara, sono molti gli aspetti che legano Franceschini alla vita culturale italiana. Fra queste il fatto che la fidanzata, Michela De Biase, è la giovanissima, bellissima e volitiva presidente della Commissione Cultura al Comune di Roma. Scrittore prolifico, nel 2006 il neoministro ha pubblicato il suo primo romanzo Nelle vene quell’acqua d’argento, con il quale ha vinto il Premio Opera Prima Città di Penne e il Premio Bacchelli. Nel 2007 il secondo romanzo La follia improvvisa di Ignazio Rando, nel 2011 l’ultimo, Daccapo.
Ora il passaggio interessante sará quello di capire chi saranno i sottosegretari, fondamentali nell’operatività del dicastero. E soprattutto capire quanto e come Franceschini proporrà una politica che porti avanti le istanze renziane contro l’anchilosato e anchilosante sistema delle soprintendenze e della struttura interna al ministero.
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