Tanta arte al Trieste Film Festival. Da Edward Hopper a Ulay, tre serate dedicate alla contaminazione tra cinema e arti visive

Cinema e arte si incontrano al Trieste Film Festival, che, nonostante i tagli imposti e una giornata di programmazione in meno, quest’anno festeggia la 25.a edizione regalandosi una nuova sezione, realizzata in collaborazione con Sky Arte HD e mossa dall’intenzione di svilupparsi e crescere nei prossimi anni. “Abbiamo creato all’interno della nostra manifestazione una piccola […]

Cinema e arte si incontrano al Trieste Film Festival, che, nonostante i tagli imposti e una giornata di programmazione in meno, quest’anno festeggia la 25.a edizione regalandosi una nuova sezione, realizzata in collaborazione con Sky Arte HD e mossa dall’intenzione di svilupparsi e crescere nei prossimi anni. “Abbiamo creato all’interno della nostra manifestazione una piccola vetrina dove arte e cinema si intrecciano dando vita a nuove forme d’espressione artistica o sottolineando la grandezza ma anche l’umanità di grandi artisti del nostro tempo”, spiega Nicoletta Romeo, responsabile della programmazione.
In linea con una tendenza sempre più diffusa che lascia il giusto spazio alla contaminazione tra cinema e arti visive, i selezionatori del più importante evento italiano dedicato al cinema dell’Europa centro-orientale hanno scelto tre titoli, in programma nei prossimi giorni al Teatro Miela di Trieste in anteprima italiana. Lunedì 20 alle 20.30 si comincia con Shirley – Visions of Reality del regista austriaco Gustav Deutsch, che si lascia ispirare dall’opera di Edward Hopper per riportarne in vita tredici dipinti attraverso la storia di Shirley, un’attrice immaginaria i cui pensieri ci raccontano un’epoca della storia americana. Martedì 21, a partire dalle 18.30, sarà la volta di Melting Street, in cui la regista croata Ivana Hrelja documenta la realizzazione di un’installazione urbana curata il 5 maggio scorso dall’artista triestina Elisa Vladilo in una strada centrale di Pola.
Seguirà Project: Rak (Progetto Cancro), incentrato sulla figura di Ulay: pioniere della body art, della performance art e della polaroid art, ma conosciuto anche per essere stato a lungo il compagno di Marina Abramovic, con cui ha formato dal 1976 la coppia di “performers and lovers” più celebre della  storia dell’arte contemporanea (e chi se la scorda l’emozione nel loro gioco di sguardi ritrovandosi l’uno di fronte all’altro, dopo 23 anni di separazione, in “The Artist is Present”?). Per un anno intero, la macchina da presa del regista sloveno Damjan Kozole ha seguito Ulay nel suo percorso di malattia, da quando gli è stato diagnosticato il cancro, che l’artista considera come “il suo più grande e importante progetto”. Frank Uwe Laysiepen, in arte Ulay, sarà presente in sala per presentare il film.

– Beatrice Fiorentino

www.triestefilmfestival.it

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Beatrice Fiorentino

Beatrice Fiorentino

Giornalista freelance e critico cinematografico, scrive per la pagina di Cultura e Spettacoli del quotidiano Il Piccolo e per diverse testate online. Dal 2008 collabora con l'Università del Litorale di Capodistria, dove insegna Linguaggio cinematografico e audiovisivo. Dal 2015 cura…

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