Sky Arte update: tre film per raccontare il rapporto tra arte e cinema. Sky Arte partner del Trieste Film Festival, con la sezione Arthouse a spaziare dall’esperienza di Ulay con la malattia alle suggestioni di Edward Hopper

Non film d’artista. E neppure, in fondo, film “su un artista”. Ma pellicole che fanno dell’arte elemento vivo e vitale, forza espressiva usata – con spettacolare meraviglia – come linguaggio narrativo per raccontare storie intime e al tempo stesso collettive. Di uomini, donne, luoghi. Per la sua venticinquesima edizione, in scena dal 17 al 22 […]

Non film d’artista. E neppure, in fondo, film “su un artista”. Ma pellicole che fanno dell’arte elemento vivo e vitale, forza espressiva usata – con spettacolare meraviglia – come linguaggio narrativo per raccontare storie intime e al tempo stesso collettive. Di uomini, donne, luoghi. Per la sua venticinquesima edizione, in scena dal 17 al 22 gennaio, il Trieste Film Festival, da sempre finestra aperta sul cinema dell’Europa Orientale, inaugura con la complicità di Sky Arte HD Arthouse, micro-sezione che porta al Teatro Miela tre titoli recentissimi, accomunati da un identico percorso concettuale. Quello che elegge l’arte a filtro attraverso cui osservare realtà dinamiche e complesse; strumento per cercare inedite risposte a drammi, tensioni, illusioni, conflitti dell’anima. “Abbiamo creato all’interno della nostra manifestazione una piccola vetrina” spiega Nicoletta Romeo, responsabile del cartellone del festival “dove arte e cinema si intrecciano dando vita a nuove forme d’espressione artistica o sottolineando la grandezza ma anche l’umanità di grandi artisti del nostro tempo”.
Si parte con Progetto cancro dello sloveno Damjan Kozole, per tre anni al lavoro al fianco di Ulay: quello che nasce come un documentario biografico si trasforma, alla notizia del tumore che ha colpito l’artista, in un’articolata riflessione sul senso della vita; un’opera filosofica, con lo stesso Ulay a trattare la malattia come occasione per nuovi spunti creativi. Quasi si trattasse di una lunga, drammatica, intensissima performance.  In Melting street la regista croata Ivana Hrelja documenta invece l’intervento che Elisa Vladilo ha realizzato la scorsa primavera a Pola, lavorando con i residenti alla creazione di un’opera collettiva a cavallo tra installazione e azione performativa; con Shirley – Visioni della realtà, invece, l’austriaco Gustav Deutsch costruisce una spettacolare ambientazione ispirata ai quadri di Edward Hopper, sublimando in una realtà impossibile le connessioni tra la vita della sua eroina e il presente in cui è calata. Creando empatiche suggestioni sottolineate, stupendamente, dalla colonna sonora di David Sylvian e Christian Fennesz.

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