Quando la galleria è on the road: parte da Atlanta il progetto “Crusade for Collecting”, con un pullmino Volkswagen ad attraversare gli States per creare dal basso una nuova generazione di collezionisti

Un pullmino Volkswagen immatricolato nel 1977, livrea verde acqua, sfreccia lungo le strade della California: prossima fermata Venice Beach. Data prevista per l’arrivo: sabato 6 aprile. Difficile scansare dalla mente l’immagine del raduno hippie, ancora più arduo accettare il fatto che il mezzo in questione, romanticamente ribattezzato Lady Blue, insegue un sogno americano che al […]

Un pullmino Volkswagen immatricolato nel 1977, livrea verde acqua, sfreccia lungo le strade della California: prossima fermata Venice Beach. Data prevista per l’arrivo: sabato 6 aprile. Difficile scansare dalla mente l’immagine del raduno hippie, ancora più arduo accettare il fatto che il mezzo in questione, romanticamente ribattezzato Lady Blue, insegue un sogno americano che al flower power sostituisce con coraggio l’art for the masses. È una galleria su quattro ruote quella che, da qualche tempo a questa parte, sta scorrazzando per gli States: nasce nel 2011 grazie al sostegno finanziario raccolto su Kickstarter il progetto Crusade for Collecting, campagna di avvicinamento del contemporaneo a un pubblico il più possibile eterogeneo. Sufficientemente sensibile per rispondere al richiamo della bellezza e disposto a sostenerne i costi, non abbastanza strutturato per superare le colonne d’Ercole dell’ingresso in galleria: spazio percepito, non solo negli Stati Uniti, come freddo e respingente. Al volante si accomoda Jennifer Schwartz, che dopo dieci anni alla guida di una galleria di Atlanta specializzata in fotografia decide di darsi all’avventura: due mesi di tempo, diecimila miglia on the road per un anello che parte e torna in Georgia; toccando lungo il tragitto Los Angeles, San Francisco, Portland, Seattle, Chicago, Cleveland, New York, Washington e Richmond. E lasciando aperta la possibilità per più tappe intermedie. Non è la prima volta che l’eccentrica gallerista tenta vie eterodosse: noti, in una città che certo non si segnala come effervescente centro culturale, i suoi eventi food in collaborazione con i migliori chef locali, a legare il piacere dell’arte a quello per la buona tavola, trasformando gli spazi espositivi in improvvisati ma apprezzati lounge bar.
A sostenere il nuovo progetto l’inevitabile crowdfunding lanciato via Kickstarter e l’immissione sul mercato del web di una serie di gadget che nemmeno una rockstar: magliette, canotte, spille, adesivi e chi più ne ha più ne metta. Ma non la vendita delle opere: duplice l’obiettivo di Jennifer, che all’educazione di una nuova base di collezionisti cresciuti dal basso affianca la volontà di sostenere nomi nuovi e giovani emergenti, offrendo loro occasioni di crescita. Niente mercatino delle pulci, insomma: ad ogni tappa sono previsti eventi pop-up che mettono in relazione fotografi e potenziali collezionisti, nella costruzione di relazioni e dialoghi; vengono distribuite liberamente riproduzioni dei diversi scatti, così che la scelta del dono da parte del pubblico dia spunto per ragionare sul lavoro di ogni singolo artista. E se son rose, insomma, fioriranno. E i primi feedback sembrano positivi: buona l’accoglienza riservata a Lady Blue, in autunno, al PhotoNOLA di New Orleans e nel corso di un appuntamento speciale all’High Museum of Art di Atlanta; ora si fa sul serio, con il viaggio che parte verso il Far West.

Francesco Sala


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Francesco Sala

Francesco Sala è nato un mesetto dopo la vittoria dei mondiali. Quelli fichi contro la Germania: non quelli ai rigori contro la Francia. Lo ha fatto (nascere) a Voghera, il che lo rende compaesano di Alberto Arbasino, del papà di…

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