Ai cancelletti di partenza la nona edizione di Bergamo Arte Fiera, primo appuntamento dell’anno con il tradizionale tourbillon italico di fiere grandi e piccole, inanellate senza soluzione di continuità lungo tutto lo stivale. La crisi c’è e si fa sentire – circa ottanta le gallerie presenti, erano centoventi un anno fa – e allora vuoi mai che l’intrigo di una lotteria non ingolosisca il pubblico degli art addicted. Scatta allora Sold Out, concorso che mette in palio un’opera a scelta del fortunato visitatore: la selezione va fatta tra i pezzi messi a disposizione da ciascuna galleria, opportunamente contrassegnati; l’acquisto di un biglietto di accesso alla fiera offre l’automatica possibilità di venire estratti. In bocca al lupo, perché qui il colpo di fortuna deve essere duplice: se i galleristi saranno generosi l’affare è dietro l’angolo; se invece ne approfitteranno per sganciare fondi di magazzino, la faccenda diventa immediatamente spigolosa.
Un anno fa la rassegna celebrava un ponte con la Turchia, offrendo uno dei due padiglioni a gallerie selezionate nell’orbita della Tuyap Istanbul Art Fair: l’afflato internazionale di Bergamo, questo giro, avrebbe dovuto puntare su Shangai. Ma la partnership è saltata e, così, ci si dovrà accontentare delle gallerie di casa nostra – tra le più note Ca di Fra e Bonelli – e del cartellone di eventi collaterali. In mostra le tele di Camillo Campana, gloria locale; ma anche una retrospettiva sulle indagini urbanistiche di Ugo La Pietra e sulle fotografie di Gianfranco Zappettini.
– Francesco Sala