Prove di Biennale per Gioni, che con Fondazione Trussardi porta Cyprien Gaillard a Milano: mostra da dieci, allestimento da lode, qui avete foto e video. E sugli inviti in Laguna scherza così: “sicuramente non ci sarà Tintoretto!”

Se ne va via in dribbling Massimiliano Gioni, ormai abituato all’intervento rude dello stopper tignoso. Da che gli è stato assegnato il ruolo di top player per la prossima Biennale di Venezia, il refrain è sempre il solito: la salve di domande, richieste di anticipazioni, nomi da buttare in pasto alla cronaca si susseguono fastidiose […]

Se ne va via in dribbling Massimiliano Gioni, ormai abituato all’intervento rude dello stopper tignoso. Da che gli è stato assegnato il ruolo di top player per la prossima Biennale di Venezia, il refrain è sempre il solito: la salve di domande, richieste di anticipazioni, nomi da buttare in pasto alla cronaca si susseguono fastidiose come una marcatura di Paolo Montero. Ma Gioni, abbonato al sorriso facile, si libera con facilità: resiste al rischio di lasciarsi sfuggire qualcosa e se la cava con una battuta. Perché se proprio non vuole dire chi ci sarà, almeno faccia il nome di un escluso: “Tintoretto!” spara, e chissà se a Bice Curiger nel frattempo fischiano le orecchie.

Scherzi a parte il suo passaggio in quel di Milano suona come un allenamento in vista dell’appuntamento lagunare. Perché Rubble and Revelation, personale di Cyprien Gaillard alla Caserma XXIV Maggio, nuovo appuntamento con il contemporaneo sostenuto da Fondazione Trussardi, ha tutti i crismi della mostra che non ti scordi; di quelle che, per intenderci, in Biennale vedresti bene. La location, ex panificio militare, offre fascino a sufficienza; Gaillard, nome già pesante a dispetto della giovane età, porta un progetto inedito, maturo e complesso: quasi un site-specific, un’indagine non convenzionale sul tema della disgregazione del tessuto sociale. Ma soprattutto su ciò che resta, una volta passata l’ondata della distruzione.

Tutto è al posto giusto, insomma, compreso il commento sonoro originale, un loop dalla struggente carica emotiva in pura salsa Popol Vuh: se questo è un saggio di cosa Gioni pensa sia una mostra, a Venezia avremo di che essere soddisfatti…

– Francesco Sala

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Francesco Sala

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