For the Love of Hirst. Lui non c’era, ma Artribune sì: ecco le prime immagini e video dalla megamostra alla Tate Modern
Un campionario umano in grado di competere con qualsivoglia Frieze, o Biennale, tifo da stadio, giornalisti, televisioni da tutto il mondo. E c’eravamo anche noi di Artribune, pronti per foto e video report d’ordinanza. Tutti alla vernice della Tate per Damien Hirst… E lui, neanche a dirlo, ovviamente non c’era! Inutile continuare a chiedersi perché […]
Un campionario umano in grado di competere con qualsivoglia Frieze, o Biennale, tifo da stadio, giornalisti, televisioni da tutto il mondo. E c’eravamo anche noi di Artribune, pronti per foto e video report d’ordinanza. Tutti alla vernice della Tate per Damien Hirst… E lui, neanche a dirlo, ovviamente non c’era! Inutile continuare a chiedersi perché l’opera dell’artista delle medicine, degli animali vivisezionati, dell’anatomia di lusso, degli spots, dei crani di diamanti sia cosi catalizzante. La mostra è in realtà la più grande antologica mai realizzata a Londra sull’artista di Bristol ormai quasi cinquantenne. Il percorso è ricchissimo ma di ampio respiro, e le opere ci sono tutte! Dai primissimi lavori dello studente alla Goldsmith negli anni ’80, alle prime serie degli Spot Paintings (presentati alla mostra Freeze nel 1988), dove la definizione dell’opera rivela un approccio sempre più scientifico. Ampia la serie Medicine Cabinet, dalla primissima Sinner del 1988 a Thousand Year, la prima ad essere concepita come teca su fondo specchiante, fino alla celebre Farmacia del 1991.
La grande sezione zoologica trova spazio con Elements Swimming in the Same Direction for the Purpose of Understanding (Left) and (Right), entrambe del 1991, o Away from the flock del 1994; emergono i ricordi delle visite dell’Hirst adolescente al museo di Storia Naturale di Leeds, le teche di animali imbalsamati e tanta, tantissima anatomia. Ad alleggerire l’atmosfera entra in scena la bellezza e la fragilità delle celebri, caledoscopiche Butterflies, che dalle vetrate e trittici si materializzano e volano libere (sono state importate dalle foreste tropicali e verranno cambiate ciclicamente ogni tre settimane). Finito? Eh no, la Turbine Hall mica poteva restare fuori dal giro! Anzi è lì che si annida il pezzo forte a livello mediatico: For the Love of God (2007), il famoso cranio a grandezza umana coperto da 8.600 diamanti…
– Barbara Martorelli
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