Colpi di scena a Vienna per la saga del “malversatore” Peter Noever. Il direttore del museo MAK cacciato con disonore, ma le indagini…

No! Niente da fare per un direttore di museo “estremo”, o egocentrico, che esige assoluta autonomia gestionale. A Peter Noever, figura di direttore autorevole quanto autoritaria, si rimproverava di aver concentrato la sua attività troppo sull’arte contemporanea, a discapito della storica collezione di arti applicate d’ogni latitudine di cui è ricco il MAK, il museo […]

Peter Noever e la ministra Claudia Schmied – © APA-Georg Hochmuth (DiePresse.com)

No! Niente da fare per un direttore di museo “estremo”, o egocentrico, che esige assoluta autonomia gestionale. A Peter Noever, figura di direttore autorevole quanto autoritaria, si rimproverava di aver concentrato la sua attività troppo sull’arte contemporanea, a discapito della storica collezione di arti applicate d’ogni latitudine di cui è ricco il MAK, il museo che dirigeva. E soprattutto – sì soprattutto – è finito sotto mira per molte reiterate irregolarità nel budget degli ultimi anni. Un 2011 nerissimo per il settantenne super direttore, ormai prossimo alla scadenza del mandato e alla pensione. Dopo le accuse, non gli è bastato essersi scusato pubblicamente ed aver spontaneamente risarcito il museo con oltre duecentomila euro, ammettendo molte responsabilità, ma – tenendo a precisare – “per atti non a esclusivo vantaggio personale”.
Nisba, nessun compromesso: licenziato “in tronco”, sputtanato a dovere e denunciato. Insomma, ha voluto fare le cose in grande, la ministra della Cultura, signora Claudia Schmied, infischiandosene della fama internazionale conquistata da Noever insieme al suo angolo di paradiso del contemporaneo che per più di due decenni ha ospitato molti dei grandi nomi dell’arte e dell’architettura, quando altri musei viennesi, più specificamente “competenti” per materia, neppure si sognavano. E tutto ciò, parallelamente a grandi lavori di ammodernamento e ampliamento delle strutture. Ora, a indagini concluse, la denuncia penale è stata archiviata. Non luogo a procedere, con implicito giudizio di immotivato licenziamento “in tronco” e quindi ribaltamento di talune azioni risarcitorie…

– Franco Veremondi

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Franco Veremondi
Nato a Perugia, residente a Roma; da alcuni anni vive prevalentemente a Vienna. Ha studiato giurisprudenza, quindi filosofia con indirizzo estetico e ha poi conseguito un perfezionamento in Teoretica (filosofia del tempo) presso l’Università Roma Tre. È giornalista pubblicista dal 1994 occupandosi di arti visive, di architettura e di estetica dei nuovi media. Nell’ambito delle arti ha svolto periodicamente attività curatoriale e didattica. Collabora con quotidiani e riviste di area europea.