C’è chi il ponte se lo fa… per forza! Niente soldi per pagare i custodi, a Milano Brera chiude le porte in faccia ai visitatori
Alla faccia del progetto per la Grande Brera! Qui non si riesce a tenere aperta nemmeno quella che c’è già! Turisti inferociti e milanesi basiti di fronte alle chiusure, non programmate e non comunicate, delle ultime ore; coincise con un ponte che tra Sant’Ambrogio, Immacolata e week-end ha portato a bighellonare per la città un […]
Alla faccia del progetto per la Grande Brera! Qui non si riesce a tenere aperta nemmeno quella che c’è già! Turisti inferociti e milanesi basiti di fronte alle chiusure, non programmate e non comunicate, delle ultime ore; coincise con un ponte che tra Sant’Ambrogio, Immacolata e week-end ha portato a bighellonare per la città un discreto numero di persone.
Il caso esplode sulle pagine milanesi de La Repubblica: solo ieri stracciate 162 prenotazioni per la mostra temporanea sulle collezioni del Museo Puskin, tenuta chiusa per assenza di custodi. Sono sei quelli ritenuti necessari per garantire il presidio delle due sale, dove sono ospiti i Renoir e Matisse in trasferta; cui vanno sommati i 21 chiamati ad occuparsi del resto della collezione. Un organico che ha già esaurito il monte ore di servizio nei giorni festivi per quest’anno e quindi, in assenza di retribuzioni, se ne sta legittimamente a casa. E a casa sono tornati gli ignari visitatori che, prenotazione in pugno, sono stati rimbalzati da un imprevisto cartello di chiusura: certo che almeno si poteva avvisare, no?
L’empasse è un montante al fegato della credibilità di Milano come città dall’ampio respiro culturale. Come lo spieghi, ad un’istituzione straniera con cui intavoli prestiti di opere, che i loro quadri non possono essere visti perchè manca il custode? Con l’aggravante dell’incapacità di dare risposta ad una domanda tutt’altro che superficiale: 6mila accessi, nell’ultima settimana, per la mostra del Puskin. Mica bruscolini.
Attenzione, ora, a non cedere al fascino della giaculatoria e del piagnisteo: la crisi ha colpe, i tagli alla cultura sono barbari ed il settore è sempre quello che resta con il cerino in mano e paga per tutti… però. Però: siamo sicuri che siano necessarie sei persone per aprire due sale e vigilare su diciassette opere? Però: è proprio impensabile incentivare e migliorare i rapporti di partnership con associazioni di volontariato, gruppi spontanei et similia perchè siano investiti dell’autorità di vegliare sulle sale? La questione non riguarda restauratori o professionalità specifiche. Se ci fermiamo di fronte al problema dei custodi, beh…
– Francesco Sala
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati