Ma poi quando è finito che resta? C’è un festival, in Veneto, che ha deciso che il suo primo obbiettivo deve essere migliorare il posto che lo ospita…

Di festival che riescono a portare in piazza migliaia di persone, spesso mixando sapientemente diverse discipline per diversificare l’offerta culturale, ce ne sono molti, sempre di più, in Italia. E molti di questi hanno saputo individuare una propria modalità operativa, una caratteristica insita nel concept che ne rappresenta l’unicità. Ma c’è qualcuno che è riuscito […]

Di festival che riescono a portare in piazza migliaia di persone, spesso mixando sapientemente diverse discipline per diversificare l’offerta culturale, ce ne sono molti, sempre di più, in Italia. E molti di questi hanno saputo individuare una propria modalità operativa, una caratteristica insita nel concept che ne rappresenta l’unicità. Ma c’è qualcuno che è riuscito a trovare anche una propria identità, un carattere forte che lo lega a doppio filo al territorio che lo ospita e ne amplia la valenza anche al di là delle date di apertura.
Fra questi c’è sicuramente il festival Comodamente, in corso fino al 4 settembre a Vittorio Veneto. Una rassegna che fin dalla nascita si è posta un target impegnativo ma lungimirante e virtuoso, in grado di produrre i suoi effetti benefici molto oltre i tre giorni di eventi. Parliamo della scelta di recuperare spazi in disuso, dove proporre incontri, conferenze, presentazioni, concerti: recupero che spesso comporta lavori di grande portata che richiedono mesi, o anche anni, ma che poi arricchiscono il luogo a tempo indeterminato. È il caso del complesso dell’ex Italcementi, straordinario groviglio ex industriale resuscitato nelle passate edizioni del festival dopo oltre settant’anni di abbandono (“Soltanto per disboscare il Genio Civile ha impiegato una settimana”, ci raccontano) ed oggi divenuto un affascinante contenitore per talks, mostre e musica, con spazi collettivi di relax ed un percorso visitabile attraverso le strutture industriali.
Ed anche l’edizione 2011 offre lo spunto per il recupero di nuovi spazi che restituiscono fluido vitale ad un centro storico – quello appunto di Vittorio Veneto – spesso un po’ trascurato. Come nel caso di Palazzo Todesco, affacciato su una delle piazze centrali della cittadina e già divenuto uno dei gangli della rassegna. O come l’ex Palazzo Anas, bellissimo esempio di architettura novecentesca perfettamente integrata nel tessuto cittadino, ma in forte stato di degrado: per il festival è stato riaperto e ripulito, ed il curatore Daniele Capra ci ha messo dentro una bellissima installazione a fibre ottiche di Carlo Bernardini…

www.comodamente.it


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