I tre Galliani in mostra a Venezia. Ma l’installazione di Massimiliano viene censurata dalla Soprintendenza. Qui le dichiarazioni dell’artista (e le foto dell’opera prima che venisse smontata)

Prende avvio il 3 settembre la mostra Acqua in bocca che, curata da Flavio Arensi, mette in mostra le opere dei tre Galliani. Babbo Omar e i figli Michelangelo e Massimiliano. Ma proprio su quest’ultimo, Massimiliano, aleggia il giallo dell’ultimo ora e pare che la mostra, allestita negli spazi entusiasmanti del giardino storico di Palazzo […]

Prende avvio il 3 settembre la mostra Acqua in bocca che, curata da Flavio Arensi, mette in mostra le opere dei tre Galliani. Babbo Omar e i figli Michelangelo e Massimiliano. Ma proprio su quest’ultimo, Massimiliano, aleggia il giallo dell’ultimo ora e pare che la mostra, allestita negli spazi entusiasmanti del giardino storico di Palazzo Soranzo Cappello, aprirà senza le opere del giovane Galliani. Cosa è successo? Censura? Eccesso di zelo? Vediamo. La mostra, occorre premetterlo, è stata rimandata: era prevista infatti per svolgersi a ridosso della Biennale, con allestimento nello scorso mese di maggio. Per vari motivi l’evento è stato rimandato a settembre e, nel frattempo, gli eventi internazionali si sono succeduti fino ad ispirare l’opera che Massimiliano Galliani decise di proporre: una ampia installazione dedicata ai fatti di Libia.
L’opera Liberté, Egalité, Fraternité nasce” spiega Galliani ad Artribune “dall’unione di due pensieri fissi nella mia testa. Il primo riguarda un mio ricordo lontano. L’immagine di un letto da contadino con i quattro piedi in altrettante ciotole colme d’acqua. Forse per impedire agli insetti di arrampicarsi. L’altro dal comportamento che ha dimostrato la Francia (in prima linea nel conflitto) di fronte alla richiesta disperata dei profughi libici e tunisini che fuggivano dalle zone calde per cercare asilo in Europa. Da qui un letto ottocentesco coperto interamente da un grande tricolore francese poggia i suoi quattro piedi su altrettante ciotole verdi (unico colore nella bandiera libica) colme di petrolio. Ai piedi del letto un piccolo poggiapiedi cucito con il tricolore italiano denota il nostro ruolo in tutta la questione. Il tutto al ritmo della Marsigliese che suona proveniente da una vecchia radio a valvole”.
Bene, sospendiamo la valutazione artistico-estetica sul lavoro (che magari demandiamo al commentario, così in gamba nello sviscerare), e concentriamoci sulla “pericolosità sociale” e sull’imbarazzo apportato della proposta dell’artista. Pericolosità e imbarazzo, sì, perché solo pericolosità e imbarazzo avrebbero potuto giustificare la scelta della Soprintendenza ai beni architettonici: “mi hanno chiamato intimandomi che la mia opera andava rimossa il prima possibile perché sollevava un messaggio politico molto chiaro, senza peraltro precisare quale fosse. Non è seguita alcuna spiegazione” racconta alquanto demoralizzato Galliani, che riferisce anche di un tentativo, dei responsabili di questa scelta, di non pigliarsene la responsabilità (“stanno cercando di far passare me come quello che non ha potuto esporre”). Da qui la scelta di non sostiuire l’opera – non ce ne sarebbe stato il tempo – ma di mettere al suo posto un messaggio: “L’opera di Massimiliano Galliani è stata rimossa dalla Sovrintendenza del Giardino di Palazzo Soranzo Cappello per ragioni di natura politica”.
E pensare – conclude Galliani – che le mie intenzioni erano ben lontane dal cercare provocazioni fini a se stesse e ancora più lontane dall’offendere la nostra nazione. Semmai il tutto rappresentava uno stimolo ad alzare la testa. A smettere di fare da scendiletto…”.

Acqua in bocca. Omar Galliani, Michelangelo Galliani, Massimiliano Galliani
A cura di Flavio Arensi
Inaugurazione: sabato 3 settembre 2011 – ore 18.00
Dal 3 settembre al 16 ottobre 2011
Giardino storico di Palazzo Soranzo Cappello
Rio Marin, Santa Croce 770 – Venezia

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