In Sicilia workshop sulle Madonie per imparare le origini della fotografia
Un’esperienza di immersione nella natura, viaggiando nel paesaggio e dentro la storia della fotografia. L’occasione è un laboratorio internazionale, che trasforma il borgo siciliano nel cuore delle Madonie in un luogo di ricerca e di relazioni umane, e che è al centro di uno short film
C’è una comunità di ricercatori, appassionati, collezionisti, restauratori, artisti ed artigiani, che intorno al mito delle origini della fotografia continua a costruire esperienza, formazione e informazione. Tra diletto creativo, nozioni scientifiche e cucina alchemica, l’universo della tecnica diventa sostanza da cui partire e verso cui tornare, per misurarsi con la natura dell’immagine e con il fascino della storia. È così che i tradizionali processi fotografici basati sull’uso del collodio ridestano un milieu ottocentesco, proiettato tra immaginari e ispirazioni del presente.
A Castelbuono si custodiscono i segreti nelle prime fotografie
In Sicilia, nella virtuosa realtà di Castelbuono – borgo medievale nel cuore delle Madonie, con una vocazione speciale per la creatività contemporanea e la cultura – Gianni Cusumano, classe 1984, originario di Porto Empedocle e incallito viaggiatore, porta avanti la sua antica passione per la fotografia storica, da autentico cultore della materia. Qui custodisce e coltiva procedure vecchie un paio di secoli, ancora capaci di suscitare meraviglia nell’innesto tra magia ed erudizione. E qui organizza periodicamente dei workshop incentrati sulla conoscenza e la pratica della fotografia al collodio umido o a secco, esplorando le relative possibilità di stampa: dall’ambrotipia, che ha nel vetro il suo ideale supporto, alla variante successiva della ferrotipia, in cui l’immagine viene invece fissata su lastre di ferro.
L’ambrotipo, che era essenzialmente un negativo su vetro – in origine custodito come oggetto e presentato su un fondo nero, così da far emergere l’immagine in positivo – aprì la strada alla stampa delle fotografie su carta, in una qualità superiore a quella, pastosa e poco definita, dalla calotipia, che rispetto al più brillante e nitido dagherrotipo (non replicabile) consentiva già di stampare in serie, a partire dalla matrice. Nell’ambrotipia, e nei suoi sviluppi, si sommavano dunque i vantaggi delle altre due tecniche coeve.

Il collodio al centro di un workshop
Filtrata da queste innovative tecniche, la realtà poteva sdoppiarsi e riprodursi dinanzi agli sguardi stupefatti delle donne e gli uomini dell’Ottocento, eternizzandosi su supporti fotosensibili, trattati con emulsioni di collodio e alogenuri d’argento. Le immagini generate hanno per noi – avvezzi alla perfezione tridimensionale e algida del digitale – il sapore di un piccolo miracolo imperfetto, replicato oggi con le stesse ricette, le stesse procedure di un tempo, quasi a ridestare uno stupore perduto, potenziato dal fascino della patina storica.
A condurre i workshop annuali a Castelbuono, insieme a Cusumano, c’è spesso una delle figure più influenti in materia a livello internazionale: Mark Osterman, con la moglie France Scully Osterman, nell’estate del 2024 sono stati protagonisti di un nuovo laboratorio, per trasmettere a un piccolo gruppo di amatori i segreti del collodio, nella sua variante “a secco”, introdotta intorno alla metà del XVIII secolo e progettata per la fotografia di paesaggio: le lastre sensibili, in questo caso, potevano essere conservate per diversi mesi prima di essere esposte alla luce, senza la necessità di avere con sé una camera oscura portatile, durante viaggi ed escursioni. Esperienze replicate dai partecipanti al workshop siciliano, immersi tra i boschi delle Madonie: lunghe passeggiate a caccia di soggetti da immortalare, per poi misurarsi con la stampa su carta ai sali d’argento.

Il cortometraggio di Pietro Leone
Uno short film, firmato da Pietro Leone, restituisce una sintesi di quelle giornate di studio e di amicizia, nella singolare e felice convergenza tra storia e attualità, tra spirito della provincia e internazionalità, tra l’immacolata bellezza della natura, gli esordi della tecnica fotografica e lo sguardo della contemporaneità. In un flusso intervallato dal racconto di Gianni Cusumano e dei coniugi Osterman, si susseguono così scene di paesaggio, momenti di esplorazione e poi di concentrazione in studio, dettagli di luoghi e immagini che affiorano magicamente sui vetri. Sempre nel segno della ricerca e della condivisione.
Helga Marsala
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