L’artista che crea le sculture più piccole al mondo
C'è uno scultore che crea meraviglie appena visibili ad occhio nudo: si chiama Willard Wigan e detiene il record mondiale per aver realizzato la scultura più piccola al mondo. In un video racconta la sua storia e come fa a creare opere microscopiche
Molti artisti sono abituati a pensare in grande, realizzando opere d’arte sbalorditive per fattezze e dimensioni. C’è invece chi, come Willard Wigan, ha scelto di creare sculture appena percepibili all’occhio umano.
LA STORIA DI RISCATTO DI WILLARD WIGAN
Da studente, Willard riscontrò problemi di apprendimento, che poi scoprì essere dovuti ad una forma di autismo e dislessia. L’allontanamento dalla scuola e la chiusura nei confronti del mondo esterno lo hanno condotto a scoprire questa dote più unica che rara: rendere le cose piccole immense. Nel 2017 giunse così a creare la scultura più piccola mai realizzata: si tratta di un’opera realizzata in kevlar, una fibra sintetica e posizionata all’interno di una sezione scavata dalla sua barba. La scultura, che raffigura un feto, ha all’incirca le dimensioni di un globulo umano.
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Willard Wigan Second World Record
LE SCULTURE MICROSCOPICHE DI WILLARD WIGAN
In questo video di Great Big Story, Willard spiega come fa a realizzare questi capolavori microscopici, utilizzando materiali e strumentazioni inconsuete come frammenti di ceramica, pagliuzze d’oro e granelli di sabbia, aghi ipodermici, frammenti di diamante e ciglia umane. La sua maestria sta inoltre in una grande capacità di autocontrollo, regolazione dei movimenti, della pressione e persino del battito cardiaco.
“Il mio lavoro è un messaggio all’umanità. Le piccole cose contano, spesso sono le cose più piccole che hanno il maggiore impatto su di noi, in tutti gli ambiti della nostra vita” spiega l’artista, che racconta persino di aver inalato per errore una delle sue creazioni. E non è difficile crederlo visto che è riuscito a riprodurre l’Ultima cena, il Monte Rushmore o lo sbarco sulla Luna all’interno della cruna di un ago.
Roberta Pisa
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