Softness: il filo e la trama nei progetti architettonici e creativi sostenibili

Da Kengo Kuma a Edoardo Tresoldi, sono tanti gli architetti, designer e creativi che hanno fatto ricorso a fili e trame per realizzare i loro progetti: le loro opere rispondono all'esigenza di "Softness", narrata nel film di Cristiana Colli e Francesca Molteni. Ecco il trailer

C’è un filo lungo e flessuoso che lega luoghi, persone e idee distanti: si tratta di un materiale unico e straordinario, prodotto in una terra che è simbolo di innovazione e incontro tra mare e colline: Numana, nelle Marche. Parliamo di i-Mesh, il tessuto tecnico e sostenibile per l’architettura, realizzato con fibre eterne e ad alte prestazioni.

IL RACCONTO DI UN MATERIALE IN UN FILM

A raccontare le ispirazioni, i progetti e i sogni tratti da questo materiale è il film Softness di Cristiana Colli e Francesca Molteni, proiettato anche in occasione di Expo Dubai 2020. Nel video si susseguono fotogrammi che sembrano quadri e che narrano la nascita di i-Mesh, la sua rete di ideatori, le forme assunte e le grandi progettazioni che l’hanno visto protagonista. A parlarne sono i creativi, architetti e designer che hanno scelto queste trame per rendere tangibili le loro idee: Kengo Kuma e la texture, Cristiano Toraldo di Francia e la trasparenza, Benedetta Tagliabue e i materiali confortevoli, Gabriele Mastrigli e la griglia di Superstudio, Werner Sobek e le nuove tecnologie di costruzione, Lucio Blandini e l’architettura sperimentale di Frei Otto, Mark Gabriel e le performance richieste da Expo 2020 Dubai, Ico Migliore e il valore nidificante dei luoghi pubblici, Margherita Palli e la trama in scena, Edoardo Tresoldi e la rete che si autostruttura, Stefano Catucci e gli spazi affettivi delle città, Lorena Alessio e la 15 minutes city e infine Alberto Fiorenzi, che ha visto il futuro e ha inventato i-Mesh.

IL CONCETTO DI SOFTNESS

Il film sviluppa riflessioni e racconti legati all’epopea del filo, dalla materia prima alla sfida del progetto: un viaggio, con interviste e immagini di progetti e luoghi – Barcellona, Dubai, Milano, Numana, Roma, Stoccarda, Tokyo – segno di una connessione profonda tra le comunità, gli oggetti, gli spazi. Un lungo cammino di documentazione e racconto realizzato nel pieno di un’esperienza radicale come la pandemia, in cui la natura ha ricordato all’uomo la necessità di una visione comune e sostenibile dell’ecosistema. La necessità del rispetto e dell’ascolto – Softness, appunto.

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Redazione

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