Un uomo giace senza vita all’interno di una stanza spoglia, ad un tratto qualcuno compare nella camera e si avvicina al letto dove si trova la salma riconoscendo sé stesso nel volto del cadavere. La scoperta però non sembra così sconvolgente ed entrambi i corpi si ritrovano poeticamente uniti da un unico e solenne abbraccio. È questo il soggetto del nuovo cortometraggio scritto da David Cronenberg, maestro indiscusso dell’horror contemporaneo che, in quest’occasione, veste sia il ruolo di sceneggiatore che di protagonista. Diretta da Caitlin Cronenberg (figlia del regista), la surreale opera approda online interrompendo così un’assenza dalle scene durata sette anni, considerando che l’ultimo lungometraggio di Cronenberg, Maps to the stars, risale al 2014.

Una novità per Cronenberg

A differenza degli altri film scritti dal cineasta canadese, The death of David Cronenberg – questo il titolo del corto – ci mostra forse il suo lato più intimo e fragile, fattori che si possono riscontrare tanto nell’età anagrafica dell’autore (prossimo a spegnere ben 80 candeline), quanto nella scena iniziale del breve video. Strizzando l’occhio alla parte conclusiva di quel capolavoro psichedelico che è 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, la prima inquadratura del corto è appunto dominata da un’atmosfera mistica rintracciabile soprattutto nell’elemento della luce che mette in evidenzia un ambiente architettonico fortemente caratterizzato da forme triangolari.

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Anche il cinema in NFT

Oltre alla natura del soggetto, la particolarità principale del cortometraggio risiede nella sua brevità. A determinare la durata del video è infatti la sua stessa destinazione poiché The Death of David Cronenberg è stato concepito per essere messo in vendita, come NFT, sulla piattaforma digitale SuperRare. Messo all’asta lo scorso 14 settembre – partendo da un’offerta di 0,1 Ethereum –, il video è stato recentemente acquistato per 25 ETH, circa 71mila dollari. L’esperimento dei Cronenberg è solo l’ultimo esempio di una tendenza che sta prendendo sempre più piede: una modalità destinata non solo a cambiare la fruizione delle opere cinematografiche ma, soprattutto, lo stesso modo di fare cinema.

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Valerio Veneruso
Esploratore visivo nato a Napoli nel 1984. Si occupa, sia come artista che come curatore indipendente, dell’impatto delle immagini nella società contemporanea e di tutto ciò che è legato alla sperimentazione audiovideo. Tra le mostre recenti: la personale RUBEDODOOM – Per tutti e per nessuno (Metodo Milano, Milano, a cura di Maurizio Bongiovanni, 2020) e le collettive, Existance Resistence (mostra virtuale su Instagram a cura di Giovanna Maroccolo e Patrick Lopez Jaimes, 2022), The Struggle is Real (Green Cube Gallery e Fondazione Spara, a cura di Clusterduck, 2021), Rifting (a cura di Federico Poni e Federica Mirabella per la quinta edizione di The Wrong Biennale, 2021), ISIT.exhi#001 (Spazio In Situ, Roma, a cura di ISIT Magazine, 2021), e Art Layers (progetto espositivo su Instagram curato da Valentina Tanni per il decennale di Artribune). Tra le principali esperienze curatoriali: lo screening video Melting Bo(un)d(ar)ies (Cappella di Santa Maria dei Carcerati, Palazzo Re Enzo, Bologna, 2022), il progetto di newsletter mensile IMMAGINARIA – Un altro mondo (per l’arte è possibile (commissionato dall’Associazione culturale di arte contemporanea TRA – Treviso Ricerca Arte, 2020/2021), le mostre collettive Le conseguenze dell’errore (TRA Treviso Ricerca Arte, 2019), e L’occhio tagliato (Casa Capra, Schio, 2018) e il ciclo di incontri TorchioTalks – Dialoghi tra arte grafica e arte contemporanea e la relativa esposizione collettiva TorchioFolks (atelier Palazzo Carminati della Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, 2015/2016). È inoltre fondatore, insieme a Davide Spillari, del progetto editoriale BANANE FANZINE e co-curatore delle prime due edizioni del festival di arti interattive Toolkit Festival (Venezia, 2011 – 2012).
Ha collaborato con diverse realtà editoriali come Kabul Magazine e NOT. Attualmente vive tra Torino e il web.