Archeology Now. Il video della mostra di Damien Hirst alla Galleria Borghese

È stata inaugurata lo scorso 8 giugno presso la Galleria Borghese di Roma la nuova mostra di Damien Hirst, un evento che ha diviso il pubblico tra entusiasti e scettici. Questo video, arricchito da interviste ai curatori, vi porta dentro le sale

Damien Hirst è nato nel 1965 a Bristol ed è cresciuto a Leeds. Ha studiato Belle Arti al Goldsmiths College dal 1986 al 1989 e, durante il suo secondo anno, ha ideato e curato la storica mostra collettiva, Freeze, punto di partenza della sua lunga e fortunata carriera nel mondo dell’arte. La morte è un tema centrale nelle opere di Hirst, divenuto famoso per una serie di opere d’arte in cui gli animali morti (tra cui uno squalo, una pecora e una mucca) sono conservati, a volte sezionati, in formaldeide. Il più noto di questi era The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living, uno squalo tigre lungo oltre 4 metri sotto formaldeide in una teca trasparente.

LE OPERE DI CIF AMOTAN

Le opere esposte nella mostra alla Galleria Borghese fanno parte della sensazionale serie Treasures from the Wreck of the Unbelievable, esposta per la prima volta a Venezia nel 2017 a Palazzo Grassi e Punta della Dogana. L’artista immagina che vengano ritrovate le opere appartenenti alla collezione del liberto, nonché “vorace” collezionista, Cif Amotan – anagramma di “I am fiction” – il cui nome è indubbiamente volto a suggerire la vera natura di questo ritrovamento.
La cifra stilistica di Hirst, sempre protesa a stupire lo spettatore attraverso l’impiego di materiali originali, e la sua attenzione verso temi fondamentali per l’umanità quali la morte, la scienza e la religione, instaurano, attraverso le sue sculture, un dialogo armonioso e al tempo stesso inaspettato con le opere barocche del Cardinale Scipione Borghese.

LE INTERVISTE A MARIO CODOGNATO E ANNA COLIVA

La mostra presenta anche un gruppo di dipinti dalla serie del 2016 intitolata Colour Space, esposti per la prima volta in Italia. I puntini di queste tele rompono l’idea di una immagine unificata, disperdendosi sulla tela e creando una tensione e un movimento tipicamente di gusto barocco. Mario Codognato, ex curatore capo di MADRE (Museo d’arte contemporanea di Napoli) e Belvedere 21 (Museo d’arte contemporanea di Vienna), ha così commentato la serie: “abbiamo pensato che i dipinti di Hirst fossero molto rilevanti all’interno del corpus del suo lavoro, quindi abbiamo voluto esporli. Abbiamo scelto questa serie perché rispetto agli Spot Painting, da cui queste opere sono state ispirate, i Colour Space sono realizzati manualmente. Uniscono il modo in cui venivano realizzati i dipinti in passato ma anche la tecnica che l’artista ha utilizzato per le sculture di questa mostra, in cui il craftmanship è molto importante.
La professoressa Anna Coliva, curatrice della mostra ed ex direttrice della Galleria Borghese, ci racconta invece un particolare: “ci sono marmi rarissimi e preziosissimi, ci sono dei lapislazzuli, delle agate, giade, malachite. Una lavorazione del bronzo veramente eccezionale. Il materiale di una tradizione eterna, il materiale bello, squisitamente scelto e la lavorazione di questo materiale. Damien Hirst concepisce questi suoi lavori tutti eseguiti a mano, non c’è una tecnica contemporanea, non c’è il 3D o la realtà virtuale, non c’è nessuna delle tecnologie del contemporaneo, ci sono tutte cose realizzate con una tecnica antica”.

– Chiara Aluigi

Questo video è il secondo episodio di una serie sull’arte contemporanea ideata da Chiara Aluigi in collaborazione con l’associazione culturale LABOR. Le riprese e il montaggio sono stati realizzati da Artemie Ciubotaru.

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