Time Out. Il video della mostra di Robert Breer a Bolzano

Per la prima volta in Italia una retrospettiva dedicata a Robert Breer, tra i fondatori dell’avanguardia americana, ancora poco conosciuto in Italia. È alla Fondazione Antonio Dalle Nogare di Bolzano, con oltre 70 opere tra le più rappresentative di una lunga carriera. In attesa che si possa visitare di nuovo, ecco il video.

Nata dagli studi del co-curatore Vincenzo de Bellis (qui al lavoro in coppia con Micola Brambilla), e dal suo dialogo con gli eredi dell’artista, Robert Breer – Time Out alla Fondazione Antonio Dalle Nogare è la prima personale in Italia del poliedrico artista dell’avanguardia americana, nato a Detroit nel 1926 e scomparso nel 2011. Un personaggio in genere etichettato come filmmaker, ma che ha sempre sofferto – e di fatto smentito – le definizioni, passando dalla pittura astratta al cinema sperimentale e dall’animazione alla scultura.
Attraverso una selezione di oltre settanta opere, presentate in un unico spazio di 400 metri quadrati, la mostra di Bolzano presenta dipinti, schizzi preparatori, flipbook (i libretti che attivati con il pollice creano l’illusione del disegno animato), pre-cinematic objects (come i Mutuscopes realizzati su influenza dello svizzero Jean Tinguely), film, documenti, cataloghi e fotografie. Oltre ai famosi, iconici, floats, sculture semoventi motorizzate che “fluttuano” nello spazio.

MOVIMENTO, SPERIMENTAZIONE E INTERAZIONE

Lo spazio dell’esposizione viene continuamente ridefinito dagli impercettibili movimenti di questi oggetti fatti di materiali poveri (gesso, vetroresina, spugna, plastica), le cui forme lineari sembrano alludere al Minimalismo. I nomi sono semplici e rassicuranti: Borne (1967), Porcupine (1967), Float (1970), Tambor (1972). L’interazione tra le opere e lo spettatore era il principale obiettivo di questo “artist artist” quando realizzò il padiglione della Pepsi Cola a Osaka nel 1970, attirandosi critiche e antipatie, ma anche l’entusiasmo del pubblico e la fascinazione dei giovani artisti che poi ne furono influenzati.
Poter passare e ripassare da una sezione all’altra della mostra è un modo per comprendere meglio la ricerca di Breer sui concetti di tempo, materia e movimento. Un’esplorazione costante, già testimoniata dai quadri dei primi anni Cinquanta ispirati a Mondrian ma fatti di linee fluttuanti e blocchi di colore in precario dialogo, confermata dalle sue immagini cinematografiche anti-narrative e aggressive, fino alle sculture fluttuanti, a tal punto caratteristiche dell’autore da essere riprodotte sotto forma di gadget in vendita al MoMA di New York.
Una ricerca visionaria, quindi, portata avanti forse proprio con l’anelito di ritagliarsi un intermezzo, un equilibrio temporaneo suggerito anche dal titolo della mostra, Time Out, che prende in prestito il titolo da un dipinto del 1953.

– Sara Bonfili

 

 

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Sara Bonfili

Sara Bonfili

Sara Bonfili è giornalista pubblicista e PhD in “Filologia e interpretazione del testi letterari e loro tradizioni culturali” all’Università di Macerata, dove è cultore della materia. Lavora come freelance, dedicandosi a temi culturali sul suo blog Travelkeller. È stata addetto…

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