Architettura: Odile Decq si racconta a Itinerant Office

Gli esordi, i primi concorsi e progetti, i successi, le battute d'arresto, i riconoscimenti, il mercato del lavoro, i punti di riferimento. Cosa significa essere un architetto nel XXI secolo? Lo raccontano i protagonisti della scena architettonica globale nell'ambito del progetto di video interviste "Past, Present, Future", ideato e curato da Itinerant Office. Ogni due settimane online su Artribune TV.

Itinerant Office ha curato il progetto Past, Present, Future: about being an architect yesterday, today, and beyond, una serie di oltre 20 video interviste realizzate a una selezione di architetti internazionali – tra cui MVRDV, Stefano Boeri, Cino Zucchi, Nieto Sobejano, Odile Decq, 51N4E – – che indaga il mondo della professione architettonica contemporanea e, nello stesso tempo, si propone come fonte di ispirazione per le giovani generazioni.
A partire da oggi, il secondo episodio del progetto, che comprende 13 interviste, sarà pubblicato da Artribune TV con cadenza bisettimanale, grazie alla collaborazione attivata con Itinerant Office. Questo ciclo, che includerà anche immagini inedite, backstage e nuovi contenuti, prende il via con Odile Decq, fondatrice nel 1974 dello Studio Odile Decq; con sede a Parigi, conta oggi circa venti dipendenti. Conosciuta in Italia soprattutto per il progetto del MACRO a Roma, aperto al pubblico dieci anni fa, Decq concepisce l’architettura come “un’avventura”, avviata in una fase storica in cui, come lei stessa racconta, nella maggior parte dei paesi europei era insolito per un cliente, per le istituzioni e persino per i colleghi trovarsi di fronte a una progettista.

L’ARCHITETTURA COME AVVENTURA

La maggior parte dei ricordi e degli aneddoti di quel momento riguardano la sorpresa delle persone che si chiedevano perché non stessi lavorando per un architetto maschio o non collaborassi all’interno di un altro studio. Sembrava impossibile per loro che potessi affermarmi come architetta indipendente”. Con ostinazione, Odile Decq ha perseguito il proprio obiettivo di realizzazione professionale, riuscendo a vincere – tra gli altri riconoscimenti ottenuti nel corso della sua carriera – il Leone d’Oro alla Mostra Internazionale di Architettura nel 1996. Si è inoltre affermata anche come docente e ha fondato la sua scuola di architettura: il Confluence Institute for Innovation and Creative Strategies in Architecture. Ed è proprio l’istruzione il settore sul quale, a suo parere, è più urgente intervenire per riformulare il futuro della pratica architettonica: “Dobbiamo cambiare l’educazione anche nelle scuole, in modo che i bambini possano capire cos’è l’architettura quando sono giovani. Non solo guardando a ciò che fanno gli architetti come professione, ma per vedere che cos’è una buona architettura. Per me, l’architettura non sta solo nel disegnare progetti. È molto più grande di così. È una questione di cultura, di disciplina ed è un modo di pensare al mondo e di riorganizzare le situazioni che affrontiamo per aiutare le persone a vivere meglio.”

– Valentina Silvestrini

L’intervista integrale è visibile sul sito www.pastpresentfutureproject.com

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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