Siamo solo alla seconda puntata, lettere D-L, circa metà dell’alfabeto. Prima di arrivare alla Z si pronostica un aumento esponenziale di insulti, risentimenti, battutacce, musi lunghi, applausi e reverenze cum laude. Luca Rossi dà le sue pagelle, su Artribune, e si becca la solita caterva di odio o – più raramente – di solidale approvazione. Dà i voti, il martellante moralizzatore-contestatore dell’art system italico, scandagliando l’intera lista dei giovani (e meno giovani) artisti di Italian Area. Da un maestro come Alberto Garutti a un emergente di talento come Giulio Frigo (il primo graziato con uno stitico 6, l’altro bollato con un miero 4). E naturalmente boccia tutti, o quasi. Volano insufficienze come proiettili (di gomma) e nel loop di slogan coniati in questi anni – dalla celebre Nonni Genitori Foundation al marchio Ikea Evoluta – si ripete, stavolta con metodo ragionato, da meticoloso archivista con la penna rossa, il rito della critica a tutto campo. Il concetto? L’arte italiana, oggi, è alla frutta. Motivazioni? Sempre le stesse, appunto. E non magistralmente incisive. Una crociata manierista, contro il manierismo di una produzione artistica effettivamente non priva di stanchezze, di fragilità. Ma se non è proprio lo spessore argomentativo del fantomatico uomo invisibile Luca Rossi a scuotere le coscienze, o a suggerire nuovi orizzonti per esaltanti avventure intellettuali, il dibattito quantomeno si apre. A volte sterile, a volte no. Ma si apre.

E a parte i commentatori virtuali, ai suoi voti da taccagno come reagiscono i diretti interessati? Qualcuno si farà una risata, qualcun altro si offenderà. Ma l’unico ad aver condiviso una reazione è stato il giovane Roberto Fassone aka 4.5. Esattamente: quattro e mezzo. Il voto appioppatogli dall’inflessibile prof. E lui che fa? Gira un video, lo mette su Vimeo e dice la sua. Con ironia. Inscenando una fintissima reazione indignata, demolisce ogni critica, ogni arroganza, ogni pedanteria, sia di chi dà i voti sia di chi s’arrabbia. Come dire: me ne infischio, che vuoi che sia.
A noi è piaciuto da matti. E in questo match ideale – leggerezza VS pesantezza, esprit ludico VS esprit polemico – i voti, stavolta, li dà Artribune: Roberto Fassone 10 – Luca Rossi 3. Incassare e sorridere.

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Helga Marsala

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Helga Marsala
Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Insegna all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo, fino al 2010, come caporedattore per la piattaforma editoriale Exibart. Nel 2011 è nel gruppo che progetta e lancia la testata culturale Artribune, dove ancora oggi lavora come editorialista, collaborando col team di direzione e operando come curatrice e project manager nel nuovo comparto aziendale Artribune Produzioni. Svolge un’attività di approfondimento teorico attraverso saggi e contributi critici all’interno di pubblicazioni d’arte e cultura contemporanea. Scrive di arti visive, arte pubblica, politica, costume, comunicazione, attualità e linguaggi creativi contemporanei. Presso Riso Museo d’Arte contemporanea della Sicilia è stata curatrice dell’Archivio S.A.C.S (Sportello Artisti Contemporanei Siciliani) e membro del Comitato Scientifico, collaborando a più riprese con progetti espositivi, editoriali e di ricerca del Museo. Cura mostre e progetti, prevalentemente presso spazi pubblici italiani, seguendo il lavoro di artisti italiani ed internazionali. È stata membro di commissioni e giurie per premi/residenze d’ambito nazionale, riservati ad artisti. Dal 2018 al 2020 ha lavorato come Consulente per la Cultura del Presidente della Regione Siciliana e dell’Assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana.