Souvenir de Ecuador. Il ritratto di un Paese, in forma di ricordo

Quasi in chiusura la mostra all'Istituto Cervantes di Roma, dedicata all'Ecuador. Otto artisti raccontano il loro Paese, in un viaggio attraverso la storia e la memoria. Taglio politico e sociale anche per i video di Estefanía Peñafiel Loaiza, Paúl Rosero Contreras, Karina Skvirsky Aguilera. Fino al 14 luglio

Una mostra che attraversa un Paese latinoamericano, per restituirne un’immagine multipla, sfaccettata, articolata. Ma da cui emergono alcune costanti forti. All’Istituto Cervantes di Roma la mostra Souvenir de Ecuador, a cura di Federica La Paglia, porta in Italia un gruppo di artisti ecuadoriani emergenti, ma già attivi sulla scena internazionale: Karina Skvirsky Aguilera, Falco, Ana Fernández, Myriam Gaggini, María Rosa Jijón, Fabiano Kueva, Estefanía Peñafiel Loaiza, Paúl Rosero Contreras. Opere video soprattutto, per un ritratto dell’Ecuador che mette l’accento su questioni storiche, sociali e politiche. Tornano costantamente i temi della memoria, della precarietà, della comunità, della tradizione, dell’identità etnica, della ricostruzione storica. Quasi che la lettura  dei luoghi e delle cose, anche quando mediata da linguaggi puramente artistici, non potesse prescindere dal confronto con la dimensione dell’appartenenza. Oltre gli stereotipi, affondando la lama tra le pieghe più vive di una mapaptura geopolitica e culturale assolutamente complessa. Tra i video in mostra, ecco una selezione che restituisce con precisione atmosfere e direzione del progetto espositivo.

Paúl Rosero Contreras
Cuando tu te hayas ido, 2011
film in progress, 04′ 25” in loop
courtesy: l’artista

L’Informe Final fu il rapporto conclusivo della Comisión de la Verdad, istituita nel 2007 per indagare intorno alle gravi violazioni dei diritti umani in Ecuador, in particolare quei 118 casi rilevati nel 1984-88, sotto il governo di León Febres Cordero. “Senza verità, nessuna giustizia”: questo lo slogan. A cui aggiungere “senza memoria, nessuna verità”. Il difficile percorso di elaborazione storica, di presa di coscienza sociale, di rivendicazione dei diritti civili, passa innanzitutto attraverso il recupero dei fatti, sfruttando la memoria della sofferenza come forza politica. Da qui, l’inizio di un processo declinato al presente, per ricucire strappi ed arginare nuove, possibili derive. Da questa pagina dolorosa parte Paúl Rosero Contreras, nel suo intenso video giocato sui toni di un bianco e nero pastoso, pittorico, cupissimo. Un’opera che, partendo dal titolo di una romantica poesia messicana dedicata a un amore perduto (“Quando sei andato via”) accede alla dimensione politico-sociale mettendo in scena un’operazione di memoria, di costruzione e di distruzione. Con le ceneri del fascicolo dell’Informe, polverizzato tra le fiamme, l’artista disegna un paesaggio sul suolo, forme astratte e fragili, in bilico tra l’emersione e la sparizione. Immagini che affiorano, nel gioco di ombre e di luci, e che un rivolo d’acqua distruggerà, portandole con sé. Verso a un destino incerto.

Estefanía Peñafiel Loaiza
cuenta regresiva, 2005-2013
video, 76h circa
courtesy: l’artista
(estratto)

Declamando, à rebours. L’impresa utopica di Estefanía Peñafiel Loaiza si concretizza in un cortocircuito tra azione e memoria, tra scrittura e visione, tra passato e presente. Sul filo si un orizzonte politico controverso.  L’artista filma diversi luoghi pubblici, in Ecuador, Francia e Belgio, dove si ferma a leggere al contrario 18 Costituzioni della Repubblica scritte fino al 1998. Dall’ultima sillaba dell’ultima parola dell’ultima Costituzione, il racconto rovesciato giunge al principio della prima: un balzo lento, lungo 76 ore, che ha il suo termine nell’anno 1830. Il video viene poi editato al contrario, spostando anche sul piano dell’immagine in movimento l’effetto di riavvolgimento. Ne viene fuori una narrazione del non senso, dell’ambiguità e dell’incertezza, nell’urgenza di ripercorrere le tappe di una storia collettiva fatta di conquiste e di tragedie, di punti di domanda e di storie convulse, mirando alla costruzione di un ordine sociale. Ordine che resta aperto, mutevole, contraddittorio, da esplorare attraverso prospettive inedite. Per una lettura della storia non convenzionale, né rassicurante.

Karina Skvirsky Aguilera
Antojo (dal progetto Memorias del desarrollo), 2009
video monocanale, 04’ 50’’
courtesy: DPM Gallery, Guayaquil e l’artista

Adalberto Ortiz fu un romanziere, poeta e diplomatico afro-ecuadoriano. Dalla sua figura muove Karina Skvirsky Aguilera per quest’opera, in cui declama, con fare teatrale, ironico ed enfatico, una sua poesia dal titolo Antojo. Ricordi d’infanzia racchiusi nel suono delle parole: era la madre a sussurrarle quei versi, da piccola, scritti nel dialetto di Esmeraldas, città natia di Ortiz, un tempo colonizzata da schiavi neri in fuga, e ancora oggi con un picco del 70% di cittadini con radici africane (contro l’8% del resto del Paese). Il testo affronta il tema dell’incontro tra culture ed etnie diverse, mettendo in guardia dal pericolo della contaminazione.  L’opera di Aguilera si concentra dunque, dietro l’apparente formula ludica, su un tema complesso e spinoso, ancora oggi di stringente attualità, integrandolo con quello della tradizione orale e della salvaguardia di memorie appartenenti a piccole comunità geografiche e culturali. Un processo che passa anche per il racconto effimero e spontaneo tra persone, serbatoio di saperi sepolti, fortemente connessi a un territorio e a rischio di sparizione.  

Helga Marsala

“Souvenir de Ecuador”
a cura di Federica La Paglia
fino al 14 luglio 2013
Istituto Cervantes – P.zza Navona 91, Roma

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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