La lunga stagione del Simbolismo a Milano
Palazzo Reale, Milano – fino al 5 giugno 2016. Una grande mostra fa nuovamente luce su quel periodo di grandi cambiamenti storici, culturali e spirituali che investì l’Europa sul finire dell’Ottocento. E su come l’arte rispose ai tali sogni e inquietudini attraverso il subconscio, il mitologico e il fantastico, prima di abbandonarsi definitivamente al dogma delle avanguardie.
![La lunga stagione del Simbolismo a Milano](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2016/02/Galileo-Chini-La-Primavera-classica-1914-©-Fondazione-del-Credito-Valdinievole-Accademia-dArte-740x1024.jpg)
MILANO SIMBOLISTA
È una Milano che si riscopre simbolista quella che ospita a Palazzo Reale la grande selezione di opere curata da Fernando Mazzocca e Claudia Zevi.
Dopo la mostra dedicata ad Adolfo Wildt presso la GAM e quella dedicata a un altro protagonista della Belle Époque europea come Alfons Mucha, ecco dipanarsi più chiaramente l’intreccio di storie e di atteggiamenti artistici che tratteggiarono la fisionomia sfuggente di quel non-movimento chiamato Simbolismo. Sono appunto moltissime le storie e le declinazioni di uno stile che assunse caratteri del tutto peculiari nei diversi stati e regioni europei, per mano di autori che interpretarono il linguaggio del simbolico con fini e modalità differenti, espresse in esiti formali apparentemente inconciliabili.
IL MITO DI ORFEO
Si passa così dalla riscoperta del mito, che assume toni sontuosi e talvolta cupissimi nella Germania di Franz Von Stuck, nelle cui opere eroi e mostri del mondo antico rappresentavano valori e incubi che da lì a poco si sarebbero tragicamente materializzati nei vari nazionalismi. Ma tra meduse e ingannevoli sirene c’è soprattutto Orfeo, come figura cardine di un mondo poetico e anarchico, celebrazione del mito decadente dell’arte per l’arte.
Sublime, in questo senso, la testa mozzata di Orfeo e incastonata nella sua lira, così come immaginata dal belga Jean Delville nella sua opera che, al pari di altre in mostra, è connotata da una finezza di esecuzione degna degli antichi, ritrovabile in Moreau, Böcklin e Klinger.
CASI ITALIANI
Ed è proprio la tecnica pittorica ad aver poi costituito il prezioso lascito per numerosi autori in mostra, come dimostrato dalle tele di Previati e Segantini, che anticipano soltanto di un anno il periodo cruciale tra il 1910 e 1912, quando Boccioni licenziò il suo fregio sugli Stati d’animo, La città che sale e Materia, Elasticità, mentre Carrà I funerali dell’anarchico Galli e Balla La Lampada ad arco.
Se da un lato questi furono i semi avanguardistici di un nuovo modo di concepire l’arte, dall’altro convivevano con una tensione di segno opposto, orientata verso un passato perduto e tragico poiché irrecuperabile. Appare chiaro in Sartorio e nel suo ritorno alla cultura mediterranea, in quel turbinoso vento che sembra animare il suo maestoso e monumentale fregio allestito così come apparve nel 1907. Pitture e parole come fiumi inarrestabili, come una corrente che tutto travolge in un’estasi visiva, oppure tradotte in forme naturali stilizzate, testimoni della mistica esperienza secessionista o del gruppo dei Nabis, nei quali i tumulti dell’animo sembrano finalmente placarsi e approdare in una natura dove tutto si purifica e si ricompone.
TRA ROMANTICISMO E OSCENITÀ
Il tono riconciliante di certe vedute, rese fantastiche e nuovamente romantiche, stride accanto ad altre rappresentazioni, soprattutto in area francofona, dove gli eredi di Sade e soprattutto di Baudelaire tracimarono i valori borghesi in acute e graffianti rappresentazioni, come nelle felici e implacabili oscenità di Félicien Rops, o in sentimenti più silenziosi e insieme radicali come quelli espressi dal capolavoro di Fernand Khnopff, Carezze (l’Arte) (1896), simbolizzazione della natura ermafrodita e ambigua della creazione artistica, che non solo anticipa il Surrealismo ma anche il rock-glam.
Vi è poi un altro aspetto, non meno affascinante: alcune delle opere esposte furono completate da cornici che ne esaltavano e in alcuni casi ne continuavano la narrazione, come nella Diavolessa (1906) di Alberto Martini, e nei piccoli capolavori di arte applicata realizzati dal celebre ebanista Carlo Bugatti, o nel sofisticato esempio che adorna La Leggenda di Orfeo (1905) di Luigi Bonazza, dichiaratamente secessionista.
Riccardo Conti
Milano // fino al 5 giugno 2016
Il Simbolismo. Arte in Europa dalla Belle Époque alla Grande Guerra
a cura di Fernando Mazzocca, Claudia Zevi e Michel Draguet
Catalogo 24 Ore Cultura
PALAZZO REALE
Piazza del Duomo 12
02 54914
www.mostrasimbolismo.it
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/50908/simbolismo/
![Gustave Courtois, Orfeo, 1875 - Pontarlier, Collection Musee municipal](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2016/02/Gustave-Courtois-Orfeo-1875-Pontarlier-Collection-Musee-municipal-768x313.jpg)
![Giovanni Segantini, L'Amore alla fonte della vita, 1896 - © Galleria Civica d’Arte Moderna, Milano](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2016/02/Giovanni-Segantini-LAmore-alla-fonte-della-vita-1896-%C2%A9-Galleria-Civica-d%E2%80%99Arte-Moderna-Milano-768x546.jpg)
![Félicien Rops, Pornokratès, 1878 - © Musée royal de Mariemont - photo M. Lechien](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2016/02/F%C3%A9licien-Rops-Pornokrat%C3%A8s-1878-%C2%A9-Mus%C3%A9e-royal-de-Mariemont-photo-M.-Lechien-768x1178.jpg)
![Albert von Keller, Al chiaro di luna, 1894 - © 2016 Kunsthaus Zürich](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2016/02/Albert-von-Keller-Al-chiaro-di-luna-1894-%C2%A9-2016-Kunsthaus-Z%C3%BCrich.jpg)
![Arnold Böcklin, Il silenzio della foresta, 1885 - © National Museum in Poznań](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2016/02/Arnold-B%C3%B6cklin-Il-silenzio-della-foresta-1885-%C2%A9-National-Museum-in-Pozna%C5%84-768x1080.jpg)
![Galileo Chini, La Primavera classica, 1914 - © Fondazione del Credito Valdinievole, Accademia d'Arte](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2016/02/Galileo-Chini-La-Primavera-classica-1914-%C2%A9-Fondazione-del-Credito-Valdinievole-Accademia-dArte-768x1062.jpg)
![Giulio Aristide Sartorio, Le Vergini savie e le Vergini stolte, 1890-91 - Roma, Galleria d’Arte Moderna - Courtesy Roma Capitale](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2016/02/Giulio-Aristide-Sartorio-Le-Vergini-savie-e-le-Vergini-stolte-1890-91-Roma-Galleria-d%E2%80%99Arte-Moderna-Courtesy-Roma-Capitale-768x671.jpg)
![Jacek Malczewski, Thanatos, 1898 - © National Museum in Poznań](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2016/02/Jacek-Malczewski-Thanatos-1898-%C2%A9-National-Museum-in-Pozna%C5%84-768x818.jpg)
![Odilon Redon, Il Polipo difforme..., dalla serie Les Origines, 1883 - Milano, Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2016/02/Odilon-Redon-Il-Polipo-difforme...-dalla-serie-Les-Origines-1883-Milano-Civica-Raccolta-delle-Stampe-Achille-Bertarelli-768x865.jpg)
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati