DALLA NORVEGIA ALL’ESORDIO ITALIANO
Classe 1979 e non solo con un buon curriculum alle spalle – ma anche tre gallerie internazionali: Standard, Andrew Kreps e Giò Marconi – il norvegese Fredrik Vaerslev inaugura la sua prima personale in un museo italiano, a cura di Alberto Salvadori.
Inner Beauty – questo il titolo della mostra – non parla di bellezza e nemmeno ha la pretesa di ostentarla, ma del fascino processuale che, in bilico fra innovazione e tradizione, amplifica, attraverso la pittura e la scultura, le tecniche di realizzazione che consentono all’opera di prodursi.
Interamente realizzata ad hoc, l’esposizione si compone di due macrogruppi di lavori: il primo, dal carattere pittorico, prende il nome di Trolley Paintings; l’altro, annoverabile tra le fila della scultura, è invece denominato Glass Paintings o Glass Sculptures.
DIPINTI FATTI COL TRACCIALINEA
Vaerslev realizza i Trolley Paintings usando le macchine traccialinee – le stesse impiegate per segnare i campi sportivi o le strade – e ne ibrida i segni prodotti, con vernice e macchie di spray spesso frutto dell’errato o difettoso funzionamento della macchina stessa.
Qui i toni bruni delle tele lasciano affiorare in superficie una specie di collage di strisce e intersezioni irregolari, macchie libere e quasi per velatura un frottage sui generis dei mattoni in cotto che rivestono l’ambiente della cripta, spostandone le suggestioni astratte di cui sono carichi verso un aspetto lievemente figurativo.
A far da contraltare a queste grandi tele vi sono i Glass Paintings, concepiti quasi come luoghi pittorici supplementari, costituiti da masse di colore informe depositate su vetro acrilico smerigliato e successivamente raschiato, retroilluminati da semplici lampadine e montati su una sorta di piedistallo ereditato, nell’idea e nella funzione, dagli oggetti della cultura folk norvegese del secondo dopoguerra.

AMERICANA NATURALIZZATA FIORENTINA
Parallelamente alla mostra del giovane norvegese, negli spazi contigui e nel sacello, fino a giungere al secondo piano del museo, si snoda il percorso espositivo dedicato al lavoro di Betty Woodman, a cura di Vincenzo de Bellis.
La mostra si pone come una parziale ricognizione degli ultimi quindici anni della produzione dell’artista americana naturalizzata fiorentina – come lei stessa spesso dichiara – attraverso un accattivante corpus di lavori in prestito da collezioni e gallerie che l’opera di Woodman valorizzano e tutelano.
Il percorso espositivo si apre – nella cripta – con l’installazione Of Botticelli (2013), quasi un omaggio all’arte rinascimentale che presenta una sorta di semi-hortus conlusus costituito da frammenti ceramici di vari spessori, forme e colori. Frammenti che riprendono la silhouette delle colonne tortili barocche avvolte dai tralci dell’uva che, seguendo linee sinuose, conferiscono alla composizione, dalle vivide cromie, un movimento ilare e gioioso.
Lo spazio attiguo invece si caratterizza per la presenza di Theater 3 (2001) e Lucia’s Room (2013), opere che analizzano e interpretano le molteplici possibilità iconografiche legate alla natura morta, tema che negli anni ha esercitato un notevole fascino sugli sviluppi poetici della Woodman e ancora non esaurito.
GIÙ DAL PIEDISTALLO
A questo punto la mostra propone una riflessione che mette in luce il ribaltamento dicotomico tra scultura e basamento, attraverso lavori come Vase Upon Vase, Ariana (2010) oppure Aztec Vase and Carpet 1 (2012), dove la tela staccata dal muro assume la funzione domestica di un tappeto sul quale è collocato il vaso.
Tali relazioni si arricchiscono di ulteriori spunti nell’ultima sala del piano, dove figura e sfondo, elementi interni ed esterni al “campo” della tela, materiali pittorici ed extrapittorici danno vita ad ambientazioni domestiche che modellano luci e plasmano ombre attraverso una pittura scultorea e una scultura squisitamente pittorica.
È proprio quest’ultima peculiarità a creare – al secondo livello del museo – un confronto attualissimo e d’effetto tra le cromie e le forme dei vasi della Woodman e le opere di Marino Marini presenti in maniera permanente in questa sezione.
Gino Pisapia
Firenze // fino al 28 novembre 2015
Fredrik Vaerslev – Inner Beauty
a cura di Alberto Salvadori
Betty Woodman
a cura di Vincenzo de Bellis
MUSEO MARINO MARINI
Piazza San Pancrazio
055 219432
[email protected]
www.museomarinomarini.it
MORE INFO:
https://www.artribune.com/dettaglio/evento/47301/betty-woodman-fredrik-vaerslev/