Il Bel Paese al MAR di Ravenna

MAR, Ravenna – fino al 14 giugno 2015. Il museo romagnolo ripercorre il mondo frammentato post-unitario. Per giungere al violento cambio di rotta con la Prima guerra mondiale. Un viaggio fra avanguardie e tradizione.

IL FUTURO DIVENTA PRESENTE
Quanto può cambiare un Paese in oltre mezzo secolo? Ce lo mostra il MAR, che attraverso un vero e proprio viaggio nel tempo rivisita i momenti che mutarono il volto del Bel Paese da mondo sconnesso e rurale a terreno fertile per le avanguardie.
L’iter prende avvio da una conclusione, il compimento del sofferto processo di unificazione di uno Stato fino ad allora inesistente. Un primo scorcio è tuttavia solo fittizio, immaginato da Tetar Van Elven, che avvicina i monumenti cardine italiani e li fa affacciare sulla stessa scogliera. Il fantastico diventa subito reale, le gesta dei garibaldini, dei soldati che prendono Porta Pia sono eternate dalle tele di Lega, Cammarano e Induno.
Il paesaggio tuttavia non segue la politica: le solitarie vette dipinte da Previati coesistono con pianure e vedute marine, concluse con la Fanciulla di Palizzi, che sembra osservare curiosa un mondo mutato. Altri tasselli che si inseriscono in questo insieme sconnesso sono le città, mostrate dalla pennellata di autoctoni come Caffi o degli stranieri, che attratti dalla mitologica bellezza dell’Italia rappresentano i molteplici strati culturali e stilistici di Venezia, Firenze e Roma.

BORGHESI E CONTADINI
La società sembra rispecchiare questa frammentarietà: se la modernità sconvolge e tramuta la borghesia, alcune realtà sembrano non esserne sfiorate, come fossero all’interno di una bolla. La vita dei contadini vista da Signorini e le lavandaie di Bianchi appartengono a una sfera culturale distante da quella Mondanità che Bonzagni immortala, dove la ricca società si afferma e con superbia vuole far parte del progresso. In questo contesto si inserisce la sezione dedicata alla pratica fotografica, allora ancora ai primi esperimenti, ma pronta ad affermarsi grazie a storici pionieri come Orlandini.

Umberto Boccioni, Costruzione dinamica di un galoppo, 1914 - Roma, Collezione privata

Umberto Boccioni, Costruzione dinamica di un galoppo, 1914 – Roma, Collezione privata

IL FUTURISMO E LA GUERRA
L’inizio del Novecento si butta alle spalle tutto questo e apre le porte al clima internazionale europeo che culmina con il Futurismo. Il movimento che innescano le donne di Boccioni accompagnano al complesso plastico di Balla: il dinamismo spacca la staticità e la lentezza passate, invadendo la tela come in un istante. Lo stesso paesaggio statico di Carrà non ha più nulla a che fare con il mondo precedente.
Ma la vera scissione con il secolo passato non può che coincidere con la Grande Guerra, evento che annienta definitivamente ogni fardello di utopia ottocentesca per aprire le porte al vero mutamento: la perdita della figura a favore di pura geometria astratta. Un passaggio forse traumatico, specie se si osservano le forme disorganiche di Insidie di guerra di Balla. Ma, come recita il Manifesto, “non v’è bellezza senza la lotta”.

Benedetta Schiavi

Ravenna // fino al 14 giugno 2015
Il Bel Paese. Dal Risorgimento alla Grande Guerra, dai Macchiaioli ai Futuristi
a cura di Claudio Spadoni
Catalogo Sagep
MAR – MUSEO D’ARTE DELLA CITTÀ DI RAVENNA
Via Roma 13
0544 482477
[email protected]
www.museocitta.ra.it

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/40752/il-bel-paese/

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Benedetta Schiavi

Benedetta Schiavi

Classe 1988, Benedetta Schiavi nasce e vive attualmente a Bologna. Il sogno di diventare curatrice la spinge a studiare Storia dell'arte all'Università di Bologna e in seguito a specializzarsi in Economia e gestione dei beni culturali alla Cattolica di Milano.…

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