La mostra apre con le fotografie di Hiroshi Sugimoto che dispiega uno sguardo lento, quasi congelato: lunghe pose di esposizione restituiscono figure eterne, libere da una connotazione temporale. Dalle immagini delle statue del museo delle cere alle riprese degli schermi dei drive in (Theatre) in cui l’esposizione coincide con la durata del film, creando un ripiegamento diafano ed emotivo. Il piccolo formato e l’attenzione ai dettagli delle foto di Yasumasa Morimura costringono a indagare, con sguardo affascinato, le false icone dell’Occidente che l’artista si diverte a impersonare (Actress). Le identità di Morimura cambiano alla stessa velocità dei miti della cultura occidentale. Fascino e voyeurismo anche per le foto di Nobuyoshi Araki, che immortala una donna inerme ma sensuale e letteralmente legata alla tradizione giapponese. La tensione emotiva cresce con il piccolo formato delle polaroid, in cui la nudità si fa anche psicologica. Sebbene sia in una posizione di sottomissione, si dona con piacere all’obiettivo dell’artista soddisfacendo la più intima voglia di osservarla.
Martina Lolli
Torino // fino al 18 aprile 2015
Il kabuki dei tre samurai: Araki, Morimura, Sugimoto
a cura di Graziano Menolascina
IN ARCO
Piazza Vittorio Veneto 3
011 8122927
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www.in-arco.com
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http://www.artribune.com/dettaglio/evento/41343/il-kabuki-dei-tre-samurai-araki-morimura-sugimoto/
Ma veramente una foto di una donna privata delle sua dignità come nell’immagine proposta qui sopra, sarebbe un’opera artistica?
Apri un qualsiasi forumalfemminile e vedrai che non sono poche le donne che amano il bondage. Detto questo, credo che le donne facciano volentieri a meno dei femministi, che incarnano spesso e volentieri una odiosa versione politically correct del paternalismo.